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Condannato a 10 anni per la violenza sessuale alla figliastra

La vittima all'epoca aveva cinque anni: figlia della sua ex convivente, ha raccontato di cinque episodi. L’imputato è un ufficiale dell’aeronautica

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IVREA. È stato condannato a 10 anni l’ufficiale dell’aeronautica sotto processo per aver violentato una bambina. Il collegio dei giudici di Ivrea ha emesso ieri pomeriggio la sentenza ai danni del graduato di 51 anni, accusato di aver abusato di una bambina di appena 5 anni in ripetuti episodi. La vicenda risale al 2005, quando l’ufficiale aveva una compagna, straniera, madre della piccola (nata da un’altra relazione).

La Sentinella in un minuto di mercoledì 17 maggio

I tre vivevano insieme in un piccolo comune dell’Eporediese. La relazione tra i due era poi finita per altre ragioni e la donna e la bambina avevano lasciato l’Italia per far ritorno nel paese di origine della madre.
Solo nel 2013, quando la bambina aveva compiuto da poco i 12 anni, trovò la forza di confidarsi con alcune amiche di quanto subiva in Italia. Racconti terribili, di come quell’uomo così autorevole, fosse diventato un mostro. Le violenze sessuali si sarebbero ripetute nel tempo (cinque gli episodi contestati), quando la madre era assente e la piccola affidata all’ufficiale. Gli abusi ai danni della bambina si sarebbero consumati fra le mura domestiche all’insaputa della madre. Il pubblico ministero Chiara Molinari, nel corso della requisitoria (il processo è stato celebrato a porte chiuse), ha ribadito come sia la madre che la figlia siano assolutamente attendibili. La vittima all’epoca dei fatti non era in grado di conservare ricordi precisi, così di quei terribili momenti ha come dei flash. «La bambina ricorda cinque episodi, come dei flash che compaiono nella sua memoria. In questi ricordi c’è l’amico della mamma che la sottopone a sevizie sessuali, con masturbazione e sesso orale».
Il pm aveva chiesto per l’imputato una condanna a otto anni. Oltre alla pubblica accusa, anche la parte civile, rappresentata dall’avvocato Maria Rosa Barolo, ha chiarito che i testi sono attendibili sebbene non forniscano un resoconto preciso degli avvenimenti.
La madre era assolutamente all’oscuro delle violenze e il legale Barolo in aula ha attaccato il consulente della difesa: «Vorrebbe dimostrare che la bambina sia affetta da disturbo istrionico della personalità (disturbo che la porta a mettersi al centro dell’attenzione come protagonista di eventi infausti), mentre si sostiene che la madre possa aver ordito un complotto contro l’ex compagno per vendicarsi usando presunte violenze sulla figlia, niente di più sbagliato. Non c’è alcun complotto e i racconti, per quanto terribili, sono veritieri».
L’avvocato della difesa, Ferdinando Ferrero, ha cercato di smontare ogni accusa, imperniando l’arringa sulla possibilità che madre e figlia - abitando per molto tempo in una casa famiglia per persone con diversi problemi alle spalle - possano essere state influenzate da questa realtà. Sulla consulenza di parte dice: «Il mio esperto è stato crocefisso dall’accusa, trasformato in una secondo imputato, ma la sua analisi è corretta» L’avvocato Ferrero ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste.
I giudici hanno ritenuto fondate le tesi accusatorie condannando l’imputato a dieci anni, all’interdizione perpetua da pubblici uffici, dai luoghi frequentati da minori e scuole. I giudici hanno anche stabilito un risarcimento provvisionale di 50mila euro per la bambina e di 15mila euro per la madre, più le spese legali.
Valerio Grosso

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