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La piaga delle slot affligge Belluno: è anche questo effetto isolamento

Quota pro capite di giocate: in Veneto solo Rovigo fa peggio. Bruciati 173 milioni di euro in un anno. Il caso Cortina

24 minuti di lettura

BELLUNO. Il Veneto ama giocare d’azzardo. L’ex locomotiva d’Italia lascia fortunatamente a Lombardia e Lazio i primi due gradini del podio, anche se il terzo posto in quanto a numero di apparecchi e raccolta (ovvero, i soldi incassati) non è certo positivo e fa capire bene quanto il fenomeno sia radicato nel nostro territorio.

 

A dirlo è L'Italia delle slot, un’iniziativa dei quotidiani locali del gruppo GEDI in collaborazione con Dataninja. E’ un’inchiesta importante, che fotografa una delle piaghe sociali più drammatiche del Sistema Italia. Che si tratti di multinazionali, di criminalità organizzata o di filiere pienamente legittime, i guadagni sono vertiginosi per tutta la filiera, dai fabbricatori ai noleggiatori sino ai baristi. 

 

Slot, l'inchiesta nazionale: 95 miliardi spesi nel gioco d'azzardo

 

Secondo gli indici epidemiologici delle ricerche più recenti – ha reso noto Graziano Bellìo, psichiatra, direttore del Servizio per le dipendenze di Castelfranco – in Veneto i giocatori problematici sono 32.500 e i potenziali malati di gioco patologico sono stimabili tra i 3200 e i 3700. Ma solo la metà di questi si rivolge ai servizi pubblici per chiedere un aiuto a uscire dalla spirale della lupopatia.

 

 

La provincia di Belluno è tutt’altro che laterale, rispetto alla piaga del gioco d’azzardo, anzi. Con 1.728 euro a testa giocati in slot machine, si piazza addirittura al secondo posto tra i capoluoghi di provincia, alle spalle di Rovigo. Anche rispetto a un altro macro-dato, quello degli apparecchi per mille abitanti, Belluno con una quota del 9,6 è preceduta solo da Rovigo con 10,5. Un dato che analizzeremo più avanti in questa nostra inchiesta. Intanto facciamo un passo indietro e contestualizziamo la situazione del Veneto in un più ampio quadro nazionale.

 

Classifica top 20 comuni della provincia di Belluno
per giocata pro capite

 

Venetoland

 

Il caso Italia. Il nostro Paese vanta un primato europeo non tra i più ambiti, però: una slot machine ogni 143 abitanti, lontanissima da Spagna (una per 245 abitanti) e Germania (una per 261).

 

Leggi da Repubblica: Italia, primato europeo

 

E’ un settore che tira quello del gioco d’azzardo, tanta da raggiungere nel 2016 i 96 miliardi di euro di raccolta – l’insieme delle puntate effettuate – (+8% rispetto all’anno precedente), ripartiti tra slot da intrattenimento (26,3 miliardi), videolottery (23,1), giochi di carte (16), lotto (8) e pronostici sportivi (7,5). Il resto è ripartito tra bingo, scommesse virtuali, giochi a base ippica (ippica e scommesse in agenzia) e a totalizzatore (Superenalotto, Superstar, Eurojackpot, Win for life…). Il leggero calo, invece, la spesa per le lotterie e i gratta e vinci (8,9 miliardi contro i 9 dell’anno precedente).

 

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Slot, l'Italia brucia 49 miliardi nelle macchinette]]

 

Il podio del disonore. Dicevamo del Veneto, terza regione in quanto a giro d’affari. È la Lombardia a guidare la classifica nazionale delle regioni italiane che nel 2016 hanno giocato di più in assoluto su Slot (dette anche New Slot e AWP) e video lottery (Vlt), seguita da Lazio, Veneto, Emilia Romagna, Campania, Piemonte, Toscana, Puglia, Sicilia e Liguria.

 

In Veneto, nel 2016 sono stati giocati più di 4 miliardi e 662 milioni tra slot e video lottery. Quattro milioni e 900mila gli abitanti del Veneto che contano 35.088 apparecchi (29.860 slot e 5.288 Vlt).

 

Ecco la classifica delle Regioni per raccolta (ovvero, i soldi incassati) e apparecchi

 

Classifica regioni in base agli apparecchi per mille abitanti

 

Diversa la classifica per ricavi e numero di apparecchi pro capite: in testa c’è sempre la Lombardia, seguita però in questo caso da Emilia Romagna e Abruzzo. Il Veneto in questo caso è “solo” quarto con una media di 965 euro spesi in slot machine pro capite, ovvero per abitante.

 

Classifica regioni in base alle giocate pro capite

 

Il caso Friuli. Strano a dirsi, il Friuli Venezia Giulia occupa soltanto il 15° posto in classifica per raccolta. E per quanto riguarda i dati a livello provinciale, si conferma una regione in cui si gioca relativamente poco.

 

Il Veneto invece… «Il dato che più ci preoccupa è che il Veneto, pur non discostandosi di molto dal resto del Nord Italia, presenta una maggiore problematicità. Da noi il gioco si manifesta in modo più agguerrito che altrove» denuncia il dottor Graziano Bellio, direttore del Servizio dipendenze di Castelfranco Veneto.

 

[[(Video) Azzardo, in Veneto quasi 33 mila giocatori patologici]]

 

Va considerata la variabile del numero di apparecchi presenti sul territorio regionale, ben 35.088 tra slot e Vlt, che hanno iniziato a diffondersi con l'avvento del nuovo millennio. Tra le zone più problematiche Limena nel Padovano, Musile nel Veneziano, Belluno e Cortina d'Ampezzo, nonché alcuni comuni a Nord di Treviso.

