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PDL

Casini: "Nessuno di noi con Silvio"
Il premier: "4 riforme in sette giorni"

Stop del leader Udc allo shopping di parlamentari già in corso. Dibattito sul voto anticipato. Cicchitto: "Se ci mettono sulla graticola, siamo pronti ad andare alle elezioni". Di Pietro contro il Pd sulle larghe intese. Avvenire: "Finita l'autosufficenza arrogante"

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ROMA
- Il governo è saldo, anzi è balneare. Dopo la rottura Berlusconi-Fini, il dibattito politico va avanti su due binari. Quello ufficiale delle dichiarazioni, e quello ufficioso delle trattative. Nei fatti, il Pdl è alla ricerca dei numeri per governare senza problemi, anzi di far passare quelle leggi (giustizia, federalismo) su cui potrebbe mancare il supporto del neonato Fli. Ma Casini risponde di no: "Nessuno di noi andrà con Silvio". E l'Api di Rutelli fa trapelare l'espressione "non c'è trippa per gatti", sicuramente riconducibile al suo leader.


La nota del premier. Alle cinque del pomeriggio, Berlusconi risponde con una nota a tutti i commentatori che vedono il governo in difficoltà. "Quattro provvedimenti contro tante chiacchiere. Nel corso di quest'ultima settimana il governo ha ulteriormente rafforzato il proprio profilo riformatore".

"E' stata approvata la manovra economica che ha messo al riparo l'italia dalle conseguenze più gravi della crisi economica e ha posto le condizioni dello sviluppo. E con la manovra sono state approvate, tra l'altro, le norme che consentono a chi vuole intraprendere di farlo senza dover ottenere le molteplici autorizzazioni preventive ora necessarie che vengono sostituite da una sola autorizzazione successiva".

In secondo luogo,"il Senato ha approvato anche con il concorso di una parte dell'opposizione, una riforma fondamentale della nostra università sulla base del merito e dell'ingresso di giovani docenti e ricercatori". Come terza riforma "il governo ha approvato poi un disegno di legge innovativo e liberale in materia cinematografica che permetterà di ridurre l'intervento esclusivo dello stato, di incentivare l'apporto dei privati e di favorire perciò un maggiore grado di autonomia e di libertà della cultura". Dulcis in fundo,  "il governo - si conclude la nota di Berlusconi- ha infine approvato il nuovo codice della strada, entrato in vigore già ieri, che consentirà di diminuire il numero degli incidenti e della mortalità sulle nostre strade".

La serata con le deputate. In una ricostruzione dell'Agi, le parole del premier alle deputate, riunite venerdì sera nel castello di Tor Crescenza, nella zona nord di Roma. ""E' un assurdo pensare che si possa dare il via libera ad un governo di transizione. Sarebbe una manovra di palazzo, un insulto - ha spiegato il premier dopo aver fatto vedere agli ospiti i lavori della nuova villa - soltanto ipotizzarlo. I nostri elettori non capirebbero, scenderebbero in piazza per gridare allo scandalo, sarebbe il ribaltamento della democrazia. A vincere le elezioni siamo stati noi...".

Alle 25 parlamentari Il Cavaliere ha detto. "Non sono fungibile. Io ho il 63% di gradimento, Sarkozy il 19%... Ho vinto tutte le sfide e se si dovesse tornare alle elezioni venderemo cara la pelle. I voti e il consenso ce li ho io...".

Fra campagna acquisti e ricorso alle urne. In queste ore gli uomini del Cavaliere sono impegnati nel cercare di attrarre alcuni esponenti del Gruppo misto, ma non solo. Anche i centristi sarebbero oggetto di attenzione particolare, e non a casa il leader Udc Pier Ferdinando Casini usa parole nette:  "Io sono coniugato stabilmente e non cerco fidanzamenti...e sono sicuro che nessuno dei miei passerà con Silvio, siamo blindati".

Dall'Api arriva una presa di posizione netta. "Nessuno pensi di spendere il nome di un movimento politico che è nato in modo coraggioso, nuotando controcorrente per operazioni balneari. detto in cinque parole, non c'è trippa per gatti". E' quanto si sottolinea negli ambienti vicini al leader Francesco Rutelli; l'Api si rifiuta di rimpolpare la maggioranza di centrodestra.
 
E' di fatto aperto il dibattito sulle elezioni anticipate. Ne parla questa mattina il Giornale, sostenendo tra l'altro che Napolitano potrebbe mettersi di traverso, e ne paral anche Il Secolo, vicino alle posizioni di Fini. "La cacciata del presidente della Camera - si legge nell'editoriale - indebolisce tutto, partito, maggioranza, governo, e la logica dice che ha un senso solo in un caso: se il premier vuole portare il Paese a elezioni anticipate per ottenere il 'plebiscito definitivo'".

L'ipotesi è direttamente evocata da Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario dei senatori Pdl, e suona come un avvertimento: "Non è quello che auspico, ma almeno a livello teorico un rischio sui numeri della maggioranza c'è. Ed allora una cosa deve essere chiara: se non c'è più una maggioranza si va ad elezioni". Ne parla anche Giuliano Ferrara su Il Foglio, definendo quella dello scioglimento delle Camera "l'unica via d'uscita possibile".

Con ancora maggiore decisione si esprime Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera: "Vedremo ora come si comporteranno in Parlamento. Di certo nè il presidente del Consiglio Berlusconi nè il Pdl sono disponibiloi a farsi cuocere a fuoco lento facendosi condizionare di volta in volta su ogni provvedimento. Se così fosse, si dovrebbe subito tornare a votare".

Avvenire: "Pdl arrogante". Il quotidiano dei vescovi è duro con il Popolo delle libertà. "Un terremoto politico del quale è difficile per ora valutare appieno le conseguenze". Sul quale si possono trarre già alcune conclusioni: "Si sta disgregando il progetto di un sistema politico bipartitico, mentre si attenua anche la concezione del bipolarismo basata sull'autosufficienza, spesso esibita con una certa arroganza verbale poi smentita dai numerosi scivoloni parlamentari". Per Avvenire "la maggioranza di centrodestra appare oggi esplicitamente friabile, mentre le opposizioni divergono sulla soluzione da dare a un'eventuale crisi formale del governo. Il rischio maggiore è quello di una soluzione di paralisi".

Ancora più caustica la Cei, secondo la quale "L'Italia sta vivendo un momento 'drammatico': è un Paese senza classe dirigente, senza persone che per ruolo politico, imprenditoriale e di cultura, sappiano offrire alla nazione una visione degli obiettivi condivisi e condivisibili". Il documento base della prossima "Settimana sociale", promossa dalla Cei a Reggio Calabria, è stato anticipato in un'intervista a Radio Vaticana dal segretario del comitato organizzatore, Edoardo Patriarca. Più tardi, i vescovi hanno fatto sapere che l'intervista non può essere riferita alla crisi in corso, visto che il documento era già stato presentato due settimane fa.
 
Larghe intese, Di Pietro contro il Pd. A differenza di quanto pensa il Pd, favorevole ad un governo di transizione, Antonio Di Pietro vuole subito elezioni anticipate: "La maggioranza non c'è più, perciò il voto anticipato è un atto doveroso verso l'elettorato e le istituzioni". Il leader dell'Italia dei Valori lancia un "appello a Fini e Bersani non per costruire una nuova coalizione ma una maggioranza parlamentare che valga per un solo voto: quello della sfiducia al governo. Poi  alle elezioni ognuno andrà per la propria strada".
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