Il budget UE post 2020

Il budget UE post 2020

In vista del meeting informale dei Leader UE del 23 febbraio 2018, la Commissione europea fornisce alcuni scenari sul futuro budget europeo,con una premessa, quella di Juncker, che recita così: "i budget non sono esercizi di contabilità, ma riguardano priorità e ambizioni. Pertanto è necessario prima discutere sull'Europa che vogliamo".

Ecco i temi più rilevanti della proposta della Commissione, che aspetterà e ascolterà le scelte della Politica prima di varare la proposta definitiva, al più tardi entro l'inizio di maggio 2018.

Dare e Avere

La Commissione intende modellare le proposte per il futuro quadro finanziario in base al principio del valore aggiunto europeo. L'idea è che sia possibile superare il dibattito tra beneficiari netti e contribuenti netti (grafico sotto), concentrandosi invece su politiche, priorità comuni e settori in cui il bilancio dell'UE può fornire beni pubblici che gli Stati Membri non possono garantire con la spesa nazionale (pace, stabilità, mercato unico, ...),

Con un budget UE ben progettato e moderno, afferma la Commissione, tutti gli Stati membri sono beneficiari netti.

Coesione territoriale

La Commissione europea ipotizza tre scenari per la politica di coesione post 2020. 

Nello Scenario 1 nulla cambierebbe per l'Italia, dato che gli interventi dei fondi strutturali verrebbero mantenuti al livello attuale, pari a circa a 370 miliardi di euro, intervenendo però sulle intensità dei contributi e selezionando meglio i settori da sostenere.

Nello Scenario 2 a beneficiare del sostegno sarebbero solo le regioni meno sviluppate (in Italia Campania, Puglia, Calabria, Basilicata e Sicilia) con una riduzione di 95 miliardi di euro. Con lo Scenario 3 il supporto sarebbe garantito per il blocco di paesi entrato nell'UE dal 2004 in poi, con una riduzione del budget pari a 124 miliardi di euro. In tal caso, secondo il principio di sussidiarietà, per i territori esclusi dall'intervento dei fondi FESR ed FSE (come l'Italia), dovrebbero essere le autorità nazionali e regionali a garantire il supporto finanziario per le sfide economiche e sociali.

Sicurezza

Di questi tempi la preocuppazione principali di politici e cittadini europei è la sicurezza. Per avere una Guardia Costiera e di Frontiera pienamente operativa, la Commissione stima serviranno almeno 3.000 funzionari e agenti e dotazioni rafforzate, con una spesa di 25 miliardi in 7 anni. Invece, un sistema integrato di gestione delle frontiere implicherebbe 100.000 unità di staff e investimenti in infrastrutture e attrezzature con una spesa di 150 miliardi di euro nel futuro settennio.

Mobilità giovanile

Raddoppiare il numero di giovani che partecipano alla mobilità finanziata dal programma Erasmus + richiederà almeno 30 miliardi di euro. Consentire a 1 giovane europeo su 3 di cogliere tale opportunità imporrebbe un aumento di spesa pari a 90 miliardi di euro nel quadro finanziario pluriennale post 2020.

Ricerca

Secondo la Commissione, mantenere o addirittura ridurre gli attuali livelli di investimento finirebbe per rendere vani gli sforzi finalizzati a raggiungere il target, definito da Europa 2020, di investire almeno il 3% del PIL in ricerca e sviluppo. Ciò determinerebbe anche un ulteriore arretramento rispetto agli altri leader globali.

Un incremento del 50% nel futuro programma quadro di ricerca e sviluppo che succederà a Horizon 2020 (parliamo quindi di un budget pari a 120 miliardi di euro) potrebbe portare a 420.000 nuovi posti di lavoro e a un incremento del PIL dello 0,33% in sette anni.

Digitale, energia, clima e salute le priorità da affrontare con l'opportunità per l'Europa di diventare una meta attrattiva per i ricercatori di tutto il mondo.

Se si optasse per una dotazione finanziaria di 160 miliardi di euro (praticamente il doppio rispetto a quello attuale di Horizon 2020), ci si potrebbe attendere 650.000 nuovi occupati e una crescita dello 0,46% del PIL. Tutto grazie alla disponibilità di risorse aggiuntive utili a immettere sul mercato progettualità innovative in ambiti quali batterie, malattie infettive, veicoli ed edifici puliti ed intelligenti, economia circolare, soluzioni per i rifiuti in plastica e veicoli connessi o a guida autonoma.

Agricoltura

La Politica Agricola Comunitaria (PAC) incide sull'attuale budget 2014-2020 per il 37%. Si tratta di 400 miliardi di euro, ripartiti tra sostegno al mercato, pagamenti diretti agli agricoltori (il 70% del totale della spesa) e programmi di sviluppo rurale (100 miliardi di euro), destinati a garantire un'agricoltura sostenibile e la vitalità delle economie rurali. Attualmente l'80% dei pagamenti diretti va al 20% degli agricoltori. Ci sono quindi molte discussioni su come utilizzare al meglio questi incentivi, riducendo anche le differenze tra gli stati membri.

Secondo la Commissione, il cambiamento in questo settore potrebbe passare per pagamenti legati ai risultati attesi, come il sostegno alle produzioni agricole in aree meno redditizie o montane, focalizzando l'attenzione sulle piccole e medie aziende agricole, incentivando gli investimenti in sistemi produttivi più sostenibili ed efficienti in termini di utilizzo delle risorse e ricercando un migliore coordinamento con le misure dello sviluppo rurale.

Tutte le ipotesi di riduzione del bilancio della PAC sembrano indicare una riduzione del reddito medio agricolo e impatti negativi significativi in certi settori a seconda delle scelte operate.

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