Vai ai contenuti
vai cancel

meccanismi e tempi diversi Due tipi differenti di pubblico

Comunicare la scienza: si accende
il dibattito tra blog e peer review

La «pubblicazione» resta comunque l'unico metro
di paragone. L'esperienza di arXiv

meccanismi e tempi diversi Due tipi differenti di pubblico

Comunicare la scienza: si accende
il dibattito tra blog e peer review

La «pubblicazione» resta comunque l'unico metro
di paragone. L'esperienza di arXiv

Opera di Jean-Michel MasOpera di Jean-Michel Mas
MILANO - Scienziati: è possibile considerare i blog dei ricercatori un'alternativa al laborioso meccanismo della peer review? La domanda, suggerita da un lettore del Guardian, ha spinto due fisici inglesi, Brian Cox e Jeff Forshaw, a riflettere su limiti e potenzialità di questi strumenti, comunemente utilizzati per comunicare i risultati del proprio lavoro. Evidenti, nei due casi, sono i vantaggi: il blog permette di raggiungere in tempi ristretti anche il grande pubblico; la peer review dà credibilità all'autore di uno studio. Ma entrambi i mezzi hanno grosse lacune.

MECCANISMI - Il meccanismo su cui si basano gli articoli scientifici è noto: uno scienziato o un gruppo di ricerca sottopongono un articolo a una rivista; gli editori decidono se il tema proposto è o meno di interesse; infine, un gruppo di revisori (reviewers) esperti dell'argomento valuta la scientificità o meno dell'articolo. La scientificità, non la «verità» di quanto affermato: se l'esperimento è controllato, riproducibile e munito di dati, in teoria l'articolo può essere pubblicato. Tutto limpido e lineare? Non proprio. «La peer review è uno degli argomenti più discussi nella letteratura di ricerca», spiega Massimo Zancanaro, responsabile dell'unità di ricerca Intelligent interfaces and interaction presso la Fondazione Bruno Kessler di Trento. Oltre a cadere a volte nella trappola di favoritismi e «dispetti», il meccanismo soffre di «alcune comunità chiuse che si autoalimentano, continuando a citarsi vicendevolmente. Un’altra difficoltà è data poi dal cosiddetto paper metrics: poiché la carriera di uno scienziato dipende spesso dal numero delle sue pubblicazioni, si innesca il meccanismo del paper slicing. In altre parole, per avere più articoli un contributo viene diviso nel maggior numero possibile di pubblicazioni. È un fenomeno naturale: una volta appresa la metrica, il ricercatore cerca di massimizzare il risultato».

CONFLITTO D'INTERESSI - Ancora: un ostacolo deriva dai tempi strutturali della peer review. «In certe comunità», prosegue Zancanaro, «si può arrivare a tre anni per pubblicare su una rivista prestigiosa. Nell’ambito tecnologico questo è ovviamente un problema. E non vanno dimenticati i conflitti di interesse: recentemente si è discusso in ambito medico del fatto che la maggior parte delle riviste del settore è sponsorizzata da case farmaceutiche. Anche ipotizzando una peer review irreprensibile, il loro coinvolgimento economico rende determinati studi scientifici imbarazzanti».

CHI DETIENE LA FIDUCIA - Allora, perché non pubblicare i risultati dei propri studi semplicemente su un blog? «Perché non esiste nessuna entità seria, conferenza o workshop che non abbia peer review. Alcune riviste hanno in mano il trust, cioè la fiducia della comunità scientifica: vengono considerati i legittimi portatori della conoscenza». Senza il loro sigillo, al ricercatore non viene riconosciuta alcuna considerazione.

BLOG E ARXIV - «Quella del blog», dichiara Amedeo Balbi, astrofisico dell'Università di Roma Tor Vergata e blogger «è una falsa alternativa. Il target è diverso, perché nei blog ci si rivolge al pubblico, non ai colleghi. E diversi sono di conseguenza sia il linguaggio che i contenuti». Tentò una strada diversa il fisico statunitense Paul Ginsparg, ideando nel 1991 arXiv: un archivio digitale di bozze di articoli pronti per la stampa su riviste scientifiche che, consentendo il libero accesso, permette di ricevere commenti e pareri dai colleghi di tutto il mondo. Ma non tutti possono pubblicare sulla piattaforma: dal 2004 arXiv - che oggi conta più di 713 mila articoli riguardanti fisica, matematica, informatica, scienze non lineari e biologia quantitativa – ha introdotto un sistema di endorsement. Non una vera e propria peer review, bensì una verifica della pertinenza dell’articolo proposto con l’argomento scelto dall’autore. «Con arXiv», spiega Balbi, «i lavori scientifici circolano più velocemente all’interno della comunità. Ma la peer review non si scavalca: l’imprimatur finale viene conferito dalla pubblicazione».

Elisabetta Curzel07 novembre 2011 (modifica il 15 novembre 2011)© RIPRODUZIONE RISERVATA

[an error occurred while processing this directive]
PIÙletti

Pubblicità