La grande battaglia dei genitori del Kent per difendere il mal di testa dei loro figli

Antonio Gurrado

Lo staff di un liceo ha ricordato ai ragazzi che un mal di pancia non basta per non venire a lezione. Come nasce una minoranza perseguitata

Lo staff di un liceo del Kent invia una mail agli alunni rammentando loro che “sentirsi un po' deboli, avere mal di testa o mal di stomaco e non sentirsi tanto bene non sono motivi sufficienti a non venire a scuola”. La mail è accompagnata da un'immagine spiritosa che esorta i ragazzi a comportarsi da adulti – e giustamente, essendo rivolta a persone di età compresa fra i sedici e i diciott'anni. Alcune famiglie tuttavia insorgono, reputando la mail oltraggiosa e lesiva della dignità dei sofferenti, tanto che la preside deve profondersi in una palinodia più lunga della mail stessa onde spiegare la discrepanza fra il fatto che non intendesse offendere nessuno e il fatto che alcuni destinatari si fossero comunque sentiti offesi. Le sue parole trasudano la fatica di mantenere la posizione di buon senso senza incorrere nelle ire di chi magari era già pronto a costituirsi in associazione dei genitori di figli col mal di stomaco o di figli che non si sentono tanto bene.

 

Il Telegraph riporta la notizia sondando l'opinione dei lettori e un sorprendente dieci per cento reputa che la scuola debba scusarsi per la mail; se la percentuale vi pare risicata, pensate che potrebbe equivalere a un genitore ogni cinque alunni (l'istituto in questione ne conta mille). Visto il contesto, si può parlare di caso di scuola: quando a qualcuno basta sentirsi così così per fare di sé una minoranza perseguitata, significa che non gl'importa nulla né delle vere minoranze né della vera persecuzione, ma che si limita a chiamare la correttezza politica in soccorso della vulnerabilità del proprio orgoglio o del proprio comodo.

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