 

Tre soluzioni. Il dottor Bellio suggerisce 3 correttivi da mettere in atto per arginare la ludopatia. «Bisognerebbe intervenire sull'ambiente, cioè su accessibilità e possibilità di giocare, ma anche sul meccanismo di funzionamento dei giochi, che è incentivante e non premiante: se spendo 5 euro per un gratta e vinci e vinco 5 euro, in realtà non ho vinto nulla, ho solo avuto un rimborso spese che quasi sempre viene rigiocato. Non da ultimo, il “fattore persona”, i cittadini vanno protetti non solo erogando servizi e cure ma anche facendo politiche di prevenzione, un po' come l'immunità di gregge dei vaccini, grazie alla quale i soggetti immunizzati proteggono i più vulnerabili».

 

Le mafie giocano sporco. Il business del gioco ha molte facce: quella dell’azzardo di Stato, ad esempio. Quella delle multinazionali del settore, quella delle migliaia di piccole e medie imprese (modello veneto?) coinvolte nella filiera. E quella delle mafie. Perché alle mafie l’azzardo piace, eccome. E il Veneto è tutt’altro che immune dal fenomeno. Lo spiega bene qui Alessandro Naccarato, deputato padovano del Pd e membro della Commissione parlamentare antimafia.

 

[[(Video) Naccarato: due mosse per combattere le mafie dell'azzardo]]

 

La cinquina vincente, anzi no. Scorporando i dati della nostra inchiesta, scopriamo che cinque province venete si piazzano nella top 20 nazionale per numero di giocate totali: sono nell’ordine Verona, Venezia, Treviso, Padova e Vicenza. Se si tiene in considerazione il dato pro capite, le province venete nella top 20 nazionale sono tre. Spicca il dato di Rovigo, mentre Venezia – con 1067 euro pro capite giocati in slot machine – si colloca al 14° posto su scala nazionale

 

Una manna per baristi. Lasciamo perdere per un momento le statistiche e chiediamoci dove sono concentrate le slot-machine: nelle sale giochi, ovviamente, ma soprattutto nei bar. Per molti esercenti, sono diventate la fonte di reddito primaria, e neppure le spaccate (che provocano danni ingenti, a prescindere dal bottino eventuale) costituiscono un deterrente sufficiente.

 

La posizione della categoria la spiega Filippo Segato, presidente di Appe Padova, l’organismo sindacale che rappresenta non solo bar e ristoranti ma anche trattorie, pizzerie, tavole calde, caffè, pasticcerie, gelaterie, birrerie, paninoteche, enoteche, pub, locali da ballo, ristorazione collettiva, catering, banqueting, autogrill, piscine etc.

 

[[(Video) I baristi veneti: ''Senza le slot, molti nostri locali chiuderebbero'']]

 

Il raffronto. La geografia dell’azzardo in Veneto sembra fatta apposta per sorprendere: la provincia in cui si buttano più soldi nelle “macchinette” è quella di Rovigo (1.933 euro annui per abitante) seguita da Belluno con 1728 euro. Seguono nell’ordine, come vedete nell’infografica qui sotto: Vicenza, Venezia, Treviso, Verona e Padova. Sì, avete capito bene: Padova, intesa sia come capoluogo sia come provincia, è un luogo dove si gioca poco, o meglio molto meno rispetto al resto del Veneto. Di fatto, la metà.

 

Il piano Baretta. La delega governativa ai giochi pubblici è del venetissimo sottosegretario Pier Paolo Baretta, che da mesi sta cercando un accordo con Regioni ed Enti locali per la “rottamazione” di 142.649 macchinette, portando l’intero parco macchine a 264.674 macchinette dalle attuali 407.323.

 

Il Governo vorrebbe toglierne circa la metà da bar e tabaccherie: dalle attuali 229mila a 125mila. Secondo lo scenario ipotizzato dal Governo, in Veneto il numero di apparecchi è salito dai 31.786 censiti a fine luglio del 2015 ai 34.228 a fine 2016. Alla fine di quest’anno sarebbero dovuti scendere a 22.250. Ma la questione è tutt’altro che un capitolo chiuso: QUI trovate gli ultimi aggiornamenti sulla materia.

 

Classifica delle province del Veneto
per apparecchi per mille abitanti

 

Classifica delle province del Veneto per giocate pro capite

 

Effetto Veneto. Giovanni Endrizzi, padovano, capogruppo del M5s al senato, calcola che nel solo 2016 il Veneto ha bruciato oltre 7 miliardi di euro in azzardo: “Miliardi di euro che finiscono in un settore ben poco produttivo anziché nell’economia reale danneggiando commercio e l’indotto di piccole imprese virtuose. In Veneto in pratica si ha una spesa pro capite a famiglia pari a 3.309 euro a famiglia l’anno, 275 euro mensili. Se si considera che per l’Istat la spesa mensile pro capite delle famiglie venete nel 2016 era pari a 2.673 euro risulta che più del 10% viene bruciato nel tentar la sorte”.

 

[[(Video) Endrizzi M5s: catastrofe slot, in Veneto bruciati 7 miliardi in un anno]]

 

Il M5s ha anche rielaborato i dati dei Monopoli di Stato incrociandoli con la spesa media per famiglia, quella pro capite e i bilanci dei Comuni capoluogo. Ecco cosa ne è venuto fuori.

 

Venezia. In provincia di Venezia nel 2016 si è azzardato per 1.362.874.618 euro. La spesa pro capite per famiglia è stata di 3.624 euro (302 euro mensili), 1595 euro quella pro capite. In Slot sono stati azzardati 523 milioni di euro, in Vlt 390,2, 127 milioni in online. Il Comune di Venezia capoluogo ha un bilancio previsionale di spese correnti nel 2016 pari a 611 milioni di euro.

 

Padova. In provincia di Padova nel 2016 si è azzardato per 1.173.107.157 euro. La spesa pro capite per famiglia - 390.926 quelle padovane - è stata di 3.000 euro (250 euro mensili), 1252 quella pro capite. In Slot sono stati azzardati 398 milioni di euro, in 343 milioni in Vlt, 130 milioni online.  Il Comune di Padova ha un bilancio previsionale nel 2016 pari a 224,7 milioni di euro.

