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Il Piano italiano su energia e clima? Bocciato

Il Piano italiano su energia e clima? Bocciato
La politica energetica italiana prospettata dal Piano nazionale energia e clima (Pnec) non è adeguata. Non va lo strumento strategico attraverso il quale l’Italia potrà attuare, di qui al 2030, il cambiamento necessario alla decarbonizzazione dell’economia
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La politica energetica italiana prospettata dal Piano nazionale energia e clima (Pnec) non è adeguata. Detto in altri termini il nostro Pnec non è quello che dovrebbe essere: lo strumento strategico attraverso il quale l'Italia potrà attuare, di qui al 2030, il cambiamento necessario alla decarbonizzazione dell'economia e al raggiungimento degli obiettivi sul clima che il mondo si è dato a Parigi.

Per quello che c'è scritto: è un Piano in assoluta continuità con il passato che si pone obiettivi non sufficientemente ambiziosi, addirittura per le rinnovabili e la riduzione delle emissioni i target sono inferiori a quelli europei, e continua ad assegnare al gas un ruolo eccessivo considerando che parliamo sempre di una fonte fossile. E poi è inadeguato per quello che non c'è scritto. Dovrebbe indicare con precisione le politiche, le misure e le coperture economiche attraverso le quali si intendono raggiungere gli obiettivi indicati, invece non lo fa. Critiche che in molti avevamo fatto alla proposta del piano inviata a Bruxelles, che risultano condivise dalla stessa Europa.

Qualcosa si era capito dall'audizione del Commissario europeo per l'azione per il clima e l'energia Arias Canete alle commissioni Ambiente, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato dello scorso 6 giugno. Occasione in cui il Commissario aveva evidenziato che la proposta dell'Italia deve essere più chiara rispetto alle modalità con cui si intendono raggiungere gli obiettivi e ricordato che la crisi climatica è tale da richiedere una completa trasformazione dell'attuale modello socio-economico, una transizione energetica irreversibile, insomma un grande cambiamento di cui essere guida, o limitarsi a seguire.

Ora sono arrivate le valutazioni dell'UE sui piani energia e clima proposti dai vari Stati membri e l'inadeguatezza del documento italiano è stata messa nero su bianco.

Per la Commissione Europea nell'insieme le proposte dei piani nazionali presentano attualmente contributi complessivi insufficienti sia per le fonti rinnovabili che per l'efficienza energetica: per le fonti rinnovabili la lacuna da colmare è di circa 1,6 punti percentuali; per l'efficienza energetica di 6 punti percentuali (considerando il consumo finale). Per questo, e anche perché gli attuali obiettivi europei non sono in linea con la soglia critica di 1.5°C, il Consiglio Europeo di giugno aveva in agenda l'adozione di una Strategia climatica in grado di far fronte all'emergenza con l'obiettivo delle zero emissioni nette al più tardi entro il 2050. Peccato che alla fine sia uscito un accordo dimezzato, in cui grazie a Polonia, l'Ungheria, la Repubblica Ceca e l'Estonia – gli alleati europei di Salvini - è saltata proprio la data-obiettivo del 2050 per il conseguimento della cosiddetta ‘neutralità climatica'.

Passando dal generale al particolare la Commissione ha snocciolato le criticità del nostro Piano nazionale energia e clima, ad esempio la centralità data al gas è in contraddizione con gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, il target per le rinnovabili è inadeguato rispetto all'innalzamento europeo al 32% e anche rispetto alle nostre potenzialità, il sostegno ai combustibili fossili prosegue anche tramite il meccanismo del capacity market, il cui costo e i cui effetti sul prezzo dell'elettricità non sono chiari.

C'è poi un problema di interconnessioni programmatiche non abbastanza approfondite, di analisi troppo frettolose sulle interferenze reciproche tra gli obiettivi di decarbonizzazione, sicurezza energetica e del mercato interno. Vanno esaminate con dettaglio decisamente maggiore per Bruxelles le conseguenze del graduale abbandono degli impianti termoelettrici a carbone e la prospettata evoluzione del ruolo del gas nel mix energetico, le misure con cui ottenere una maggiore penetrazione delle fonti rinnovabili e l'evoluzione delle sovvenzioni ai combustibili fossili. La Commissione ci invita anche ad adottare politiche dettagliate e quantificate, ad innalzare l'ambizione per le fonti rinnovabili nel settore del riscaldamento e del raffrescamento, a presentare misure che consentano di conseguire il target di riduzione delle emissioni nei trasporti, ad accertare che gli strumenti individuati per aumentare l'efficienza energetiche permettano di raggiungere i risparmi attesi e a ridurre la complessità e l'incertezza normativa anche precisando quadri favorevoli all'autoconsumo di energia da fonti rinnovabili e alle comunità energetiche rinnovabili.

Quasi nulla anche rispetto agli effetti del Piano sull'occupazione e sulla definizione di obiettivi specifici e misurabili che consentano una valutazione delle politiche per l'energia e il clima.

Se non è una Caporetto poco ci manca.

Chissà se le valutazioni della Commissione riusciranno in quello in cui non sono riusciti associazioni ambientaliste, ecologisti e mondo delle rinnovabili: convincere il governo del cosiddetto cambiamento a cambiare passo e a presentare entro l'anno un Piano nazionale energia e clima ambizioso, coerente e adeguato all'emergenza in atto.

Chissà se le valutazioni e le raccomandazioni della Commissione europea serviranno a convincere finalmente la Lega e agli alleati Cinque Stelle che le prime cose da fare per affrontare il mutamento climatico in atto sono tagliere i sussidi alle fonti fossili, investire su efficienza e risparmio energetici, su rinnovabili, autoconsumo e generazione diffusa, sulla mobilità sostenibile. Su una non più rinviabile transizione energetica dalle fonti fossili e inquinanti alle fonti pulite che investa tutti i settori produttivi.

Proprio per spingere il governo ad agire nella giusta direzione lo scorso 10 maggio ho depositato alla Camera una mozione per dichiarare anche in Italia lo stato di emergenza climatica e per impegnare l'esecutivo ad accelerare la transizione energetica, così da ridurre le emissioni in tutti i settori e superare finalmente la dipendenza dalle fonti fossili. Un testo che è a disposizione del Parlamento e dell'esecutivo.

Sperando che la politica, anche nell'era del governo giallobruno, possa avere uno scatto di dignità dimostrando di sapere fare cose utili al Paese, pur se proposte dalle opposizioni.

* ecologista e deputata LeU

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