#musictosave #009

ALESSANDRO BARBANERA – Haunted Houses
(Laverna, 2020)
Ruota intorno all’idea di assenza il secondo lavoro di Alessandro Barbanera, risultante da un articolato processo di manipolazione di chitarre e field recordings. Amplificando il ricco spettro sonoro già evidenziato in “In The Middle Of The Path”, l’artista umbro spazia attraverso polverose stratificazioni ambientali e increspature di rumore, che suggellano istintivamente una galleria di immagini sfocate.

CHELIDON FRAME – A Desert Displays
(Sounds Against Humanity, 2020)
I paesaggi sonori plasmati da Alessio Premoli sotto l’alias Chelidon Frame si rivestono di anecoiche atmosfere invernali in tre tracce che a dense saturazioni concrete associano frequenze granulose e minute vibrazioni. In particolare lungo il quarto d’ora del brano d’apertura, Premoli dispiega un vasto campionario di fremiti e detriti sonori, presto digradati in stratificate modulazioni nebbiose.

EDOARDO CAMMISA – Flux
(Line, 2020)
Accantonato per il momento l’abituale alias Banished Pills, Edoardo Cammisa propone a proprio nome un consapevole percorso di ricerca sonora, sviluppato attraverso una varietà di nastri, oggetti e microfoni. Si tratta di poco più di cinquanta minuti, ripartiti in un più conciso prologo e in un “flusso” di lunga durata, che esplorano la relazione tra suono e silenzio in un ambiente a pressione negativa.

KEIRON PHELAN & PEACE SIGNS – Hobby Jingo
(Gare du Nord, 2020)
Il secondo capitolo di quella che è solo una delle tante vite artistiche di Keiron Phelan ne amplifica la ricerca di variopinte soluzioni d’arrangiamento per le sue canzoni pop “adulte”. In tredici agili brani, il musicista inglese spazia tra orchestrazioni retrò e songwriting naturalmente sofisticato, include spunti soul e bossa in un ventaglio di melodie dotate di una raffinatezza fuori dal tempo.

LAU NAU & MATTI BYE – Signals
(Time Released Sound, 2020)
Rimandano inevitabilmente a incantevoli rarefazioni nordiche gli otto brani frutto della organica collaborazione tra Laura Naukkarinen e il compositore svedese Matti Bye. “Signals” non discende dal solo dialogo tra pianoforte ed elettronica, bensì è orientato alla rappresentazione di spazi fisici e spirituali, dai quali originano sensazioni di incontaminata, luminosa bellezza.

LUNG CYCLES – The Other One
(Lily Tapes & Discs, 2020)
Già aduso alle collaborazioni, Ben Lovell apre anche le solitarie filigrane acustiche di Lung Cycles alla condivisione con altri musicisti. Dan Knishkowy (Adeline Hotel) e Francis Lyons (ylayali) ne accompagnano le granulose risonanze del picking e le interpretazioni sommesse, creando scorci di accogliente intimismo sotto forma di dialoghi strumentali e canzoni di carezzevole narcolessia.

RIVULETS – Hinah Session
(Self Released, 2020)
Nathan Amundson ha reso nuovamente disponibile in rete la “session” realizzata dieci anni fa per il (benemerito) sito francese Hinah. Si tratta di dieci canzoni registrate in presa diretta e in formato totalmente acustico, con tanto di rumori di fondo e piccole imperfezioni che ne alimentano il fragile intimismo. Le scarne versioni restituiscono l’essenza più pura e intensa della poetica del primo Rivulets.

THE VERY MOST – Needs Help
(Kocliko / Lost Sound Tapes, 2020)
Una vera e propria multinazionale dell’indie-pop assiste il ritorno discografico di Jeremy Jensen e del suo duraturo progetto di culto The Very Most. Rimandando ai dodici brani di “Needs Help” la scoperta dei numerosi compagni di viaggio del musicista dell’Idaho, è la sua scrittura a brillare di luce propria, in una sequenza di melodie zuccherine e arrangiamenti che uniscono nostalgia e leggerezza.

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