 

Treviso. In provincia di Treviso nel 2016 si è azzardato per 1.213.234.452 euro. La spesa pro capite per famiglia (sono 360.373 quelle della provincia di Treviso) è stata di 3.366 euro (280,5 euro mensili), 1369 quella pro capite. In Slot sono stati azzardati 367 milioni di euro, in Vlt 429 milioni di euro, 123 milioni in online. Il Comune di Treviso ha un bilancio previsionale nel 2016 che prevede entrate da spese correnti pari a 67,5 milioni di euro.

 

Belluno. In provincia di Belluno nel 2016 si è azzardato per 267.379.596 euro. La spesa pro capite per famiglie bellunesi è stata di 2840 euro (236 euro mensili), 1299 quella pro capite. In Slot sono stati azzardati 102 milioni di euro, in 71,2 Vlt, 27 milioni online.

 

Vicenza. In provincia di Vicenza nel 2016 si è azzardato per 1.096.760.471 euro. La spesa pro capite per famiglia sono 356.865 quelle vicentine è stata di 3073 euro (256 euro mensili) , 1267 quella pro capite. In Slot sono stati azzardati 338 milioni di euro, in Vlt 366 milioni di euro e 108 milioni di euro in gioco online.

 

Verona. In provincia di Verona nel 2016 si è azzardato per 1.458.078.821 euro. La spesa pro capite per famiglia è stata di 3757 euro (1582 euro mensili), 313 euro quella pro capite. In Slot sono stati azzardati 449milioni di euro, in Vlt 530 milioni di euro, 137 milioni di euro in online. Per capire meglio il dato allarmante basta due numero il Comune di Verona capoluogo ha un bilancio previsionale di spese corrente nel 2015 pari a 293,4 milioni di euro.

 

Rovigo. In provincia di Rovigo nel 2016 si è azzardato per 444.679778 euro. La spesa pro capite per famiglia è stata di 4332 euro (1863 euro mensili), 361 quella pro capite. In Slot sono stati azzardati 169 milioni di euro, in Vlt 171 milioni di euro , 33,8 milioni in online . Per capire meglio il dato allarmante basta due numero il Comune di Rovigo capoluogo ha varato una manovra da 70 milioni di euro.

 

Il partito no-slot in Veneto.  A fine agosto 2017,  la Regione Veneto ha varato il primo piano di prevenzione e contrasto al gioco patologico e di cura dei malati di azzardo mettendo a disposizione 5,3 milioni di euro per potenziare i servizi per le dipendenze e sperimentare nuovi modelli innovativi di prevenzione e cura, per rafforzare le reti locali e le esperienze di mutuo aiuto.

 

Il piano è stato presentato dall’assessore regionale al Sociale Manuela Lanzarini ai direttori dei servizi sociali e ai direttori dei Serd delle 9 Ulss venete: “La Regione investe sulla prevenzione, sul trattamento di cura, sul recupero e sulla riabilitazione, con un approccio multiplidisciplinare e integrato, coinvolgendo anche le reti territoriali e il privato sociale.  Non sono solo i Servizi per le dipendenze a doversi fare carico dei malati di gioco, ma dev’essere tutta la comunità e l’intera rete dei servizi locali”.

 

In arrivo una legge. “A breve – ha poi anticipato l’assessore – la Giunta veneta varerà una proposta di legge organica per dare cornice normativa alle azioni previste dal piano e rendere così operative in tutto il Veneto le strategie di prevenzione, cura e contrasto al gioco patologico”.

 

Donne e anziani. Tra le novità del piano regionale, oltre alla valorizzazione delle esperienze di auto-mutuo-aiuto, ci sono strategie di approccio per categorie (tra le nuove vittime del gioco i più vulnerabili appaiono gli anziani e le donne, oltre ai giovani specie se con basso grado di istruzione) e la sperimentazione di risposte residenziali o semiresidenziali: comunità protette e centri diurni per disintossicare le vittime dell’azzardo e delle scommesse.

 

I fondi anti-azzardo. Il budget di spesa per le attività previste dal piano regionale ammonta a 5.3 milioni di euro, di cui 4.050.000 provenienti dal Fondo nazionale per il gioco patologico e 1.280.000 euro dal Fondo sanitario regionale. Un quarto dei fondi è destinato alla prevenzione, due terzi, pari a 3.520.000 euro, per interventi di cura e riabilitazione. Il resto va per le attività istituzionali (tavoli regionali e provinciali di coordinamento, reti tra comuni) e per quelle di ricerca, coordinate dall’Università di Verona.

 

Luoghi sensibili. “La vigilanza nei confronti di questa emergenza sanitaria e sociale non nasce oggi – dice Lanzarini – è dal 2000 che i Servizi per le tossicodipendenze del Veneto hanno iniziato ad occuparsene. Anche la legislazione regionale è ripetutamente intervenuto inserendo il gioco d’azzardo nei programmi del Piano sociosanitario regionale, prevedendo con la finanziaria del 2015 piani di prevenzione e azioni dissuasorie nei confronti dei pubblici esercenti che installano slot e videolotterie e, nel 2016, con norme urbanistiche in merito a distanze minime dei punti gioco dai cosiddetti ‘luoghi sensibili’, come scuole, centri di aggregazione e centri per anziani. Il Veneto è, inoltre, una delle quattro regioni italiane che ha sottoscritto il Manifesto contro le lupopatie, per impegnare il governo a non favorire l’industria del gioco”.

 

Piaga sociale. “La situazione è drammatica, siamo di fronte ad una vera piaga sociale”, dice la consigliera regionale Giovanna Negro (Veneto del Fare) che ha presentato un suo progetto di legge (numero 297) sulla prevenzione dei rischi da gioco d’azzardo lo scorso il 22 novembre.

 

I sei articoli che la compongono trattano l’argomento sotto vari aspetti. Dal punto di vista edilizio, si propone di regolamentare i locali adibiti al gioco, eliminando alcune peculiarità che stimolano la dipendenza (adeguata illuminazione, obbligo di vedere all’interno, divieto assoluti di fumo e alcol all’interno, un ricambio d’aria forzato contro quei profumi usati per invogliare al gioco).

