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Fingeva di vaccinare i bambini, l'infermiera di Treviso aveva lavorato in Friuli: 6mila i casi da verificare

Lo scandalo vaccini che ha colpito l'ospedale trevigiano ha nuovi sviluppi. L'assistente sanitaria ha avuto esperienze lavorative anche nella Bassa friulana: secondo l'Azienda sanitaria di Udine sarebbero 6.000 le persone vaccinate in quel periodo

di Valentina Calzavara
3 minuti di lettura

TREVISO. Secondo l’accusa fingeva di iniettare il vaccino ai bambini, in realtà appoggiava semplicemente l'ago al braccio e poi gettava la siringa, con il suo contenuto, nel cestino.  L'incredibile comportamento di un'assistente sanitaria, addetta alle vaccinazioni all'Usl di Treviso, è stato denunciato da un'indagine interna dell'azienda sanitaria, costretta ora a richiamare cinquecento minori ai quali, a causa di questa vicenda, non sarebbe stata somministrata la corretta profilassi.

L'assistente sanitaria – Emanuela Petrillo, 31 anni, con esperienze professionali anche in Friuli Venezia Giulia (precisamente nella Bassa friulana) – era stata assunta a Treviso all’inizio del 2016 attraverso la procedura della mobilità. Lavorava alla Madonnina, sede del Dipartimento di prevenzione. Aveva i requisiti per ricoprire quel posto. Ora sul suo conto pende una denuncia dell’Usl per quanto sarebbe accaduto al Dipartimento.

Come informa l'Azienda sanitaria di Udine, Emanuela Petrillo ha lavorato a Codroipo dal novembre del 2009 al dicembre del 2015. È stato attivato il Sistema Sanitario per dare una risposta precisa e chiara ai dubbi che i medici e le famiglie giustamente si pongono - spiega l'Aaas 3 in una nota - In stretto contatto fra Regione, ASUIUD e AAS 3 è stata costituita una apposita task force".

Nessun pericolo per i 6.000 pazienti friulani. "Quello che fin da ora posso dire alla popolazione – dice il Direttore Generale Benetollo - è che nel nostro territorio non c’è alcun allarme: non ci sono problemi immediati per la salute di nessuno, anche perché, ad oggi, non abbiamo nessun elemento per pensare che questo comportamento".

L'assistente sanitaria si era occupata di circa 6.000 vaccinazioni a bimbi e adulti, 1.000 ogni anno.

"Abbiamo deciso di fare approfonditi controlli a campione, con metodo rigorosamente scientifico, a coorte sui vaccinati per ognuno degli anni dal 2015 e indietro fino al 2009, per comprendere se e quando si è verificato un problema nel nostro territorio", conclude il direttore Benetollo.  

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Fiducia tradita. «Ci troviamo di fronte», ha spiegato il dg Francesco Benazzi, «a un gravissimo tradimento della fiducia, che va a danno della nostra azienda e di tutti i genitori che si sono affidati a noi. Fosse per me, sarei pronto a licenziarla». Il direttore generale dell'Usl 2 non nasconde l'amarezza di fronte al clamoroso caso che sta facendo parlare l'Italia. Di vicenda intollerabile hanno parlato il ministro della Salute e il governatore del Veneto.

Cinquecento coinvolti. Lo scandalo trevigiano – se provato – coinvolgerebbe 500 minori, che si sono sottoposti alle (mancate) vaccinazioni dal mese di gennaio 2016 al giugno dello stesso anno. L'Usl 2 invita alla calma e sta riconvocando tramite lettera tutte le famiglie interessate dalla vicenda, per effettuare la profilassi. Se il "piano" è stato scoperto, lo si deve alla solerzia di due colleghe della donna, insospettite dal fatto che quando vaccinava, puntualmente i bambini non piangevano. Un qualcosa di innaturale dato che è proprio il farmaco somministrato a determinare il fastidio e quindi il lamento dei più piccoli.

Altra stranezza: avevano notato che nella pattumiera c'era del liquido, fuoriuscito dalle fiale di siero. Non sono rimaste in silenzio e hanno deciso di segnalare le anomalie al dottor Giovanni Gallo, dirigente dell'Igiene e Sanità Pubblica, che a sua volta ha avvisato la direzione sanitaria.

L’archiviazione. «Nel giugno del 2016 le operatrici hanno comunicato i loro sospetti sulla collega e noi abbiamo provveduto a denunciare i fatti al Comando dei Carabinieri Nas di Treviso. Il procedimento è stato avviato ma a marzo la Procura ci ha trasmesso la richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero, che nelle sue conclusioni specificava l'assenza di "ulteriori elementi a carico», aggiunge Benazzi, ricostruendo passo dopo passo il lungo iter per arrivare alla verità. Nonostante il procedimento penale si fosse appena concluso con un nulla di fatto, l'azienda sanitaria non si è arresa.

«Ricopriamo un ruolo di sanità pubblica che ci impone di essere scrupolosi e di garantire la salute dei cittadini. Abbiamo deciso di avviare un'indagine sierologica per andare a fondo e chiarire i nostri sospetti», ha spiegato Benazzi. Attraverso un'indagine di qualità sono stati comparati due gruppi di bambini: 25 vaccinati dall'assistente sanitaria infedele e 22 da altri sanitari.

I nuovi test. «È emerso che i 22 soggetti vaccinati da altri operatori avevano assunto tutti il vaccino, mentre dei 25 seguiti dalla dipendente 21 erano negativi a tutti gli anticorpi e 3 positivi solo a uno. Evidenziando che la somministrazione non era avvenuta in tutto o in parte», aggiunge il dg Benazzi. Dati scientifici alla mano, lo scorso 10 aprile l'Usl ha segnalato alla Procura i nuovi elementi raccolti e appare imminente, da parte di quest'ultima, una riapertura dell'inchiesta.

Allo stesso tempo è stato avviato un procedimento interno all'Usl 2 per valutare l'operato della professionista, che è stata spostata in un ufficio dove ha compiti amministrativi, ma non ha alcun contatto con i pazienti. La commissione disciplinare non si è ancora pronunciata sul suo futuro lavorativo, ma la dipendente rischia la sospensione se non il licenziamento.

Motivazione ignota. A oggi la donna non ha spiegato perché, nei quattro mesi di attività alla Madonnina, abbia mascherato la vaccinazione di centinaia di bambini. Tra le ipotesi più accreditate per spiegare il grave gesto ci sarebbero una posizione anti-vaccini della dipendente, ma anche un possibile disturbo psicologico.

I richiami. Il Dipartimento di prevenzione sta invitando le famiglie a ripetere il richiamo nei giorni 24 e 28 aprile, nonché il 2 e il 6 maggio. Ma la preoccupazione per il caso dei "vaccini mascherati" corre. Nei prossimi giorni si cercherà di capire se il comportamento attribuito all'operatrice sia stato attuato anche in passato, quando lavorava in un'azienda sanitaria nel Friuli Venezia-Giulia. Se così fosse, lo scandalo potrebbe allargarsi, con migliaia di bambini coinvolti. 

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