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SARDELLA

OSPITIAMO, CON PIACERE, QUESTO INTERVENTO DI MASSIMO RIDOLFI


La provincia è un vizio
«"Nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro."
Luca 4, 24-27
Ieri ho appreso con piacere la certamente lodevole iniziativa degli attuali membri principali del "Premio Teramo", il Presidente di giuria Simone Gambacorta e il Segretario Paolo Ruggieri, di presentare presso l'ufficio competente la richiesta di intitolare una via o uno spazio pubblico della nostra città a tre scrittori di tutto rilievo che hanno avuto in più una frequentazione assidua di Teramo oltre ad averne scritto nelle loro opere: il pescarese Ennio Flaiano (1910-1972) - che però non mi risulta sia ma capitato a Teramo o ne abbia mai scritto, ma probabilmente mi sbaglio e ho motivo di affidarmi alle certamente più solide competenze dei firmatari della richiesta -, l'orsognese Mario Pomilio (1921-1990) e, infine, il torrese Michele Prisco (1920-2003), sempre sperando però che i loro nomi si ricordino principalmente non per l'intitolazione di una via o di una piazza ma per la lettura della loro opera.
Ma al "piacere" è seguito subito dopo lo sconcerto e il dispiacere perché prima di questi illustri scrittori avrebbe dovuto esserci il nome del poeta Teramano e in Dialetto Teramano - i poeti dialettali sono criticamente da considerare Maggiori - Alfonso Sardella (1937-2010), perché nessuno come lui ha dato lustro in letteratura alla nostra città ravvivandone la vera lingua, quella originale, e gli angoli più luminosi e anche quelli più scuri, facendo della nostra Teramo luogo mondo dove ogni uomo può rintracciare segni della propria biografia, e basti ricordare quello che è da considerarsi come il suo Capolavoro, la lirica "Vincenze lu vetràre", dove la metrica si scioglie e raggiunge l'apice della scrittura in versi vergata da Alfonso Sardella, che invito tutti a rileggere - l'opera in versi del Maestro è integralmente raccolta in "Tutte li puesìje", a cura di Elso Simone Serpentini, Artemia, Mosciano Sant'Angelo (TE), 2012.
Alfonso Sardella è tra i miei poeti più cari e importanti che ho incontrato nel mio percorso di ricerca, che non a caso aprì il 27 gennaio 2018 - 8° anniversario della morte - la mia breve collaborazione con il blog "Il Fatto Teramano" con la rubrica "La Finestra del Poeta" - saggi poi confluiti nel volume "Personal Essays", Letterature Indipendenti, Teramo, 2020, insieme a quelli dedicati alle figure di: Vincenzo Cardarelli (1887-1959), Leonardo Sinisgalli (1908-1981) Miklós Radnóti (1909-1944), Philip Larkin (1922-1985), Edoardo Sanguineti (1930-2010), Stuart Z. Perkoff (1930-1974) e Tomas Tranströmer (1931-2015), vale a dire nel cuore della grande poesia del secolo scorso -, perché non si può partire per un lungo viaggio che dalla propria casa.
Quindi è d'obbligo a questo punto inoltrare medesima ma certamente più motivata richiesta all'ufficio competente utile a rinverdire la memoria e l'opera in dialetto teramano di Alfonso Sardella, richiesta che mi curerò personalmente di trasmettere.»
 
Massimo Ridolfi