 

Da un punto di vista formativo/informativo, l’attivazione di percorsi di prevenzione nelle scuole per spiegare i rischi legati al gioco. Si propone poi l’istituzione di un comitato scientifico per la redazione di linee guida su valutazioni diagnostiche, terapie riabilitative e supporto ai familiari. Si vorrebbe anche creare un numero verde antiusura, a cui si possono rivolgere tutti coloro che sono affetti da una dipendenza comportamentale da gioco che rischiano di finire nella rete degli usurai.

 

Il Veneto ha firmato il Manifesto no slot

 

Il bellunese gioca sporco

 

La provincia di Belluno è prima in Italia per la qualità della vita. Lo ha detto poche settimane fa la classifica stilata da Il Sole 24 Ore. Ma il territorio dolomitico è afflitto dalla piaga dell’azzardo, particolare che non sembra rientrare tra gli indicatori negativi di cui tenere conto.

 

Guarda qui la mappa delle slot

 

A preoccupare, come abbiamo visto all’inizio di questa nostra inchiesta, sono sia i dati della provincia nel suo complesso, sia quelli relativi al capoluogo. Con 1.728 euro a testa giocati in slot machine, Belluno si piazza al secondo posto tra i capoluoghi di provincia veneti, secondo solo a Rovigo (con 1.933 euro pro capite).

 

Da notare anche il dato degli apparecchi per 1.000 abitanti: 9,6. Anche in questo caso il dato è inferiore soltanto a quello di Rovigo e supera invece tutti gli altri capoluoghi veneti.

 

Se si considera l’intero territorio provinciale, la raccolta totale, ossia il denaro che gravita nel sistema gioco d’azzardo, nel 2016 ha raggiunto quasi di 173 milioni di euro, precisamente 172.936.029.

 

Non solo slot: i dati sull'azzardo divisi per Comune

 

Il numero di apparecchi erogatori di soldi, tra new slot e videolottery, ammonta a 1.404. La raccolta pro capite a livello di provincia è di 840,4 euro, cifra che colloca il Bellunese al 51° posto nella classifica nazionale.

 

Cortina, glamour e mangiasoldi. Oltre a Belluno città, quali sono gli altri comuni in cui si gioca di più? Nella “top 20” provinciale il podio del disonore - redatto considerando il numero di apparecchi per 1.000 abitanti e il giocato a testa - è composto da Cortina d’Ampezzo, Belluno e Santa Giustina. Seguono Feltre, Alleghe, Calalzo di Cadore, Seren del Grappa, Quero Vas, Alano di Piave, Lozzo di Cadore.

 

Il secondo posto di Belluno non è da trascurare, in quanto si tratta di un comune con più di 35 mila abitanti e difficilmente i municipi maggiori primeggiano in questo tipo di graduatorie. «Il problema è che nella città capoluogo l’offerta, ossia il numero di apparecchi per il gioco, è davvero molto elevata. Le slot machine sono presenti in tantissimi bar, edicole e locali», dice Marco Rossato del Coordinamento Slotmob, associazione che ha di recente presentato una proposta unitaria di regolamento provinciale per la limitazione del gioco d’azzardo.

 

Ecco l’analisi di Marco Rossato del Coordinamento Slotmob

[[(Video) Rossato: azzardo, ecco perché il Bellunese è al top]]

 

La Perla e le macchinette. Nel 2016 Cortina d’Ampezzo contava 5.852 abitanti. E una media di 1.876 euro spesi in slot machine pro capite, ossia per abitante. Dato che, insieme al numero di apparecchi presenti in relazione alla popolazione (8,5 per 1.000 abitanti), fa della “Perla delle Dolomiti” il comune bellunese in cui il gioco d’azzardo è più diffuso.

 

«Su questi numeri incide senz’altro l’affluenza turistica», fa presente Alfio De Sandre, direttore del Dipartimento delle dipendenze dell’Usl 1 Dolomiti. «C’è un numero elevato di persone che accede ai servizi. E tantissimi che comprano i “gratta e vinci”. Non è un caso che in comuni turistici come Cortina e Alleghe la raccolta del gioco “fisico” abbia un peso importante, a volte maggiore di quello telematico».

 

«Dobbiamo anche considerare che Cortina è un “mondo a parte”, in cui struttura sociale e stili di vita sono diversi rispetto alle altre località della provincia», aggiunge Piermario Fop, alla guida del gruppo Libera Cadore-Presidio “Barbara Rizzo”, che collabora con il Coordinamento Slotmob e ha costituito un team di lavoro specifico che si dedica alle dipendenze, tra cui quella da gioco.

 

«Il dato cortinese può forse essere influenzato da modelli consumistici e dalla speranza/illusione che una vincita alle slot possa risolvere tutti i problemi». De Sandre, dal canto suo, tende ad ampliare il ragionamento.

 

«Sul tavolo ci sono dei meccanismi generali, che fanno sì che le motivazioni che portano alla ludopatia, considerando i diversi territori, siano abbastanza omogenee», mette in risalto. «Certo, alcune situazioni di isolamento che caratterizzano i territori di montagna possono in qualche modo incidere. Ma dobbiamo anche considerare che la difficile situazione economica generale ha comportato l’aumento della ricerca di possibilità che, in linea teorica, possano far superare i problemi. Non è un caso che molto spesso le persone colpite da gioco d’azzardo patologico si collochino nelle fasce con reddito medio-basso».

 

Allo stato attuale il Dipartimento delle dipendenze, a livello provinciale, tra seguendo una sessantina di persone e, con esse, le loro famiglie. «Ma è soltanto la punta dell’iceberg», dice ancora De Sandre, «sono molti di più i nuclei che, a causa della ludopatia, non riescono più a condurre una vita normale. Situazioni tragiche. E individuarle non sempre è semplice».

