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Foto di bimbi africani contro lo spreco di cibo. Iniziativa shock di un hotel svizzero

di Paola Arosio
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LUCERNA – Prima istantanea. Provincia di Isiro, Repubblica democratica del Congo, un’ora del giorno imprecisata. Il piccolo Saed avrà due, forse tre anni. Il corpo smagrito, il ventre gonfio, gli occhi sbarrati, giace a terra accudito da sua madre, in una delle capanne disperse nel cuore della foresta equatoriale.


Seconda istantanea. Lucerna, Svizzera, ore 8.30 del mattino. Una coppia di signori di mezza età, aria distinta e giornale sotto il braccio, si accomoda nella sala dell’albergo per fare colazione. La tavola è imbandita: caffè, tè, latte, brioche. E ancora, pane imburrato, pancetta, uova.


AVVISO IN INGLESE E IN CINESE

È nella sovrapposizione di questi fotogrammi che si concretizza l’insolita iniziativa dell’hotel a quattro stelle Monopol, che utilizza foto choc di bambini africani affamati per dissuadere i clienti dallo spreco di cibo. Gli scatti sono stati posizionati sui tavoli del ristorante a buffet, corredati da un avviso in inglese e in cinese: «Buongiorno, cari ospiti. Per motivi etici e morali, in Svizzera, non si butta via il cibo. Si prega di mettere nel piatto solo ciò che si mangia. Grazie per la comprensione».


L’idea è venuta alla direttrice dell’albergo, Brigitte Heller, che commenta: «Vedevo ogni giorno chili di cibo, spesso ancora intatti, gettati nella spazzatura. E non ho potuto ignorare il problema. Così ho pensato di mostrare queste immagini, in modo da rendere le persone più consapevoli. Non sono preoccupata di offendere i turisti. Sto cercando di fare la differenza, non posso cambiare il mondo, ma questo è un piccolo inizio».

UNA PIOGGIA DI CRITICHE

L’iniziativa è stata criticata da molti. Perché, se lodevole è l’intento di contrastare gli sprechi e le disuguaglianze nel mondo, proporre queste immagini stereotipate viola i diritti dell’infanzia e strumentalizza una questione complessa, che ha radici profonde. Inoltre, alla lunga, il rischio è anche quello di creare assuefazione, di “normalizzare” la sofferenza. Non si tratta dunque di tacere i problemi, ma di trovare il modo migliore per parlarne.

@CorriereSociale

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Lettore_11714517 14 agosto 2015 | 11:28

Gli SVIZZERI sono propio degli ipocriti.Tutte le multinazionali sono proptette dalla neutraliata`svizzera,e addirittura dal Vaticano.La NESTLé SVIZZERA produce latte in polvere per bambini e venduto appunto in africa.VIETATISSIMO DALLA UNIONE EUROPEA.

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Lettore_11715888 15 agosto 2015 | 04:14

È giusto quello che dice ma pubblicare le foto dei bambini mi sembra un abuso