Milano, 19 ottobre 2014 - 09:36

Il fango e il senso del potere
di re Claudio

Burlando Sindaco, ministro e governatore. Ma la colpa dei disastri è sempre degli altri

di Aldo Grasso

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D ai funghi al fango. L’ultima volta che ci siamo occupati di Claudio Burlando era per via di una bagatella: invece di presiedere un importante Consiglio era andato per funghi. Adesso la situazione è ben più grave. Ancora una volta Genova si è ritrovata sotto il fango dell’alluvione, come tre anni fa, come sempre le succede quando piove a dirotto. Di chi la colpa, del clima che è cambiato? Della Protezione civile? Del mancato riassetto idrogeologico?

Ogni volta che Burlando si presenta in pubblico spara a zero sui lavori fermi che avrebbero scongiurato morti e distruzioni: una volta la colpa è dell’ex sindaco Sansa, un’altra del Tar, un’altra ancora dei 50 km di fiumi tombati. Eppure se c’è un uomo che da più di trent’anni regna da Levante a Ponente, ricoprendo varie cariche (assessore, sindaco, ministro dei Trasposti, governatore), è proprio lui, l’ing. Burlando.

Possibile che sia sempre colpa degli altri? Possibile che uno che guida la Regione dal 2005 non senta il peso di qualche responsabilità? L’inferno sono gli altri, diceva Sartre. L’alluvione sono gli altri, ripete Burlando. Per anni la Liguria è stata dominata dai due Claudio, Scajola e Burlando; l’uno Dc, l’altro Pci; l’uno, per ora, tombato, l’altro, in teoria, libero di fare qualcosa per evitare il tracollo.
Per un consumato politico come Burlando (dalemiano, bersaniano, renziano...) dev’essere facile stare sempre al potere. Difficile è farselo perdonare .

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