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la sorella di rosaria lopez: «si riapre una ferita, la rabbia mi mangia il cuore»

Torna libero uno dei mostri del Circeo

Gianni Guido è evaso due volte, poi ha vissuto a Panama sotto falso nome. Ad aprile 2008 ha ottenuto i domiciliari

L'arresto di Guido nel 1983 in Argentina (Olycom)
L'arresto di Guido nel 1983 in Argentina (Olycom)
ROMA - «Fine pena 25 agosto 2009». Da poche ore Gianni Guido è un uomo libero: uno dei tre responsabili della strage del Circeo ha dunque chiuso i conti con la giustizia italiana, dopo che, nell'aprile 2008, il Tribunale di sorveglianza gli aveva concesso l'affidamento ai servizi sociali con obbligo di dimora nella casa dei genitori. La notte del 30 settembre 1975 il 53enne ex ragazzo della borghesia romana, insieme ad Angelo Izzo e Andrea Ghira, seviziò e uccise Rosaria Lopez (19 anni) e ridusse in fin di vita Donatella Colasanti (17) in una villa del Circeo. Guido aveva allora 19 anni, Izzo e Ghira rispettivamente 20 e 22.

EVASO DUE VOLTE - Figlio di un alto dirigente di banca, Guido è l'unico dei tre massacratori del Circeo ad avere scontato interamente la pena. Arrestato con Izzo il 1° ottobre 1975, è stato condannato all'ergastolo in primo grado il 29 luglio 1976 dalla Corte d'assise di Latina (stessa condanna per Izzo e Ghira, ma quest'ultimo è stato latitante fino alla morte). La pena di Guido è stata ridotta in appello a 30 anni nell'ottobre 1980 dopo una dichiarazione di pentimento e un risarcimento di cento milioni di lire alla famiglia Lopez (che ha rinunciato a costituirsi parte civile). La stessa cifra fu rifiutata dalla Colasanti. La sentenza è stata confermata dalla prima sezione penale della Corte di Cassazione, il 22 ottobre 1983. In carcere, di fatto, Guido ha trascorso una ventina d'anni, anche se in passato le ha provate tutte pur di non restare in cella: nel 1981 è fuggito dal penitenziario di San Gimignano colpendo una guardia carceraria con un posacenere. Per l' evasione è stato condannato a quattro anni e sei mesi, l'appuntato degli agenti di custodia Mario Guazzini a otto mesi per interesse privato in atti d'ufficio. I genitori di Guido, Raffaele Guido e Maria Pia Ciampa, sono stati invece assolti con formula piena dall'accusa di corruzione. Il 27 gennaio 1983, è stato di nuovo arrestato a Buenos Aires, in Argentina, dove vendeva automobili sotto il falso nome di Andrea Mariani e accusato di possesso di documenti falsi. A settembre dello stesso anno l'Argentina concede l'estradizione, sospesa però fino alla definizione del procedimento penale in corso per reati commessi nel Paese. Per questa accusa, Guido sarà condannato a sei mesi. Il 15 aprile del 1985 Guido riesce a fuggire dall'ospedale Manuel Rocco di Buenos Aires, dove era ricoverato per lesioni procuratesi in un ennesimo tentativo di evasione dal carcere Villa Devoto. Da allora si perdono le sue tracce finché non viene arrestato a maggio 1994 a Panama da polizia e carabinieri.

«SILENZIOSO PENTIMENTO» - Considerate le evasioni, avrebbe dovuto scontare ben più dei 30 anni che gli erano stati inflitti per la strage del Circeo, ma tra indulti, benefici penitenziari previsti dalla legge Gozzini, regime di semilibertà e affidamento in prova ai servizi sociali, la pena di Gianni Guido è arrivata al termine. I giudici del Tribunale di sorveglianza di Roma che nel 2008 lo hanno affidato in prova ai servizi sociali hanno scritto che Guido ha fatto un percorso di «silenzioso pentimento». Agli altri responsabili della strage del Circeo è andata diversamente: Andrea Ghira, subito fuggito all'estero, è morto in Marocco (le sue spoglie sono a Melilla, nel cimitero dei legionari spagnoli). Angelo Izzo è di nuovo in carcere, deve scontare un altro ergastolo dopo che, nell'aprile del 2005, rimesso in semilibertà, ha seviziato e ucciso Maria Carmela Linciano, e sua figlia Valentina di 14 anni. L'unica sopravvissuta alla strage del Circeo, Donatella Colasanti, è morta a 47 anni il 30 dicembre 2005, per un tumore al seno.

