Milano, 18 dicembre 2015 - 07:38

Un registro delle presenze
al Consiglio dei Ministri

I verbali dei Consigli dei ministri sono coperti da segreto. Così come l’elenco dei presenti alle riunioni, anch’esso oggi grottescamente secretato

di Sergio Rizzo

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Un suggerimento a Matteo Renzi: se non vuole pubblicare sul sito di Palazzo Chigi i verbali dei Consigli dei ministri, che con nostra grande sorpresa abbiamo scoperto essere coperti da segreto (!) ci metta almeno l’elenco dei presenti alle riunioni, anch’esso oggi grottescamente secretato (!!). Si eviterebbero così certi sospetti su decisioni che coinvolgono interessi personali dei membri del governo. Sarebbe per esempio del tutto legittimo sapere se alle riunioni in cui il Consiglio ha discusso dei provvedimenti bancari che riguardano anche Banca Etruria c’era il ministro Maria Elena Boschi, figlia del vicepresidente di quell’istituto, Pier Luigi Boschi. Lei nega, ma c’è chi non le crede. E il comunicato stampa, unico documento ufficiale di quella riunione, non scioglie un dilemma che invece si risolverebbe con un po’ di trasparenza. Concetto, però, al quale la nostra politica continua a essere fieramente allergica, soprattutto quando c’è in ballo il conflitto d’interessi.

Prova ne è l’assurdo numero di leggi (almeno sei) con cui è stato infarcito il nostro ordinamento: tutte tese a contrastare quel virus nella forma senza però colpirlo nella sostanza. La prima risale al 1947, seguita nel 1953 dalle norme sulle incompatibilità parlamentari, nel 1957 dal testo unico che regola i rapporti fra i politici e le concessioni, nel 2000 dalla legge sugli enti locali, nel 2004 dalla legge Frattini e nel 2012 dalla legge Severino con relativa valanga di decreti attuativi.

Una bulimia normativa che non ci ha impedito di detenere ancora oggi il record di Paese occidentale con il sistema politico più imbevuto di conflitto d’interessi. L’esatto contrario di nazioni nelle quali quel cancro viene combattuto sul serio e dove, come nel Regno Unito, a nessuno è mai venuto in mente di fare una legge. Semplicemente perché non ce n’è bisogno. Come non c’è bisogno di secretare i verbali delle riunioni di governo.

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