L’essere umano è animale conservatore e nostalgico. L’essere calcistico, se possibile, di più. Perciò immagino che la prima reazione del lettore al verdetto che i Mondiali arabi del 2022 si giocheranno d’inverno anziché d’estate sarà improntata allo sdegno e al rimpianto. Lo immagino perché è stata anche la mia. Poi ci ho ripensato. Ma ne parleremo dopo, cioè non prima di avere compiaciuto per qualche riga lo stato d’animo prevalente in qualsiasi situazione, dalle leggi sul lavoro alle liberalizzazioni: com’era più chiara la vita, quando tutto si ripeteva secondo meccanismi collaudati, in un concatenarsi di certezze. Tra le quali, ogni quattro anni, si stagliava come stella cometa il Mondiale Estivo.Le scuole finite, le giornate lunghe, le finestre aperte, il nonno davanti al televisore in mutande e canottiera. Una sospensione della vita reale, un interesse improvviso per Finlandia-Ecuador, le regole del fuorigioco spiegate con scarsa pazienza alle donne di casa (ma ora non ci capiamo più niente neanche noi). E l’attesa per gli azzurri, i riti scaramantici, le birre gelate, i gruppi di ascolto durante le notturne accompagnate da pizze fredde e spaghetti scotti eppure, nel ricordo, buonissimi.

La nostra esistenza è scandita dai Mondiali come quella degli antichi greci dalle Olimpiadi. Dov’eravate voi, se già c’eravate, la sera d’estate del 1966 in cui l’Italia perse contro la Corea del Nord e mio padre spaccò con un cazzotto la scrivania del suo studio davanti agli occhi terrorizzati di un bimbo di cinque anni? In quale fontana vi siete buttati (o avreste voluto farlo) al fondo della notte di Italia-Germania 4 a 3? In quale spiaggia italiana avete rivolto una pacata pernacchia ai turisti tedeschi per festeggiare la vittoria nel Mundial spagnolo? Cosa pensaste di Maradona quando sotto il cielo di un luglio napoletano ci buttò fuori ai calci di rigore? E qual è la prima persona che avete abbracciato dopo quello, decisivo, calciato da Fabio Grosso contro la Francia nel 2006?

Poi, come è noto, è successo qualcosa. La ricchezza ha lasciato la vecchia Europa, si è rifugiata altrove. E ora i nuovi padroni del mondo vogliono ridisegnare il calendario della nostra vita secondo un’altra prospettiva, la loro. Gli sceicchi del Qatar non hanno badato a spese per ottenere dai maneggioni della Fifa l’edizione del 2022 e già al momento dell’assegnazione si poteva intuire che i Petrolmondiali si sarebbero svolti d’inverno. Bastava consultare un atlante. Nella torride estate del deserto arabico corrono a stento i cammelli, figuriamoci i Balotelli.

E qui veniamo al punto. Nessuno è così ingenuo da pensare che ogni cambiamento sia bello in quanto tale. Però nessuno dovrebbe nemmeno essere così rigido da opporsi pregiudizialmente a tutto ciò che esce dai canoni e propone scenari inediti. Al riguardo il Mondiale d’inverno dischiude prospettive interessanti. La partenza anticipata del campionato di serie A (pensate a un derby a Ferragosto, che sciccheria). Uno sbocco sensato alle noiose cene aziendali di fine anno (basterà un megaschermo a trasformarle in torcide fumanti). Un argomento salvavita per la vigilia e il pranzo di Natale (la finale del 23 dicembre si sarà appena giocata, quindi i litigi tra cognati potranno finalmente abbandonare i soliti pretesti per concentrarsi su temi essenziali come il pressing e il presidio delle fasce). Ci sarà anche qualche piccolo problema, sarebbe assurdo negarlo. La presenza invadente dei Mondiali nel mese prefestivo avrà l’effetto di comprimere la finestra temporale dei regali, riducendola di fatto alle ventiquattro ore che passeranno tra la finalissima e l’apertura dei pacchi. Ma la novità costringerà i commercianti ad aguzzare l’ingegno. Potrebbero organizzare notti bianche e pomeriggi bollenti per offrire alla clientela, anche a quella più refrattaria al rito dei pacchi-dono, il brivido di acquistare il giocattolo inutile o la cravatta riciclabile in un’atmosfera da curva. Per chi invece, come me, preferirà rintanarsi nel salotto di casa, riuscite a immaginare quanto possa essere romantico soffrire e godere una partita mondiale sotto il plaid, con le calze pesanti ai piedi e in mano, al posto della birra, un bicchiere di barolo chinato?