La vita dopo un lutto perinatale

Il 15 Ottobre ricorre la giornata internazionale della consapevolezza sul tema della morte in gravidanza o dopo la nascita, l'International Baby Loss Awareness Day.
La vita dopo un lutto perinatale

Il 15 ottobre è una giornata intensa, che accende i riflettori su un argomento che, in molti paesi nel mondo, Italia compresa, è ancora un tabù. E questo nonostante, solo nel nostro paese, una donna su sei, conosca ogni anno l’esperienza della perdita perinatale direttamente sulla propria pelle, attraverso il proprio corpo.

«Nel nostro paese -racconta Claudia Ravaldi, fondatrice e presidentessa dell’associazione CiaoLapo che offre supporto psicologico ai genitori colpiti da lutto perinatale- è ancora complicato parlare della morte di un bambino in utero e subito dopo la nascita. La cornice culturale che vuole la gravidanza e il parto come “un momento spensierato nella vita della donna” ingombra ancora il campo visivo e, in questo tripudio di confetti, zuccherini e torte di pannolini, di fatto non c’è posto per le donne che in gravidanza o dopo il parto affrontano una perdita. Spesso si viene a conoscenza di questo argomento, e se ne comprende l’importanza, solo dopo che si è colpiti personalmente, in famiglia o nel gruppo di amici».

La mancata consapevolezza sul questo tipo specifico di lutto lascia le persone in balia di se stesse con pesanti conseguenze psicologiche e sociali per le famiglie e per l’intera società. «Da tempo sappiamo purtroppo che l’isolamento, la solitudine e la percezione di un supporto inadeguato o inesistente sono fattori di rischio per lo sviluppo di complicanze psichiche», spiega Ravaldi, che è un medico Psichiatra Psicoterapeuta. «Penso che non sia un caso che la giornata della salute mentale e quella del lutto perinatale cadano nella stessa settimana, perché i due argomenti sono strettamente correlati».

Come accade dal 2007, anche quest’anno CiaoLapo ha organizzato eventi culturali, momenti formativi e manifestazioni in oltre sessanta città, grazie all’impegno di una solida rete di volontari, liberi cittadini e associazioni. Alle 19, in tutto il mondo, ogni genitore accenderà una candela: una Wave of Light, un’onda di luce, unirà idealmente le madri, i padri, i fratelli e le sorelle alle altre famiglie che hanno perso un bambino. L’onda di luce ha lo scopo di rendere visibile e luminoso e chiaro ciò che spesso viene tenuto nascosto e ignorato dalla nostra società. «Ci piace pensare che, anche se con fatica, stiamo aprendo la porta che separa, in modo arbitrario e iniquo, donne e uomini senza lutto perinatale e donne e uomini che invece hanno affrontato questa temibile esperienza», aggiunge Ravaldi.

Quest’anno, inoltre, CiaoLapo ha chiesto alle famiglie in lutto e agli operatori che lavorano con loro di partecipare a una campagna di sensibilizzazione (che resterà aperta per tutto il mese di Ottobre) attraverso i social media, dal nome “Mettiamoci la faccia”. «In centinaia hanno donato con grande senso civico le proprie parole per favorire un dialogo intorno all’esperienza del lutto perinatale, raccontando la propria personale elaborazione e spiegando cosa significhi vivere dopo un lutto di questa portata», racconta Ravaldi. «Ci sono storie che arrivano dal passato, e storie di dolore appena nate; ci sono famiglie che raccontano la riconquista del sorriso, e il prezzo che si paga per l’elaborazione del lutto, famiglie che stanno attraversando il dolore ancora oggi, famiglie che quel dolore l’hanno affrontato più e più volte».

I cartelli colpiscono per la forma e lo stile che i genitori, da soli, o in coppia, hanno scelto di usare: ci sono parole composte, oneste, delicate, richieste precise di cambiamento o miglioramento. Non c’è polemica. Non ci sono grida. «C’è molto rispetto nei cartelli delle madri e dei padri – aggiunge ancora la presidentessa di CiaoLapo-. Il rispetto per loro stessi e per le loro storie, il rispetto per chi non sa, ma dovrebbe cominciare a sapere cosa è importante per un genitore in lutto. C’è la consapevolezza che il lutto all’inizio è una montagna che va scalata per intero, e poi rimane un sasso da portare in tasca. Per sempre».

Proprio in virtù di quel “per sempre”, i genitori in lutto ci mettono la faccia. Perché scalare la montagna, avere le tasche piene di sassi è faticoso. E quando si è molto affaticati, sapere di poter contare sugli altri fa la differenza.

Gli hashtag di riferimento per il 2019 sono: #laconoscenzacheprotegge    #progettoCOPING #ChiamalocolSuoNome #illuttoperinataleè (per info: www.BabyLoss.info)

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