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Risonanza magnetica, arriva la stretta

Belluno, la Regione per ridurre i costi ha diramato nuove linee guida ai medici di famiglia per l’esame agli over 65enni

di Paola Dall’Anese
2 minuti di lettura

BELLUNO. «La risonanza magnetica non è da considerarsi di prima scelta per la valutazione delle lesioni osteo-articolari, capsulo-legamentose e tendinee». Anche la risonanza magnetica sarà immolata sull’altare della cosiddetta appropriatezza prescrittiva, meglio conosciuta come contenimento della spesa sanitaria.

Lo ha deciso con un decreto, il primo del 2018, il direttore generale dell’area Sanità e sociale Domenico Mantoan, sulla base dell’esito del lavoro di un gruppo tecnico polispecialistico composto da figure professionali del Sistema sanitario regionale, operanti nell’ambito della diagnostica e del trattamento della patologia articolare e muscoloscheletrica.

La decisione riguarda la prescrizione della risonanza magnetica articolare nei pazienti con più di 65 anni, i più colpiti da problemi articolari e quindi più facilmente sottoposti a risonanze magnetica. La Regione nota, infatti, che «frequentemente una prescrizione della risonanza magnetica», come spiega nel decreto, «non è giustificata dal quesito diagnostico indicato e tale prestazione, oltre a non essere dirimente, può determinare l’evidenziazione di alcuni aspetti dall’incerto significato patologico, con ulteriori problematiche clinico-diagnostiche e rischio di sovrastima di diagnosi»: ciò vuol dire che il medico di famiglia prescrive questa indagine strumentale anche se il problema del paziente non richiederebbe questa prestazione che, spesso, mette in evidenza ulteriori problemi.

Oltre a questo, Mantoan evidenzia che queste prestazioni hanno un costo per la sanità, costo che deve essere contenuto, come precisa il «Piano socio sanitario 2012-2016 che prevede il perseguimento dell’appropriatezza clinica e organizzativa con particolare riguardo all’appropriatezza prescrittiva e al consumo di risorse socio-sanitario attraverso il coinvolgimento attivo e responsabile dei professionisti».

Come se non bastasse da Venezia arriva anche la considerazione che «per molte patologie osteo-articolari degenerative correlate all’età, soprattutto in soggetti con più di 65 anni, è possibile spesso definire in modo esaustivo diagnosi e follow-up tramite altre indagini di diagnostica per immagini».

Insomma, il diktat regionale ai medici di base è di limitare le prescrizioni di risonanza magnetica per gli over 65enni.

Il decreto poi detta le linee di indirizzo di prescrizione a seconda degli arti colpiti dalla patologia. In presenza di una lombalgia, ad esempio, la Regione invita i medici di famiglia a non eseguire indagini radiologiche di nessun tipo entro le prime 4-6 settimane dall’esordio dei sintomi, a meno che non ci siano problemi gravi (in gergo “redflags”) come una frattura vertebrale, infezioni, neoplasie ed altro.

E questo perché «si è visto che la metà dei casi di lombalgia regredisce entro una settimana dall’esordio».

Inoltre, una risonanza alla spalla è indicata solo c’è una rottura della cuffia dei muscoli rotatori e per valutare il grado di atrofia muscolare, «ma solo quando è ipotizzabile una correzione chirurgica, mentre è appropriata in caso di sospetta patologia oncologica». Per quanto riguarda l’esame al ginocchio si dice di «escludere la risonanza in caso di patologia artrosica marcata e per i controlli dopo un intervento conservativo al ginocchio. Si chiede infine di prediligere la radiografia soprattutto del ginocchio, ma anche l’ecografia e la Tac, tutti esami che hanno dei costi minori.

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