Italpress, Romani (First Cisl): “Commissione show non risolve i problemi”

L’agenzia di stampa Italpress ha diffuso un’ampia intervista, a firma di Gianfranco D’Anna, al segretario generale di First Cisl, Giulio Romani, in merito ai lavori della Commissione banche. Nel corso dell’intervista, Romani si sofferma su altri temi caldi del settore. Di seguito il testo completo del lancio di agenzia.

BANCHE: ROMANI (FIRST CISL) “COMMISSIONE SHOW NON RISOLVE PROBLEMI” di GIANFRANCO D’ANNA

ROMA (ITALPRESS) – “Sembra la puntata dell’Isola dei Famosi nella quale i vip lottano nel fango”. E’ con questa battuta amara che Giulio Romani, segretario generale di First Cisl, commenta in un’intervista all’ITALPRESS lo scontro fra Consob e Banca d’Italia in Commissione banche. “Si sono accesi i riflettori sulla vasca del fango e si chiamano i famosi a lottarci dentro. Poi ci saranno le nomination per chi deve lasciare. Una nomination c’e’ stata, quella del Governatore Visco, ma il televoto ha deciso di tenerlo. Ho l’impressione che la fine delle trasmissioni coincidera’ con le elezioni”.

DOMANDA: Intende che si sta spettacolarizzando l’inchiesta, ma che non si concludera’ granche’?

RISPOSTA: Che si stiano spettacolarizzando le cose credo sia sotto gli occhi di tutti. Per quello che leggo, fatico a dare un giudizio positivo su quanto accade in Commissione, dove peraltro non si vuol sentire i sindacati, escludendo la voce dei lavoratori, che sono le principali risorse delle banche e le prime vittime dell’accaduto. Se si concludera’ qualcosa non lo so: in un mondo normale dovrebbe essere un magistrato ad accertare le violazioni. Le colpe non si fanno emergere attraverso un gioco al massacro tra istituzioni o chiedendo ai diretti interessati cosa ne pensino. Cosa ci si aspetta che dicano: “Si’, e’ colpa mia”?

D: Non c’e’ il rischio che le cose cadano nel dimenticatoio?

R: Dimenticare e’ impossibile, soprattutto per chi ci ha rimesso i risparmi. Ma il Parlamento prima di tutto dovrebbe fare leggi per la prevenzione dei comportamenti nocivi e la repressione certa e severa delle trasgressioni. Per esempio, in molti hanno capito che occorrerebbe separare l’attivita’ finanziaria da quella bancaria. Per non parlare delle retribuzioni manageriali, che, tetti a parte, dovrebbero essere vincolate a obiettivi socialmente sostenibili, come la qualita’ del credito, la suacoerenza con il territorio, la tutela dei risparmi, l’occupazione, gli investimenti.

D: C’e’ chi obietta che l’unico modo per regolare la retribuzione dei manager sia un codice di autoregolamentazione.

R: E poi chiederemo ai trafficanti di armi di autoregolamentare la pace nel mondo… Si dice che l’Italia fosse un Paese di allenatori; da un po’ di tempo e’ un Paese di costituzionalisti, ma sono gli stessi che parlano di calcio.

D: Dunque per lei e’ soprattutto una questione di regole da cambiare, ma qualcuno dovra’ pur rispondere di quanto accaduto.

R: Infatti chiediamo l’istituzione del reato di “disastro bancario”: azione penale obbligatoria, aggravanti in caso di danno alla pubblica amministrazione, al risparmio privato e all’occupazione, trattati internazionali per l’estradizione. Magari finiscono le vacanze al sole di qualche manager! E poi vogliamo il riconoscimento dei lavoratori come parte civile nei processi.

D: Pero’ non ci ha detto cosa pensa di Consob e Banca d’Italia.

R: Magari hanno anche commesso errori, leggerezze, omissioni, ma i principali guasti del sistema bancario italiano non sono imputabili agli attuali vertici. Per esempio l’operazione Mps-Antonveneta, causa di tanti guai, e’ del 2007. Comunque le autorita’ di vigilanza sbagliano a non pretendere maggiori poteri e regole piu’ stringenti. E’ come se preferissero essere sollevate dall’obbligo di vigilare.

D: Ci fa qualche esempio?

R: Consob dovrebbe pretendere il controllo centralizzato e unificato dei profili Mifid dei clienti, evitando che ogni banca faccia i questionari a proprio uso e consumo, e che le sia affidata la profilatura del rischio dei prodotti finanziari emessi
dagli intermediari. Per non parlare degli Npl: ad acquistarli possono essere due tipologie di societa’, vigilate o no, ma si sta preferendo il modello non vigilato. Ci dicono perfino che Banca d’Italia spinga perche’ ai lavoratori delle societa’ che comprano gli Npl sia applicato il contratto del commercio, come se i crediti fossero una merce da commerciare sulle spalle di chi e’ in crisi. Presto dovremo affrontare il problema di come viene finanziato e gestito il recupero del credito: ci siamo mai chiesti da dove vengano i capitali delle finanziarie che investono somme favolose nei peggiori debiti degli italiani?