 

C’è la vergogna, ma spesso anche la difficoltà di riconoscere l’esistenza del problema. Per questo l’Usl 1 Dolomiti sta portando avanti una campagna di sensibilizzazione e formazione, che coinvolge scuole, medici di base, assistenti sociali, associazioni, amministrazioni comunali e, a breve, anche le parrocchie, a cui diverse persone decidono di rivolgersi perché ritengono che in questo modo il problema resti “riservato”. «Spesso diverse dipendenze possono essere co-presenti», precisa De Sandre.

 

«Non è casuale la collaborazione con i Club alcologici territoriali che, prima ancora del decreto Balduzzi, hanno accolto le persone affette da ludopatia, che ora possono contare sulla presenza di tre gruppi di auto mutuo aiuto: a Belluno, Feltre e Auronzo».

 

Certo, per combattere il fenomeno bisogna capire bene con chi si ha realmente a che fare. Ovvero, chi sono i ludopatici.

 

 “Un giorno mia moglie guarda il conto corrente e scopre che era a zero”. Renato De Mari, 64 anni di Mel, racconta così la sua vita da giocatore incallito, curato dal SERT di Belluno e guarito.

 

[[(Video) ''Un giorno mia moglie guarda il conto corrente e...'']]

 

I nostri vicini

 

PADOVA. Per uno che vince, ce ne sono mille che perdono. Non esiste un’isola felice quando si parla di gioco d’azzardo e di scommesse. Felice è sicuramente il giocatore di Mestrino che a febbraio ha sbancato il superenalotto portandosi a casa il montepremi da 94 milioni. Ma dietro questo colpo clamoroso c’è una realtà che vede moltiplicati per dieci, negli ultimi due anni, i giocatori presi in carico dai Sert per problemi di ludopatia. E i medici denunciano: solo il 10 per cento di chi ha bisogno chiede aiuto, il fenomeno è molto più diffuso.

 

Classifica top 20 comuni della provincia di Padova per giocata pro capite

 

La provincia di Padova è al 17° posto nazionale per valore assoluto delle giocate alle slot, con 740 milioni di euro infilati nelle macchinette, una moneta dopo l’altra. E però è ultima nel Veneto con appena una spesa pro capite di “appena” 552 euro all’anno, contro i 1.933 della provincia di Rovigo, che è prima, e i 1.059 di quella di Verona, che è penultima. Nelle altre province si gioca di più e sono assai più diffuse anche le macchinette: 10,5 ogni mille abitanti in provincia di Rovigo, 9,6 in quella di Belluno, appena 4,3 in provincia di Padova.

 

A Padova, c’è anche una storia in controtendenza. Quella di un esercente che, di sua spontanea volontà, le macchinette ha deciso di toglierle. E’ Monica Sturaro, che gestisce il bocciodromo. Ecco cosa ci racconta

 

[[(Video) ''Ho tolto le slot dal mio locale, vi spiego perché'']]

 

I numeri vanno ovviamente interpretati: qui si parla di macchinette Vlt (le videolottery da sale gioco) e Awp, che sono le più diffuse, quelle che si trovano nei tabacchini e nei bar, ma non di scommesse e di altre forme di gioco. Ma certo è che contro il dilagare delle slot si sta rivelando preziosa – anche se non sempre vincente – l’azione di contrasto promossa dalle amministrazioni comunali, che in provincia di Padova, più che in tante altre, stanno tentando di costruisce un argine, fissando regole molto severe, a volte anche troppo visto che poi il Tar finisce per bocciare le ordinanze dei sindaci e restituire piena libertà di azione alle sale gioco.

 

Secondo Fabio Bui, vicepresidente della Provincia e sindaco di Loreggia, i sindaci hanno un ruolo importante nel fronte no-slot.

 

[[(Video) Bui: i sindaci combattono le slot, ma hanno le mani legate]]

 

L’ultimo caso in ordine di tempo è quello di Selvazzano, che si è visto bocciare dal tribunale amministrativo l’ordinanza con cui proibiva l’apertura di una sala gioco a meno di 500 metri da luoghi sensibili come scuole, patronati e altri ritrovi di minori. Con quella regola, hanno stabilito i giudici, il 99,4 per cento del territorio comunale risulterebbe non disponibile per l‘apertura del Video Lottery Terminal e dunque si configurerebbe un danno all’azione imprenditoriale dei privati.

 

La battaglia di Selvazzano prosegue, come quella di Battaglia Terme, che è molto simile anche per la bocciatura incassata dall’amministrazione. Ma in tutta la provincia i sindaci sono impegnati a contrastare l’invasione delle slot.

 

Quasi tutti i Comuni hanno disposto limiti di orario per l’apertura delle sale gioco. Qualche esempio: a Ponte San Nicolò e a Vigonza si gioca al massimo per otto ore, divise in due fasce; a Este otto ore ma in un massimo di tre fasce coincidenti per gran parte con l’orario scolastico, così che i ragazzi non possano andarci. Anche a Veggiano, Mortise, Noventa e Sant’Angelo di Piove le ore sono al massimo otto e divise in due fasce, a Galzignano si può giocare al massimo per sette ore. A Monselice il limite è di otto ore ma con distanze minime di 300 metri da luoghi sensibili.

 

A Padova, dove si gioca dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 22, il limite minimo è di un chilometro e c’è anche un limite minimo di 100 metri dagli sportelli bancomat. Ad Abano la distanza minima scende a 500 metri e come a Padova bisogna restare distanti dai luoghi in cui si possono prelevare soldi e il provvedimento sembra funzionare se è vero che 100 bar su 128 hanno deciso di rinunciare a installare le slot. A Codevigo la distanza è di 800 metri, a Tribano di 400 e c’è il divieto di apertura di sale gioco in zona industriale. A Limena, come a Mestrino, la zona industriale è invece il luogo scelto per l’insediamento di grosse sale gioco.

 

Poi ci sono i Comuni che incoraggiano chi rinuncia alle slot. A Cittadella c’è la campagna Slotmob e gli esercenti che dicono di no all’azzardo sono stati premiati. A Piove di Sacco il Comune riduce la tassa per l’occupazione del suolo pubblico agli esercenti che non accendono le macchinette. Non sempre funziona però l’azione di contrasto è costante e in qualche modo risulta essere un deterrente.

