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Il dilemma del trolley: il rango elevato rende più liberi dal Not Play God?

E' stato dimostrato che chi appartiene ad un rango elevato si sente più libero di agire ed è meno vincolato dal Not play God.

Di Guest, Francesco Mancini

Pubblicato il 26 Mag. 2017

Aggiornato il 05 Giu. 2017 13:57

Sembra che se ci si riconosce un rango elevato, allora ci si sente più liberi di decidere, cioè meno vincolati dal rispetto per la autorità morale.

Daniela Pulsinelli e Francesco Mancini (1)
Università Marconi, Roma.

 

Il dilemma del trolley: Not play God o scelta umanitaria?

Il rango elevato rende più liberi dal Not Play God?

Per rispondere a questa domanda abbiamo utilizzato il Dilemma del Trolley (Edmond, 2014).

Il Dilemma del Trolley è un paradigma sperimentale utile per studiare come le differenze tra individui e tra condizioni influenzino le scelte morali. Ne esistono diverse versioni. In quella basica si chiede ai soggetti di immaginare un vagone che procede completamente fuori controllo lungo un binario sul quale sono bloccate cinque persone che, inevitabilmente, saranno travolte e uccise. Ai soggetti, poi, è chiesto se muoverebbero la leva di uno scambio, deviando così il treno su un binario dove, però, si trova una persona che sicuramente non avrà scampo.

Questo dilemma è particolarmente interessante ai nostri fini perché contrappone un principio umanitario/altruistico al principio deontologico basico che è il Not Play God, o per i laici Not Tamper with Nature. Per il primo una scelta è moralmente buona se implica conseguenze buone per la maggior parte delle altre persone. Il Not Play God è una norma intuitiva secondo la quale, invece, nessuno ha il diritto di mettersi nei panni di Dio e nessuno, dunque, ha l’autorevolezza per modificare quello che appare il corso naturale degli eventi, vale a dire ciò che Dio, la Natura o il Destino hanno deciso.

La decisione di muovere lo scambio, e dunque di salvare cinque vite al costo della perdita di una sola persona, è dettata dal rispetto del principio umanitario mentre la scelta opposta è dettata dal principio Not Play God. Questa scelta, contrariamente alla prima, comporta non prendersi la responsabilità di un’azione che interferisca con l’ordine naturale, lasciando dunque al destino la decisione di lasciar morire cinque persone piuttosto che una sola.

 

Appartenenza al rango elevato: rende liberi dal Not play God?

Il peso morale del Not Play God influenza l’omission bias, vale a dire la tendenza a giudicare le omissioni moralmente meno gravi delle azioni, a condizione, ovviamente, che azioni e omissioni siano equivalenti per valore dell’esito, per la consapevolezza delle conseguenze e per l’intenzionalità dell’agente. Le omissioni, al contrario delle azioni, non interferiscono con l’ordine naturale e dunque non violano il principio Not Play God e di conseguenza sono moralmente meno reprensibili.

Tuttavia da alcune ricerche (Haidt & Baron, 1996) risulta che il peso morale del Not Play God diminuisce, se si giudica un individuo al quale si riconosce autorità e autorevolezza. Il comandante di una nave risponde tanto delle omissioni quanto delle azioni. Essendo “secondo solo a Dio”, gli si riconosce il diritto-dovere di utilizzare margini decisionali più ampi di quelli riservati alle persone comuni e dunque le sue omissioni sono meno scusate. Ma chi ricopre il ruolo di comandante è influenzato anche nelle proprie scelte e nei giudizi su di sè? Cioè si sente lui stesso meno legato dal rispetto del Not Play God? Per rispondere a questa domanda abbiamo utilizzato la versione basica del dilemma del trolley. L’ipotesi era che chi si identificava in un ruolo di autorità sarebbe stato meno condizionato dal rispetto del Not Play God e dunque avrebbe mosso lo scambio, più di quanto avrebbe fatto chi si identificava in un ruolo non di autorità ma di persona qualunque. Con l’aumentare del rango, e dunque del grado di autorità auto-attribuita, l’individuo si sente meno vincolato dal principio Not Play God, e pertanto, meno propenso alle omissioni.

Per mettere alla prova la nostra ipotesi abbiamo realizzato tre varianti del dilemma del trolley, in cui i soggetti si immaginavano in una emergenza, dove dovevano decidere se lasciare tre persone al loro tragico destino o se, invece, cambiare gli eventi in corso, direzionando il pericolo mortale verso altre due persone. La questione, in sintesi, era: è giusto prendersi la responsabilità di interferire con il destino per salvare tre persone e farne morire due (2)? Al campione di controllo era chiesto di immaginarsi come dei passanti che si trovavano casualmente nella situazione di emergenza. Al campione sperimentale era chiesto di immaginarsi in un ruolo di autorità rilevante nel contesto in cui si stava svolgendo la tragedia. Il capostazione nel contesto ferroviario in cui occorreva scegliere se deviare o meno un treno da tre verso due persone, il comandante dei vigili del fuoco nella condizione in cui era divampato un incendio, o ancora il direttore di un ospedale nel caso di una fuga di gas in una struttura sanitaria. Al campione sperimentale era sottolineato che erano gli unici responsabili in grado di poter decidere come agire in tale condizione.

In sostanziale accordo con l’ipotesi, il gruppo sperimentale (ruolo di autorità) sceglieva le omissioni meno del gruppo di controllo (passanti). Nel gruppo autorità si riscontravano inoltre meno omissioni nel dilemma 2 rispetto ai dilemmi 1 e 3. Tale risultato è spiegabile dal diverso ruolo di autorità percepita nei tre dilemmi. In altre parole, al comandante dei vigili del fuoco potrebbe essere riconosciuta una autorità maggiore del capostazione e del dirigente di un ospedale, per lo meno rispetto alla gestione della emergenza descritta nelle vignette sperimentali.

Per questo motivo, probabilmente, si osservano maggiori scelte d’azione nelle vesti del comandante dei vigili del fuoco. In conclusione, sembra che se ci si riconosce un rango elevato, allora ci si sente più liberi di decidere, cioè meno vincolati dal rispetto per la autorità morale.

Note:

  1. La ricerca alla quale si fa riferimento è nella tesi triennale in Scienza della Formazione e Tecniche Psicologiche che Daniela Pulsinelli ha svolto presso la Università Marconi, relatore prof. Francesco Mancini: “La responsabilità di ruolo nei dilemmi morali”.
  2. Abbiamo utilizzato la proporzione tre verso due e non quella tradizionale, cinque verso uno, per evitare un effetto soglia.
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SCRITTO DA
Francesco Mancini
Francesco Mancini

Medico chirurgo, Specialista in Neuropsichiatria Infantile e Psicoterapeuta Cognitivista

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Edmonds, D. (2014) Would you kill the fat man? Princeton University Press.
  • Haidt, J. and Baron J. (1996). Social roles and the moral judgement of acts and omissions. European Journal of Social Psychology, 26, 2, pp. 201-218.
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