Il Tirreno

Lucca

Stoffe, intimo e gelati: 130 anni in via Fillungo  

Stoffe, intimo e gelati: 130 anni in via Fillungo  

La storia del fondo che ospitò Quilici e Giribon. Giallo sulla fine degli arredi storici

21 giugno 2017
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LUCCA. Ci sono negozi (intesi come fondi, non come semplici attività commerciali) che sembrano essere predestinati ad avere una centralità nel passare del tempo. È il caso del numero 56 di via Fillungo. Dove nel giro di oltre 130 anni si sono susseguite tre attività, ognuna, per la sua parte, significativa per il commercio lucchese.

Cominciamo da quello che può vedere oggi un lucchese, o uno dei tanti turisti che si trovano a passare da via Fillungo. La classica insegna a lettere dorate su sfondo nero riporta l’insegna “Giribon intimo”. Dentro, però, c’è una gelateria. Non una qualsiasi gelateria: si tratta di Grom, marchio molto trendy con base in Piemonte e una galassia di punti vendita in Italia e all’estero. Grom non ha coperto l’insegna, che è tutelata, ma ha scritto il proprio nome all’interno. Ma la storia non è così semplice e lineare. Innanzitutto perché i due nomi, Giribon e Grom, raccontano una parte minoritaria del percorso di questo fondo.

Manca, infatti, chi qui ha lavorato dal 1885 fino al 1995. Si tratta della famiglia Quilici, che per decenni ha rappresentato una delle punte di diamante della tradizione dei tessuti lucchesi. Fu Adolfo a dare il via all’attività. Dopo i rovesci economici della gestione della Fanciulla del West in via Nuova (ulteriore locale-icona, ma questa è un’altra storia), Adolfo scelse di andare a cercar fortuna in America. Riuscì nel suo intento e con il gruzzolo raggranellato aprì l’attività in via Fillungo. Nel 1908, come riporta l’architetto Pietro Carlo Pellegrini nel suo volume “Il negozio storico”, fu stipulata una scrittura privata fra Quilici e Paolina Giomignani Burlamacchi, proprietaria dell’immobile, per “regolarizzare” la locazione. Il mobilio era incluso nell’accordo: “Scansie munite di cristalli, due tavole a banco e due lampade a gas”. Proprio il mobilio rappresentava - come per tanti altri negozi del centro - una meraviglia a sé: di legno con parte superiore in vetro e parte inferiore chiusa ad ante, correvano lungo tre lati del locale lasciando uno spazio per accedere al retrobottega. Oggi questi arredi non ci sono più. Furono mantenuti quando Giribon, nel 1995, subentrò a Quilici che si trasferì in via Busdraghi, dove è rimasto fino alla chiusura del 2016. Quando ha aperto Grom non sono stati più visibili. Difficile sapere la loro fine. Anche se c’è più di una possibilità che si trovino ancora al loro posto, coperti solo da una parete di cartongesso. Sicuramente è stata modificata la vetrina, da dove sono stati tolti i due ripiani di esposizione ai lati. E c’è un piccolo giallo sull’insegna: non è escluso, infatti, che dietro quella di Giribon via sia ancora quella originale del Bachi, che riportava la scritta “Quilici dal 1885”.

Tanti aspetti da chiarire, come avviene quando i negozi chiudono. Come chiusi sono i due negozi accanto alla ex Giribon-ex Quilici: Di Simo e Tenucci. Due nomi pesanti, due storie diverse. Che racconteremo in un’altra occasione.
 

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