Sassi dal cavalcavia

MariaLetiziaBerdiniMaria Letizia Berdini oggi avrebbe 50 anni. Alle 8 di sera del 27 dicembre 1996 si trovava all'altezza di Tortona a bordo dell'auto guidata dal marito. La coppia, partita dal bresciano, stava andando a festeggiare il Capodanno a casa di amici a Torino percorrendo l'autostrada A21. I tre fratelli Furlan - Paolo, Sandro e Franco - e il cugino  Paolo Bertocco oggi sono invece usciti da tempo dal carcere. Sono tutti e quattro uomini sulla quarantina. Quella sera di 18 anni fa si erano messi a giocare sul viadotto della Cavallosa insieme a un'altra mezza dozzina di scapestrati e disperati. Lanciavano sassi sulle auto che sfrecciavano sotto di loro. Maria Letizia Berdini e il marito stavano parlando come si fa, anche per far passare il tempo, quando si viaggia in macchina. Alla radio in quel momento attaccò un brano di Eric Clapton. "Aspetta, taci un momento, lasciami ascoltare, questa mi piace tanto" le parole che rivolse la donna al marito. Le ultime della sua vita. "C'è stato un botto sordo, una forte corrente d'aria, la polvere di vetro che volava. Non un rumore fragoroso. E poi quell'aria all'improvviso. Poi, tanto silenzio. Mi sono fermato, ho acceso i lampeggianti. Non sentivo più mia moglie. Non capivo. Mi sono girato e prima ho visto il foro nel parabrezza. Poi lei, con la testa appoggiata al finestrino. Abbandonata, la teneva su la cintura di sicurezza. Le ho preso la testa, l'ho voltata verso di me, ma le mancava tutta la parte sinistra e il cervello era sulle gambe". E' l'agghiacciante testimonianza del marito al processo contro i Furlan e il cugino. E quelli della famigerata Banda della Cavallosa - un nome altisonante per un gruppo di idioti che urlavano "bingoooo" a ogni auto centrata" -  furono condannati in primo grado a 27 anni e 6 mesi per omicidio volontario, poi ridotti in appello a 18 anni e 4 mesi. Il sasso che scagliarono in testa a Maria Letizia Berdini pesava due chili e settecentocinquantagrammi. I Furlan e quelli che erano con loro quella sera colpirono sette auto. In quella che precedeva Maria Letizia Berdini e il marito, viaggiava un idraulico di Genova con la moglie incinta e il figlioletto di un anno. "Quando la pietra ha sfondato il parabrezza ho dato gas e mi sono fermato sul lato destro della strada. Non vedevo più nulla, c'erano frammenti di vetro ovunque. Avevo il braccio destro e il viso insanguinati. Mia moglie era sconvolta. La pietra mi aveva sfiorato ed era finita tra le gambe di mio figlio che stava dormendo sul seggiolino sul sedile posteriore". Lo racconto perché sulla Milano-Genova sono appena stati segnalati un gruppo di teppisti che all'altezza di Zinasco hanno lanciato sassi e danneggiato una ventina di automezzi. Magari adesso stanno cercando notizie a conferma della loro bravata. Stavolta è andata bene a loro e soprattutto ai loro bersagli. Fatela girare la storia della banda della Cavallosa. Magari questi qui leggono e una luce potrebbe  accendersi nelle loro menti bacate. Se non altro per rendersi conto che con un gesto così si possono ammazzare le persone. E finire dentro una cella. Che poi per quelli che stanno fuori gli anni di carcere che vengono appioppati son sempre pochi. Altro è doverli fare, giorno dopo giorno, mese dopo mese. Come è stato per i tre fratelli Furlan e il loro cugino. Dentro una cella del carcere di Ivrea, due a due, a ripensare alla notte vissuta da imbecilli nella quale fecero il salto di qualità. E diventarono assassini. (su Twitter @stepallaroni)

Condividi:
  • Facebook
  • Twitter
  • Google Bookmarks
  • FriendFeed
  • LinkedIn
 

I commenti sono disabilitati.