Due settimane fa abbiamo parlato della One Ocean Foundation, ma questa non è l'unica fondazione/associazione che si occupa di combattere l'inquinamento marino da microplastica. Tra le più attive nella pulizia dei mari è da segnalare anche la 4ocean che, qui in Italia, è sostenuta nella sua attività anche da Guidi srl. Vista anche la nostra presenza al Versilia Yachting Rendezvous con uno stand dedicato a questo tema, quale miglior argomento di questo per il Save Our Ocean di oggi?
Prima di iniziare, vi ricordo che potete trovare un elenco degli articoli di questa serie, costantemente aggiornato e ordinato secondo categorie tematiche, visitando questo indice.
La storia della 4ocean inizia con Andrew Cooper e Alex Schulze, due amici che condividevano la passione per il surf, intenti a effettuare un viaggio a Bali, Indonesia, che avrebbe cambiato per sempre le loro vite e il destino dell'oceano. La loro trasferta li portò infatti a toccare con mano la devastante quantità di plastica che inquinava l'oceano. Cercarono quindi di capire perché nessuno stava facendo qualcosa per risolvere il problema.
Un pomeriggio incontrarono quindi un villaggio sulla costa dove i pescatori erano letteralmente obbligati a spingere le loro imbarcazione attraverso pile di plastica trascinate a riva dalla corrente. L'inquinamento da plastica non stava solo minacciando l'ambiente marino, ma anche la stessa sopravvivenza di quei pescatori. Eppure, nessuno di loro usava le reti da pesca per raccogliere la plastica, così da liberare l'ambiente e migliorare la loro situazione. La domanda del mercato di pesce fresco spingeva i pescatori a concentrarsi su quello che avevano davanti agli occhi, il pesce, non permettendo loro di comprendere che se non avessero raccolto la plastica, questa avrebbe alla fine distrutto tutta la loro vita.
I due amici capirono che dovevano creare qualcosa di concreto che alimentasse il desiderio di pulire l'oceano. Così nacque il braccialetto 4ocean. Questo è un braccialetto semplice, quanto unico, realizzato con uno spaghetto colorato in cui sono infilate perle di vetro trasparente. La sua particolarità è però quella di essere completamente realizzato in materiali riciclati che provengono dalle stesse bottiglie di plastica e vetro che sono recuperate dagli oceani. Una campagna di pulizia enorme che si sostiene economicamente da sola.
4ocean afferma che, per ogni bracciale venduto, viene rimosso il corrispettivo di un chilo di immondizia. Il totale di sporcizia rimossa raggiunto al momento in cui sto scrivendo queste righe (la cifra si aggiorna automaticamente sul sito ad ogni acquisto) è di 4 milioni e 399.512 chili. Il tutto in meno di due anni. Un risultato enorme che testimonia il potere dell'idea avuta dai due amici surfisti, ma che non sarebbe stato possibile senza il supporto di tutta una rete di volontari pronta a entrare in azione sulle acque e le coste di USA, Caraibi, Canada e Indonesia.
Armati di retini, camion e barche, cinque giorni su sette, gli attivi di 4ocean scandagliano la costa e il largo a caccia dei pericolosi rifiuti. Una ricerca tristemente semplice vista l'elevata quantità di plastica presente in mare. Se si escludono alcuni dipendenti, questo esercito è composto per lo più di pulitori locali volontari. Ragazzi, anziani, lavoratori e persino turisti che si imbarcano regolarmente sulle barche dell'associazione per mettersi a lavoro.
4ocean deve il suo successo anche al suo approccio diretto a risolvere il problema alla radice, senza scusanti o intermediari, ma tirandosi su personalmente le maniche. La volontà di dare il buon esempio è testimoniata non solo dalle loro azioni, ma anche dall'estrema trasparenza nei bilanci e nello smaltimento dell'immondizia raccolta, oltre che dal desiderio di cooperare il più possibile con altre associazioni che si occupano di "pulizia marina."
Il nome dell'associazione si deve ad un gioco di parole, ovviamente (for the ocean, per l'oceano), ma anche alle iniziali dei 4 pilastri che sostengono la loro strategia di intervento. Questi sono:
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