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Le ricette no global dei grillini. Copiare il «democratico» Venezuela e gli accordi tra Chavez e Castro

Nel programma del M5s le proposte per esteri ed economia: modello Alba Bolivariana e tutela della «Madre Terra»

Le ricette no global dei grillini. Copiare il «democratico» Venezuela e gli accordi tra Chavez e Castro

Peace&Love, cittadino! Potrebbe essere questa l'estrema sintesi del programma esteri del Movimento 5 Stelle. Le parole chiave sono quelle del vecchio armamentario della sinistra più radicale: antiamericanismo spinto, ripudio assoluto della guerra, disarmo, lotta senza quartiere alla globalizzazione neoliberista, «sviluppo di nuovi modelli di produzione compatibili con la preservazione della Madre Terra (sic)». Cosa vuol dire? Non si sa di preciso, ma il termine Madre Terra viene ripetuto come in una giaculatoria in tutto il fascicoletto.

VENEZUELA

Accanto a proposte giuste (basta dazi alla Russia e freno all'austerità) tornano i cavalli di battaglia del movimento No Global e anche gli stessi riferimenti geopolitici. Uno per tutti: «Pieno riconoscimento dello Stato di Palestina nei confini stabiliti dalle Nazioni Unite nel 1967 e rispetto dei diritti e delle prerogative sociali dei palestinesi». Ma il meglio deve ancora arrivare. «In due convegni abbiamo presentato alla Camera dei Deputati il modello dell'Alba Bolivariana e quello dei Brics come possibili alternative per i Paesi dell'Europa del sud rispetto all'austerità, alla disoccupazione e alla crisi economica prodotte dall'unione economica monetaria e dal Washington consensus». Facciamo un brevissimo rewind: Alba Bolivariana? Sì, i grillini si riferiscono proprio all'accordo di cooperazione economica siglato nel 2004 da Chavez e Fidel Castro. D'altronde, Davide Casaleggio nel 2016 indicava, in un'intervista al Corriere della Sera, il Venezuela come un esempio riuscito di democrazia diretta. Quello che è successo nell'ultimo anno dalle parti di Caracas lo raccontano le cronache quotidiane: un dittatore comunista sta eliminando le opposizioni, la popolazione è allo stremo e dall'inizio delle sommosse ci sono stati centinaia di morti. Di certo non un bell'esempio.

IMMIGRAZIONE

E il 27 luglio, dopo mesi e mesi trascorsi a discutere del caso migranti, arrivò sulla piattaforma del Movimento 5 Stelle anche il tanto atteso «programma immigrazione». Rigorosamente provvisorio, ma già votato da 80.085 iscritti sul sistema Rousseau. Sei pagine smilze nelle quali i pentastellati, senza ombra di dubbio, inquadrano il problema: troppi sbarchi, troppi soldi alle cooperative, troppe zone d'ombra. L'obiettivo, scrivono i grillini, deve essere «zero sbarchi», perché l'Italia non è il campo profughi d'Europa. Sacrosanto. Ma come si fa a risolvere l'annosa questione dell'immigrazione? La pars destruens è centrata, ma quella costruens lascia più di qualche dubbio. «L'Italia deve lavorare per rimuovere le cause che costringono migliaia di esseri umani a lasciare i paesi di origine». La soluzione? «Serve un embargo alla vendita di armi ai Paesi in guerra civile, la fine dello sfruttamento dei Paesi terzi, una vera cooperazione internazionale e di sviluppo dei Paesi di origine». L'embargo, ammessa la sua reale praticabilità, risolverebbe solo in minima parte il problema della marea umana che cerca di fuggire dall'Africa. Perché - come ammettono gli stessi grillini poche pagine dopo, cadendo in contraddizione - solo il 5 per cento dei disgraziati che arrivano sulle nostre coste sta fuggendo da un conflitto. Gli altri sono profughi economici, persone che scappano dalla loro terra perché non hanno soldi per mangiare. E qui arriva, l'ormai condiviso da tutti, «aiutiamoli a casa loro». I Cinque Stelle convergono su questa posizione, ma con una ricetta alternativa: «Dare priorità al finanziamento trasparente di tanti piccoli programmi di sostegno allo sviluppo rurale, all'agricoltura sostenibile e alla sicurezza alimentare, all'istruzione, alla formazione professionale per attività artigianali». Buoni propositi, un po' naive, ma soprattutto è come cercare di curare un malato terminale con un'aspirina. Anche perché, dati alla mano, il 65 per cento delle terre coltivabili sul suolo africano è «danneggiato» al punto da non poter più essere produttivo, così come il 30 per cento dei pascoli e il 20 per cento delle foreste.

E poi, come in ogni programma a Cinque Stelle che si rispetti, arriva anche la soluzione tecnologica, la panacea che scioglie tutti i nodi, la medicina che guarisce tutte le ferite. E, in questo caso, secondo gli esperti del Movimento, potrebbe addirittura abbattere il maiuscolo problema della procedura per il riconoscimento della protezione internazionale (che dalle nostre parti dura anche 18 mesi, durante i quali il profugo può filarsela tranquillamente). La soluzione sarebbe: «La videoregistrazione dei colloqui con i richiedenti asilo, poiché nessun verbale o trascrizione potrà mai essere più veritiero delle parole stesse della persona». Testuale.

(3. Continua)

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