Cronache

"I marò rischiano la pena di morte"

Secondo la stampa indiana il rapporto della polizia si basa su una legge che prevede la pena di morte. De Mistura: "Pronti a contromosse". Il ministro: "Rischio già escluso"

I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone rischiano la pena di morte. Lo dice il quotidiano indiano The Hindustan Times, secondo cui la polizia investigativa indiana Nia avrebbe presentato un rapporto in cui accusa i nostri fucilieri in base a una legge che prevede la pena capitale.

Si tratta della "Sua Act" che reprime la pirateria marittima con l'esecuzione. Il rapporto sarebbe arrivato "nonostante le ripetute richieste pressanti del ministero degli Esteri di trattare il caso con capi di imputazione che prevedono pene più lievi". Una fonte diplomatica ha ricordato all'Ansa che la decisione finale spetta comunque al giudice "che dovrà formulare i reali capi di accusa" a carico dei militari italiani. "La nostra logica è che uccidendo i pescatori, i marò hanno commesso un atto che ha messo in pericolo la navigazione marittima", ha però ricordato un responsabile della Nia al giornale, "E siccome c’è stato un omicidio, sono passibili di essere accusati in base ad una Legge che prevede la pena di morte".

"Siamo in attesa di vedere il rapporto della Nia quando verrà presentato al giudice, qual è la proposta di capo d’accusa da parte della stessa Nia e il capo d’accusa che il giudice riterrà giusto avere nel processo", ha invece detto l'inviato del governo, Staffan de Mistura, "Come difesa abbiamo in ogni caso il diritto di vedere il rapporto ed eventualmente di contestarlo. Siamo pronti ad ogni evenienza con mosse e contromosse". Il diplomatico ha comunque precisato che si tratta di "illazioni di stampa che né l’Italia, né l’India commentano" perché "anche in passato le illazioni sono state smentite dai fatti".

Solo illazioni, quindi, come conferma il ministro degli Esteri, Emma Bonino, secondo cui il rischio di una condanna all'esecuzione "è già stato smentito ed escluso".

Nel pomeriggio, infatti, il governo indiano ha ribadito che il caso dei marò "non rientra tra quelli che sono punibili con la pena di morte", come ha detto il portavoce Syed Akbaruddin, che non ha voluto confermare le indiscrezioni di stampa.

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