Lo standard europeo per la biodegradabilità della plastica utilizzata per teli pacciamanti in agricoltura già esiste, è stato approvato circa un anno fa, Federbio e Assobioplastiche però vogliono andare oltre e fare da apripista a un biologico in campo che utilizzi plastiche non solo biodegradabili (entro due anni, come stabilisce lo standard EN 17033) ma anche da materie rinnovabili.

Il 5 marzo scorso, a Milano, davanti a una platea di giornalisti, il presidente di Federbio, Paolo Carnemolla e quello di Assobioplastiche Marco Versari hanno firmato un protocollo d'intesa: "Da oggi parte ufficialmente il nostro percorso - ha detto Carnemolla - anche se, con Assobioplastiche, stiamo dialogando già da due anni".

Telo pacciamatura lattuga
(Fonte foto: Federbio)

Scopo dell'intesa è risolvere i problemi tecnici dell'utilizzo in agricoltura di teli pacciamanti biodegrabadili, fare ricerca, dialogare con le istituzioni per ottenere anche agevolazioni fiscali, raggiungere l'ambizioso obiettivo di portare i teli biodegradabili disponibili dal 40% di materiale rinnovabile, com'è oggi, a oltre il 60% entro il 2021, per puntare poi al 100%. Il tutto con una certificazione di terza parte. L'Italia farebbe così da apripista in Europa dove il tema della percentuale di plastica rinnovabile nei teli per la pacciamatura non è ancora stato posto.

"Fare biologico - ha detto Carnemolla in conferenza stampa - pone problematiche tecniche di controllo delle malerbe, soprattutto in alcune colture come il riso, il pomodoro da industria e la barbabietola". Il biologico in Italia sta assumendo dimensioni importanti (secondo gli ultimi dati disponibili, a fine 2017 si era attorno ai 2 milioni di ettari, interessando circa il 15% della Sau italiana) e necessita di risposte tecniche.
"In agricoltura si tirano centinaia e centinaia di metri di teli, con macchinari che al contempo devono anche seminare e procedere a una certa velocità. Vanno risolte le problematiche tecniche - ha detto ancora Carnemolla - e vanno indagate alcune caratteristiche dei teli, sappiamo che trattengono l'umidità, che consentono di anticipare l'epoca di semina, che hanno effetti su microflora e microfauna. C'è necessità sicuramente di ricerca e di dialogare con i costruttori delle macchine. Stiamo quindi coinvolgendo istituti di ricerca per avere le risposte che mancano. Vanno stabilite regole chiare e va dato un segnale all'agricoltura, basta plastica nei campi".
 

Federbio e Assobioplastiche, con l'intesa siglata, definiranno un programma di prove in campo per la verifica delle rese, degli effetti complessivi dell'utilizzo della pacciamatura con teli biodegradabili in agricoltura biologica. "Vogliamo fornire una soluzione ai problemi reali degli agricoltori - ha specificato il presidente di Assobioplastiche, Versari - e dare una risposta al problema del fine vita dei film plastici. E' un'operazione tecnicamente complessa, il terreno può essere troppo bagnato o troppo secco o il film si può rompere. E' un'operazione costosa e c'è il rischio di materiali plastici che si accumulano nel tempo, nel terreno. Il tipo di risposta viene dai materiali biodegradabili e riciclabili".

Telo pacciamatura stesura serra
(Fonte foto: Federbio)

L'uso di bioplastiche, ha reso noto il presidente di Assobioplastiche, è in continua crescita e questo dimostra che l'interesse c'è. Con i teli pacciamanti biodegradabili e da materie rinnovabili si potrebbero dare risposte anche a quegli imprenditori agricoli che hanno difficoltà nella conversione al biologico, proprio per il problema del controllo delle malerbe. I teli biodegradabili si stanno sperimentando su riso ma il biologico potrebbe salvare una coltura che potrebbe sparire dai campi italiani, la barbabietola da zucchero. "Nel 2019 - ha dichiarato ancora Carnemolla - saranno piantati 1.300 ettari di barbabietola biologica, è un inizio ma la coltura ha bisogno di risposte tecniche e la pacciamatura con teli biodegradabili e da rinnovabili può aiutare".

Telo pacciamatura
(Fonte foto: Federbio)