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Filantropia, cresce il ricorso alla consulenza

4/26/2016 | Stefania Pescarmona

Salgono dal 2 al 7% coloro che, nel 2015, hanno fatto ricorso a professionisti per le proprie scelte filantropiche. I dettagli nella ricerca di Unhcr


Nella filantropia, cresce il ruolo della consulenza di professionisti. Seppure ancora minoritaria, sembra infatti in aumento la tendenza a fare ricorso al consiglio di un esperto al momento di dover prendere una decisione in merito a una donazione di ammontare considerevole. Dalla seconda edizione della ricerca “La filantropia degli High net worth individuals in Italia” realizzata dall’agenzia Onu per i rifugiati Unhcr, in collaborazione con il gruppo Kairos, è emerso infatti che, mentre nel 2014 solo il 2% degli intervistati riferiva di avere fatto ricorso alla consulenza di professionisti (commercialisti, notai, private banker, wealth manager etc) per le proprie scelte filantropiche, nel 2015 questa percentuale è salita al 7%. In generale, comunque, nel 57% dei casi, la decisione viene presa da soli, nel 28% ci si consulta con il proprio partner e nel 9% si cerca il consiglio di amici. Una cosa è certa: la tendenza a ricorrere a una consulenza professionale, anche in occasione di azioni di filantropia, è più marcata tra gli high net worth con i patrimoni più elevati e tra quanti effettuano le donazioni più generose (al di sopra dei 50 mila euro).

 

Altro aspetto che viene sempre considerato è quello fiscale. “Come già rilevato lo scorso anno – prosegue la survey - i benefici fiscali riconosciuti a chi dona si confermano un potenziale importante incentivo per gli high net worth italiani, dal momento che il 59% del campione dichiara che donerebbe di più qualora tali incentivi aumentassero”.

 

In ogni caso, una differenza di cultura, o meglio di come viene percepita la donazione all'esterno, è alla base del diverso modo di fare filantropia in Italia, rispetto agli altri Paesi. Se, infatti, nel mondo anglosassone, la filantropia viene vista come una pratica che aumenta la reputazione del benefattore (che quindi è incentivato a far conoscere le proprie elargizioni), in Italia, invece, all'opposto esiste una certa diffidenza nei confronti di gesti filantropici manifestati pubblicamente, per cui si preferisce l'anonimato. A tal punto che l'85% dei donatori uomini e il 78% delle benefattrici rifuggono da ogni forma di pubblicità legate alla loro generosità.

 

Dallo studio di Unhcr risulta poi che nel nostro Paese è ancora scarsamente diffusa la pratica delle “grandi donazioni”, ovvero di donazioni di ammontare ingente, mentre sembra prevalere l’abitudine di effettuare più donazioni di valore ridotto. “Nel 2015 cresce di 10 punti rispetto all’anno precedente la percentuale dei donatori tra gli high net worth individual”, si legge infatti nella survey, che poi evidenzia anche come rispetto al 2014, sia incrementata la percentuale di coloro che dichiarano di aver donato complessivamente più che nell’anno precedente (27% contro 18% del 2014).

 

Infine, anche se rimane sempre preponderante la percentuale di quanti donano complessivamente meno di 10 mila euro all’anno (61% vs il 72% del 2014), si rileva un aumento della percentuale di chi dona tra 51 e 100 mila euro (il 15% nel 2015 contro il 3% nel 2014) e si registra per la prima volta un 1% di high net worth che donano più di 100 mila euro all’anno.

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