Parma

Polo ceramico di Borgotaro: si riparte con Laminam

Consiglio Comunale straordinario sulla soluzione della crisi del polo produttivo ceramico di Borgotaro: presentato il piano industriale e le prospettive per la fabbrica. La nuova produzione ceramica sarà messa sul mercato già nell’estate 2016.
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Dove eravamo rimasti? Che la turca Kale chiudeva il polo produttivo ceramico di Borgotaro e che mandava tutti a casa, senza possibilità di replica. Era giugno 2015, la Val Taro era alla disperazione, economica e sociale.

Oggi, gennaio 2016, grazie alla rete delle istituzioni, locali coordinate dal sindaco di Borgotaro Diego Rossi, regionali sotto la regia dell’assessore alle attività produttive Palma Costi e nazionali con i parlamentari di Parma e Piacenza, grazie alla gestione equilibrata della crisi dei sindacati impegnati nelle trattative, grazie alla costanza dei lavoratori, è arrivato il gruppo modenese Laminam SpA; in pochi passaggi, in meno di due mesi, ha rilevato il sito e ha riavviato la produzione ceramica.

Ma guai a parlare di mattonelle; Franco Stefani, il patron del gruppo modenese, oggi è il vero mattatore della sala consiliare, ha le idee chiare: “Produciamo lamine ceramiche di grande formato, di altissima qualità, per mercati poco conosciuti ma fortemente in crescita, con formati commerciali di 1620X3240 millimetri, con lo spessore di soli tre millimetri”.

Lastre di tre metri per quasi due, un capolavoro estetico e tecnologico, da impiegare nei cantieri “impossibili” di mezzo mondo: dagli alberghi da ristrutturare in pochi giorni, piano dopo piano, alle facciate ventilate dei grattacieli, passando per i pavimenti tradizionali e i piani delle cucine di alta classe. Il frutto di anni di ricerca e sviluppo, a 360°, anche nel marketing.
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Rincara la dose: “Vi svelo un segreto, potete diffonderlo: usiamo lo stesso formato dimensionale usato a livello di pietre e marmi internazionali, come fanno aldilà dell’Alpe. Vogliamo dire la nostra in questo settore, con minori costi, con maggiore qualità e con tanta bellezza italiana. Un formato gigante, che poi, può essere tagliato e rifilato. Adattato. Usiamo materiali incredibili, che non assorbono, che non si macchiano, che sopportano altissime temperature, che non pesano, molto resistenti. Innovazione allo stato puro”.

Qualcuno, tra i lavoratori, in mezzo al pubblico, alla fine si commuove: mesi di tira e molla, di voci, alla fine portano all’esasperazione. Stefani è attento, fa subito un inciso, nel suo stile diretto: “siamo qui perché vogliamo dialogare con il territorio, senza secondi fini, solo per produrre al meglio, tutti insieme”.

Illustra il piano industriale: “Produrre a Borgotaro, costa per la logistica dei trasporti due euro in più al metro quadrato; proprio il margine che di solito si riesce ad ottenere. E allora, perché Borgotaro? Perché la fabbrica è nuova ed è molto grande, perché è vicina alla ferrovia, soprattutto perché è bella pronta, anche con i suoi lavoratori”.

Da problema, a risorsa; il tavolo è già apparecchiato, i fornelli sono accesi, si tratta solo di iniziare a cucinare i piatti giusti. Ma non solo: “per essere più competitivi, per seguire le linee guida della regione in termini di sostenibilità energetica, visti i formati della produzione, faremo un accesso allo scalo ferroviario con i nostri soldi, investendo direttamente”. Le merci della fabbrica di Borgotaro arriveranno nel mondo intero su rotaie. La realizzazione del piano industriale deve correre, a ritmi sostenuti: si parla di ammortamenti in sette anni, di dieci anni per la durata del ciclo produttivo dell’impianto. “Lavoreremo per i nostri figli, non per i nostri nipoti. I mercati internazionali, i loro tempi, non lo consentono”.

Palma Costi chiude i tanti interventi, iniziati dal sindaco Diego Rossi, con la storia, con gli alti e bassi della vicenda. “Non mi scordo mai il primo articolo della nostra Costituzione: siamo una Repubblica fondata sul lavoro. Lavoro che parte dalla manifattura, da produzioni concrete, come quelle ceramiche”.

Si sente a casa, in mezzo ad amici, a persone conosciute e frequentate più per piacere che per dovere. Il suo assistente non smette mai di porgergli il tablet, con le news sull’ultima crisi regionale che ha sul tavolo, quella per certi versi incomprensibile della Saeco.

E’ orgogliosa della “sua” regione, della “sua” gente, che vi lavora, che vi opera: “Alcune settimane fa, quando Franco Stefani, dopo l’ennesima giornata infernale di notizie negative, di tavoli di crisi, che mi avevano messo quasi a terra, mi annunciò al telefono che la situazione di Borgotaro era risolta, mi è venuta voglia di abbracciarlo, di stringerlo. Ero contenta per la soluzione, ancora di più per gli amici della Val Taro. Gli stessi che appena dopo il terremoto, sono arrivati nella mia terra, nel modenese, a portare aiuti ai terremotati. Ecco, siamo una grande regione, dove la gente non si ferma mai, non si arrende mai, che si sa ancora dare una mano quando serve. Ed ora, dopo il periodo delle crisi, che dura da sette anni, è l’ora del rilancio della montagna, della rivincita, partendo proprio da questi territori”.

E ancora: “Questa è la dimostrazione concreta che, nonostante tutto, sappiamo ancora fare bella politica, buona amministrazione”.

Insomma, tanti fatti tangibili, come ad esempio le fonti di reddito per la montagna: un buon esempio,un buon inizio per la ripartenza. (Mauro Delgrosso)