Guido in una foto del 2008 (Ansa)
Guido in una foto del 2008 (Ansa)
«SI RIAPRE UNA FERITA» - «È una ferita che si è riaperta ancora una volta. È ancora sento la rabbia che mi mangia il cuore e l'anima ma tanto non c'è nulla da fare, in questo Paese la giustizia non funziona - è lo sfogo di Letizia Lopez, sorella di Rosaria, la vittima del Circeo -. Gianni Guido che massacrò mia sorella, andò a casa a cenare e poi tornò al Circeo a finire quello che aveva cominciato, è libero e chi ruba una mela, i poveracci stanno in galera». Il cadavere di Rosaria fu trovato in una 127, parcheggiata in viale Pola a Roma, insieme alla agonizzante Donatella Colasanti, a pochi metri dalla casa dei genitori di Gianni Guido nel quartiere Trieste. «Il signor Guido non ha affatto scontato la sua pena; è andato in Argentina, è scappato all'estero - dice Letizia Lopez -, ha fatto gran parte della condanna ai servizi sociali, ha usufruito di permessi. Mi chiedo con quale coraggio una persona così con quello che ha fatto, e senza mostrare pentimento, ora gira libero per Roma». Letizia Lopez da alcuni anni si è trasferita a Roma: «Potrei incontrarlo in strada anche stasera. Cosa gli farei? Davvero non lo so, non sono una persona violenta, ma credo che gli chiederei come sta, come si sente, come fa a vivere con quei mostri che gli abitano nell'anima».

GHIRA E IZZO - Letizia Lopez non crede neppure alla morte di Andrea Ghira, anche se una perizia della procura di Roma e il dna dimostrò che era sua la salma trovata nel cimitero della Legione straniera, dove si era arruolato, nella enclave spagnola di Melilla in Marocco. «Ho sempre pensato che questa è gente ricca che ha avuto coperture importanti - dice Letizia Lopez -, mi sto battendo per far riaprire quel caso, ma trovare un perito e convincere un magistrato a far rifare il dna è impossibile». Infine Angelo Izzo:« Fra un po' uscirà anche lui - dice la sorella di Rosaria Lopez -, d'altronde si è visto quando è uscito quello che ha fatto: ne ha ammazzate altre due, madre e figlia». Di diversa opinione, almeno su Gianni Guido, è il legale di Letizia Lopez, l'avvocato Antonio Gattuso: «Gianni Guido - dice - forse è l'unico che ha veramente pagato il suo debito con la giustizia. Ha fatto la galera, e mi risulta che la famiglia abbia pagato ai tempi 100 milioni di lire come risarcimento».

«HANNO PAGATO LE DUE RAGAZZE» - Amare le parole dell'avvocato Mauro Cimino, che nei diversi processi ha rappresentato Donatella Colasanti: «I commenti sono inutili, purtroppo chi ha pagato sono state solo le due ragazze, Donatella e Rosaria. La vita della Colasanti è stata poi tutta molto sfortunata, ormai è rimasto in vita solo il fratello Roberto. Sapevamo che Gianni Guido sarebbe uscito in questi giorni. Siamo rassegnati, non possiamo che prenderne atto».

LE MOTIVAZIONI DEI GIUDICI - I giudici del Tribunale di sorveglianza di Roma che nell'aprile 2008 hanno concesso a Guido di uscire dal carcere per affidarlo in prova ai servizi sociali hanno messo nero su bianco i motivi per cui è da ritenersi ora un uomo diverso. Gianni Guido ha compiuto una «revisione critica dei trascorsi devianti» e un «silenzioso pentimento» rispetto alle condotte violente del passato. In carcere - è scritto nel provvedimento - Guido ha avuto una condotta sempre regolare, con una partecipazione convinta alle attività trattamentali (psicoterapia, impegno nello studio con il conseguimento della laurea in Lettere, riscoperta dei valori della religione), e infine con un reinserimento lavorativo in una cooperativa di Civitavecchia che si occupa di disagio sociale. Grazie al suo percorso di «silenzioso pentimento», a partire dal luglio 2006 ha ottenuto una serie di permessi premio, e un anno dopo la semilibertà, che ha trascorso uscendo la mattina dal carcere di Civitavecchia per andare a lavorare nella cooperativa "Fuori centro" e tornando la sera in cella. Anche le più recenti relazioni su di lui della Questura di Roma e degli operatori penitenziari - facevano notare i giudici di sorveglianza - avvalorerebbero l'«assenza di pericolosità sociale», peraltro già segnalata nel 2001 dalla psicologa del carcere di Milano dove Guido ha scontato quattro anni. Dall'aprile del 2008 fino a martedì, quando ha terminato di scontare la pena, Guido ha dovuto sottostare agli obblighi prescritti dal Tribunale di sorveglianza: rincasare la sera nell'abitazione dei genitori, cercare un lavoro stabile, proseguire la psicoterapia e svolgere attività di volontariato.


26 agosto 2009(ultima modifica: 27 agosto 2009)

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