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Riccardo Zacconi, l’uomo che ha venduto Candy Crush per 6…

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L’INTERVISTA

Riccardo Zacconi, l’uomo che ha venduto Candy Crush per 6 miliardi: «Ora sogno di tornare in Italia»

5, 9 miliardi di dollari. E' la cifra con cui Riccardo Zacconi, 48 anni, ha appena venduto la sua azienda King Digital Entertainment al colosso americano di videogiochi Activision. Una delle più grandi acquisizioni nell'industria dei giochi coinvolge così un italiano, che in 12 anni ha costruito un impero a Londra. Candy Crush, il gioco più popolare lanciato da King, ha 480 milioni di giocatori attivi ogni mese, da oltre 200 Paesi. E' la terza community più grande al mondo dopo Facebook e Youtube.

«Come mi sento? Sono soddisfatto. E' stata un'operazione bella e giusta. Per gli investitori, per la mia azienda, per il mio team» spiega Riccardo Zacconi al Sole24Ore.com «Conosco Activision da tempo, ma abbiamo iniziato a studiare il deal, che si concluderà nella prossima primavera, solo in questi ultimi mesi». In Italia sono le 22, Zacconi risponde al telefono mentre sta preparando l'Earning Call, la teleconferenza con gli investitori in cui oggi saranno presentati e discussi gli ultimi risultati economici.

Zacconi continuerà a lavorare per Activision, dopo aver firmato un accordo di collaborazione a lungo termine. «La mia vita non cambia. Anzi. Ci saranno ancora più opportunità. Abbiamo un chiaro piano per il lancio di nuovi giochi, potremo sviluppare insieme un portafoglio di titoli molto ampio e che coprirà tutte le categorie di appassionati. Loro sono forti nel settore consolle e pc. Noi nel mobile. Il mio sogno? Resta però l'Italia. Se potessi tornerei subito. Per fare la mia parte. Per contribuire alla grandezza del nostro meraviglioso Paese».

La storia di Riccardo Zacconi parte da Roma. Figlio di un dentista, studia economia e commercio in Italia, poi va a Monaco. Spinto dall'avventura e dalla voglia di fare. Per 8 anni fa il consulente aziendale in Germania, si specializza in Internet. Qui conosce i suoi futuri soci. Sono cinque ragazzi svedesi. Tutti con un unico denominatore: zero soldi, molte competenze. Fonda un portale internet e nel 1999 lo vende. «Sono partito per Londra e ho iniziato a lavorare come venture capitalist. Ho intuito che il settore dei giochi online aveva del potenziale. Con pochi risparmi è nata King. Inizialmente era una società di giochi online. Nel 2011 abbiamo lanciato Candy Crush su Facebook. Nel 2012 sul mobile». Candy Crush non è l'unico gioco lanciato da Zacconi ma vale un terzo dei ricavi di King. Dallo scorso anno l'azienda è quotata a Wall Street.

Per farcela? «Devi portare a bordo le persone migliori che conosci. Avere pazienza, lavorare sodo e non mollare mai. Io non ho mai pensato di mollare, nonostante le difficoltà. Non immaginavo di arrivare fino a qui. Non sono partito pensando in grande. Ho fatto un passo alla volta, passando da un obiettivo all'altro. Da un'opportunità all'altra».

Se fosse rimasto in Italia ce l'avrebbe fatta? «Non è il luogo che fa una grande impresa, ma il suo team. Noi eravamo sei ragazzi senza soldi. Ma avevamo imparato il mestiere. E avevamo voglia di fare. Certo l'Italia deve investire di più nel digitale. Sto combattendo per questo. Chiedo spesso a grandi aziende come Google, Facebook e Apple di aprire scuole di computer e strutture di sviluppo del digitale nel nostro Paese. Ma non sono contrario alla fuga dei cervelli. Andare all'estero è fondamentale per imparare. Chi vuole fare un'impresa tecnologica deva andare nella Silicon Valley, a Londra, in Germania. Bisogna lavorare per Google, per Facebook, per King. Imparare tutto e poi uscire. Costruire un team di persone con esperienza e realizzare il proprio sogno d'impresa».

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