 

Il caso Limena. Ma ci sono anche le eccezioni, come sempre. Nella provincia del Veneto in cui si gioca di meno, c’è un Comune che si distingue per un volume esagerato di giocate. E’ Limena, 22° posto assoluto in Italia per giocate pro capite: 7.608 euro nel 2016, gran parte delle quali (6.561 euro) riconducibili alle videolottery e dunque sicuramente raccolte dalla sala Las Vegas in zona industriale.

 

Sentiamo cosa ne pensa il sindaco, Giuseppe Costa del PD.

[[(Video) Il sindaco di Limena: il primato negativo sulle slot non ci fa piacere]]

 

In un luogo di transito, ai confini con Padova e con l’autostrada a poche centinaia di metri, c’è la mecca dei giocatori: aperta 24 ore su 24, con più di cento macchinette sempre accese e sempre disponibili, è una delle 60 sale italiane gestite da Lottomatica, una delle due in provincia (l’altra è a Mestrino). Il Comune ha provato a limitarne l’orario di apertura, non potendo eccepire nulla sulle distanze dal centro abitato. Ma il ricorso si trascina da mesi e intanto la sala resta aperta a tutte le ore. I giocatori arrivano da tutta la provincia e anche da quelle vicine.

 

E quindi, come se ne esce? Maurizio Martinello, nella giunta di Limena ha la delega alle attività produttive e teme che la sala giochi attragga sempre più le fasce deboli, tra i residenti in paese. A partire da giovanissimi e anziani

 

[[(Video) Slot record a Limena: "Ora c'è il rischio contagio"]]

 

C’è perfino un “turismo” del gioco che fa di Limena una tappa obbligata di transito tra il nord Italia e i casinò della Slovenia. Insomma, i giocatori limenesi sono una minoranza molto ristretta. Ma questo non fa abbassare la guardia al Comune. Alle spalle di Limena, tra i comuni in cui si gioca di più, c’è San Giorgio in Bosco con 2.790 euro pro capite giocati nel 2016. Per numero di macchinette, invece, spicca Megliadino San Fidenzio dove le macchinette sono 20,2 ogni mille abitanti, più che a Limena (17) e che a San Giorgio in Bosco (18,1) e dove tutti i 1.885 euro giocati per ogni abitante sono stati spesi in macchinette Awp, per lo più al centro commerciale.

 

Ai primi posti della classifica provinciale ci sono anche paesi in cui non esistono sale gioco, ma l’azzardo spopola nei bar e nelle edicole. E’ il caso di Battaglia, dove tutti i 997 euro pro capite spesi nel 2016 sono riconducibili a macchinette Awp, cioè quelle dei piccoli locali. Così anche a Vo’, con 828 euro pro capite giocati nel 2016.

 

Effetto ndrangheta. Malgrado le cifre ci dicano che nel Padovano il fenomeno azzardo non è pronunciato come in altre province venete, l’attenzione delle mafie sul settore è ampiamente dimostrata da alcune importanti inchieste, come Black Money e Gambling. Ce ne parla Alessandro Naccarato, membro della Commissione antimafia e deputato padovano del PD.

 

[[(Video) Alle mafie piace l'azzardo, ecco cosa è emerso in Veneto]]

 

Certo, mafie a parte non è facile tenere a bada i ludopatici. Ma non è solo questione di slot. I malati di gioco (non solo azzardo) si buttano su tutto: dal Superenalotto alle corse dei cavalli, dai Gratta e Vinci a qualunque altra forma di lotteria istantanea. Chiedetelo a Carlo Schiavon, 55 anni, di Camposampiero. Ecco la sua storia di ex ludopatico curato dal SERT.

 

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VENEZIA. Venezia ha un’elevata propensione all’azzardo: in regione, è seconda solo a Verona in quanto a giocate e decima a livello nazionale con i suoi 911 milioni di euro bruciati nel solo 2016. Venezia è seconda (questa volta a Rovigo) anche nella classifica regionale delle giocate: con 1067 euro pro capite annui, si colloca al 14° posto su scala nazionale. Nessun comune rientra nella Top 100 italiana, la pecora nera è Musile di Piave con poco più di tremila euro giocati mediamente da ciascun abitante in un anno.

 

Classifica top 20 comuni della provincia di Venezia per giocata pro capite

 

IL CASO MUSILE E IL LITORALE. Con poco più di tremila euro di giocata, Musile registra quindi il dato più elevato nella raccolta pro capite, che si riferisce al volume di denaro che gira negli apparecchi. Ma ad attrarre l’attenzione degli esperti è anche tutto il litorale.

 

«Nel complesso», spiegano Diego Saccon ed Emilia Serra, del Servizio per le Dipendenze (SerD) dell’Usl 4 del Veneto orientale, «i Comuni costieri hanno un rapporto tra apparecchi e abitanti che è il più alto. Il litorale attrae ogni anno una massa imponente di turisti e, quindi, almeno una parte della spesa complessiva è attribuibile al gioco di persone che provengono da fuori. L’unica eccezione è Musile, legata alla presenza di una grande sala giochi, che fa anch’essa da attrattore di non residenti».

 

Musile, in effetti, ha un dato totale sul numero di apparecchi ogni mille abitanti abbastanza basso. Ma il numero di VLT (in cui si possono giocare le somme maggiori) è di 4 ogni mille abitanti, simile a quello di Jesolo (4,6). Di conseguenza, se si divide il totale delle giocate per gli abitanti (circa 11 mila a Musile, oltre 26 mila a Jesolo), il dato pro capite di Musile risulta superiore.

 

«La ludopatia è un fenomeno che va controllato», commenta Silvia Susanna, sindaca di Musile, «abbiamo fatto un regolamento comunale su questo tema e qualunque restrizione si possa mettere a questo tipo di gioco, la metteremo. Ma il margine di manovra è stretto per i Comuni».

 

PROFILO DEI GIOCATORI IN CURA. Nell’Usl 4, l’85% delle persone in cura ha problemi di dipendenza legati alle macchinette.  E’ dal 2000 che il SerD dell’Usl 4 si occupa di ludopatia.

 

Diego Saccon, psichiatra, è il direttore del servizio Dipendenze dell'Usl 4 - Veneto Orientale

[[(Video) Diego Saccon: i giovani scommettono online]]

 

Nell’80% dei casi, i pazienti sono maschi. L’età media si situa intorno ai 45 anni. «C’è una fascia giovanile che le statistiche vedono meno, ma che è dedita al gioco d’azzardo on line», concludono dal SerD. Nell’Usl 3 Serenissima invece sono 131 le persone seguite dagli operatori del Serd: 114  uomini, 17 donne.

 

«Il problema principale sono le slot machine, che rappresentano quasi la totalità dei casi di persone affette da ludopatia che seguiamo», sottolinea il dottor Alessandro Pani, direttore del Serd del Distretto veneziano. «Sia ben chiaro però, che esiste anche un mondo sommerso rappresentato da chi non accede ai nostri servizi perché non riconosce il problema o per difficoltà a farsi prendere in carico. E poi ci sono altre associazioni come I giocatori anonimi che assistono chi è in crisi su questo fronte».

 

LE REGOLE: DISTANZE E FASCE ORARIE. Da un anno i Comuni hanno a disposizione un regolamento base messo a disposizione dalla prefettura di Venezia, un testo frutto di un confronto durato mesi e redatto con l’obiettivo, soprattutto, di difendere i più giovani dal rischio della ludopatia.

 

Sono due i perni del regolamento. Il primo riguarda la distanza: l'attività di nuove sale giochi o la nuova collocazione di apparecchi per il gioco d'azzardo è consentita in locali che distano almeno 500 metri, in linea d'aria, dai luoghi sensibili come: scuole, luoghi di culto, impianti sportivi e centri giovanili, strutture residenziali in ambito sanitario o socio-assistenziale, giardini e parchi pubblici, musei e caserme. 

 

Il secondo riguarda le fasce orarie. Il regolamento della prefettura, in qualche caso modificato dai comuni, individua le seguenti fasce di apertura delle sale giochi: dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20, tutti i giorni compresi i festivi. Le slot e gli altri apparecchi automatici, compresi quelli presenti nei bar e nelle tabaccherie, possono essere accesi invece tra le 12 e le 19.30. Nonostante i numerosi ricorsi al Tar dei gestori, le basi del regolamento si stanno dimostrando abbastanza solide.

 

C’E’ CHI DICE NO. A Mestre tra i primi c’è stato il locale “Al Palco”, di Stefano Ceolin, che tre anni fa è stato premiato dall’associazione Slot mob che contrasta il gioco d'azzardo per la scelta di rinunciare alle Slot. E’ più recente invece la scelta di Elena De Sandre, del bar "Ci Voleva" di Fiesso d'Artico, lungo la Riviera del Brenta.  “Una scelta di cui non ci siamo pentiti, che abbiamo preso”, racconta Elena, “dopo che abbiamo visto molti clienti rovinarsi, spendendosi anche tutto lo stipendio in pochi giorni. Una scelta che i clienti hanno capito e apprezzato”. Un esempio che poi è stato seguito anche da altri locali in Riviera del Brenta e nel Veneziano.

 

[[(Video) Elena De Sandre: così il nostro bar ha rinunciato alle slot]]

 

IL DORMITORIO NON E’ UN JACKPOT. Il tunnel dell’indigenza inghiotte sempre più italiani tra padri separati, ludopatici, alcolisti e persone piegate dalle difficoltà della vita.

 

Francesco Vendramin è il responsabile del dormitorio e mensa della Caritas che si trova in via Mameli all’ex scuola Edison a Marghera e che ospita 24 persone ogni notte e altre 40 che si sommano per poter fare colazione e cena.

 

«La nostra struttura in questo momento» dice Vendramin «evita che nel periodo invernale le persone finiscano a dormire all’aperto rischiando di morire assiderate. Di circa una sessantina di ospiti fra fruitori del dormitorio e della mensa Caritas all’ex Edison, circa la metà sono stranieri. Tanta gente che ha perso il lavoro e che non ha i soldi per trovare un alloggio. L’altra metà invece è fatta di ospiti italiani fra i quali sono in aumento i padri separati, chi è caduto nel gorgo delle macchinette mangia soldi, e chi ha perso tutto a causa di una situazione famigliare complicata o a causa dell’alcol o droga».

 

Casinò, le 603 Slot valgono metà del fatturato. Non rientrano nel report Slot Invaders  -  le case da gioco godono di una legislazione speciale e fanno capo al ministero dell’Interno - ma per completare il quadro delle slot presenti nel territorio veneziano bisogna includere anche quelle del Casinò di Venezia.

 

Attualmente il parco slot della Casa da gioco ne comprende 603 di cui  502  nella sede di Ca’ Noghera, vicino all’aeroporto Marco Polo, e 101 nella sede storica di Ca’ Vendramin Calergi, affacciata al Canal Grande. Rispetto alle slot delle sale bingo o dei bari quelle del Casinò restituiscono una percentuale molto più alta della somma giocata da clienti, una percentuale compresa tra il 95 e il 98%.

 

Si può giocare da un minimo di un centesimo di euro fino a puntate multiple con una base di 10 euro e puntate massime da 500. Da alcuni anni ormai il parco slot rappresenta una fetta molto importante sul totale degli incassi. Per capirlo basta guardare l’ultimo bilancio disponibile.

 

Il Casinò di Venezia ha chiuso il 2016 incassando più di 102 milioni e 600 mila euro, di cui oltre 51 milioni sono arrivati dal settore Slot. Non è un caso quindi che la Casa da gioco sia al lavoro per potenziare questo settore, e attrarre nuovi giocatori.

 

Come? Con slot che nella grafica e nel gioco strizzano l’occhio ai consumi culturali di specifiche categorie di clienti, ispirandosi ad esempio a serie di successo mondiale come “The walking dead” e “Game of thrones” con l’obiettivo di contrastare il gioco online, vero competitor delle sale da gioco. Tra le ultime inaugurate ci sono le slot ispirate a Willy wonka e la fabbrica di cioccolato e le Slot sphinx 4d, inaugurate a metà novembre.  Slot in 4d che, con una serie di schermi, avvolgono il giocatore dandogli l’impressione di essere proprio all’interno del gioco.  

 

TREVISO. Nel podio al contrario dell’azzardo in Veneto, il terzo posto spetta a Treviso. Un dato geografico che rispecchia in modo drammatico il numero di persone cadute nella trappola della dipendenza.

 

«Nel 2016 i nostri servizi hanno seguito 315 pazienti in tutta l'Usl 2 di Marca. A livello regionale si parla di 1.824 casi presi in carico. Ma questi dati non tengono conto del sommerso, noi vediamo solo il 5% dei giocatori che avrebbero bisogno di sostegno e sappiamo che sono in crescita» spiega Graziano Bellio, psichiatra e direttore del Servizio dipendenze di Castelfranco Veneto.

 

Classifica top 20 comuni della provincia di Treviso
per giocata pro capite

 

A pesare in modo massiccio nel Trevigiano è la concentrazione di punti gioco lungo il Terraglio. Nei comuni di Villorba, San Fior, Resana, Susegana, Spresiano, Conegliano e Caerano San Marco si registra il record di slot machine e denaro speso dai giocatori, quest'ultimo superiore alle media di 897 euro pro capite della Marca.

 

«Il numero di macchinette ci interessa in modo particolare perché la maggior parte degli utenti che arriva ai nostri servizi ha problemi con le slot machine, che generano il 51% degli introiti alla filiera del gioco e l'83% dei nostri pazienti» sottolinea Bellio. «Questo è dovuto alla tipologia di gioco. Il meccanismo è molto appetibile, prevede vincite frequenti ma di scarsissimo rilievo che inducono a utilizzare i soldi del montepremi per continuare a giocare, il tutto è molto rapido e ripetitivo, dunque in grado di produrre un condizionamento del comportamento». 

 

[[(Video) Marca d'azzardo, record di slot lungo il Terraglio]]

 

I sindaci spuntati. La mattina prima di andare a scuola, la sera appena usciti dall’ufficio, la notte fino all’alba. Le slot sono diventate l’intrattenimento preferito da migliaia di trevigiani che nel solo 2016 in quelle macchinette infernali hanno infilato 795 milioni di euro. Un dato monstre: per dargli una forma basti pensare che mediamente in Italia si spendono 60 euro pro capite all’anno per acquistare libri, mentre nella Marca nel 2016 sono stati giocati 897 euro pro capite nelle slot. In quanto a denaro giocato Treviso è la 14esima provincia d’Italia, la terza in Veneto.

 

“E a questi costi si aggiungono quelli sociali, di chi non riesce a staccarsi dalle slot, e si gioca tutti i risparmi o la pensione”, è il coro dei sindaci. Che però per contrastare il fenomeno hanno armi spuntate e non sono stati in grado di muovere un’azione comune. Ci sono le ordinanze, molte e spesso diverse: chi limita gli orari (nel capoluogo si può giocare dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 22), chi invece pone paletti urbanistici, come la lontananza dalle scuole (a Spresiano solo nella zona industriale davanti all’odissea si possono aprire nuove sale slot).

 

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Ma sulle fasce sindaci divisi: «Spostano il problema»]]

 

 

Il caso Villorba. Eccolo qui, il Comune della Marca con più slot, e con la “raccolta” pro capite più alta. Quattro le grandi sale con 235 apparecchi (122 sono Awp, giocata massima 1 euro, vincita massima 100 euro; 113 sono Vlt, giocata massima 10 euro, vincita 5.000, jackpot nazionale 500.000), in cui i giocatori hanno speso oltre 51 milioni nel 2016.

 

A Villorba non esiste alcune limite: “Non abbiamo un regolamento specifico, perché invece di rincorrere modifiche legislative costanti stiamo attendendo il regolamento unico nazionale che dovrebbe arrivare a giorni”, spiega il sindaco di Villorba Marco Serena.

 

[[(Video) L'invasione delle slot, nella Marca il record negativo è di Villorba]]

 

La Pontebbana si sta trasformando in una piccola Las Vegas Strip, lo confermano i dati. Nei primi sette comuni della provincia per raccolta pro capite ben cinque sono attraversati dalla statale: Villorba, San Fior, Spresiano, Susegana, Conegliano.

 

Le sale affacciate sulla Pontebbana raccolgono complessivamente 185 milioni di euro ogni anno (506 mila euro al giorno); Treviso che ha una popolazione simile a questi comuni, ne raccoglie poco più della metà, 98,2 milioni.

 

Numeri, questi, che scoraggiano anche i sindaci nella loro battaglia, “lo Stato fa dei bandi per assegnare le attività”, puntualizza il sindaco di Spresiano Marco Della Pietra. “E’ un gioco legale, ma poi il gestore si trova lo Stato che lancia l’allarme ludopatia. E’ un controsenso”.

 

[[(Video) Della Pietra: lo Stato ci guadagna, poi però lancia l'allarme]]

 

 “Vicino alle poste, siamo riusciti a bloccare un’apertura – chiosa il sindaco - volevano vendere colazioni e giochi. Senza questi, hanno rinunciato anche al caffè”.

 

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Le mappe

 

Giocate pro capite nei comuni del Veneto

 

Apparecchi per mille abitanti nei comuni del Veneto

 

 

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Inchiesta coordinata da Paolo Cagnan. Hanno collaborato: Alessandro Abbadir, Leandro Barsotti, Cristiano Cadoni, Valentina Calzavara, Federico Cipolla, Francesco Furlan, Daniele Maccagnan, Martina Mazzaro, Giovanni Monforte, Eugenio Pendolini, Fabiana Pesci, Lorenzo Porcile, Martina Reolon, Dino Tommasella, Valentina Voi

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