Venerdì – 6 novembre – avrebbe dovuto tenersi la prima udienza del processo al “Nuovo Clan Partenio”, dopo la maxi operazione «Partenio 2.0» iniziata nell’estate 2017 che all’alba di oggi – 9 novembre – con l’indagine “Aste Ok” ha consentito di disarticolare un’organizzazione malavitosa tra le province di Avellino e Roma composta sempre da membri di spicco del “Nuovo Clan Partenio”, nonché da imprenditori e professionisti. In totale, nelle due inchieste, sono stati emessi provvedimenti cautelari personali a carico di 23 indagati, a cui si aggiungono quattordici misure cautelari, 4 milioni di beni e 5 società sequestrate, oltre all’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 14 indagati.

E questa è una sintesi dei fatti di cronaca. La notizia è che né il Comune di Avellino, né quello di Mercogliano si erano costituiti parte civile nel processo. Fino a ieri – domenica 8 novembre – data in cui il Sindaco del Capoluogo, Gianluca Festa, ha dichiarato la costituzione di parte civile attraverso una diretta social chiarificatrice. Mentre Vittorio D’Alessio si è espresso sul suo profilo social con un lungo post, di cui riportiamo qualche riga: «Perchè costituirsi parte civile sarebbe la prova che Mercogliano è la città della legalità? Costituirsi parte civile sarebbe solo un’azione simbolica. Fa notizia, insomma. Non è pensabile, però, che qualcuno misuri la legalità della città di Mercogliano sulla scelta che sarà presa in merito alla posizione da assumere in questo processo. La partita contro la malavita si gioca, insieme, ma su altri campi, non sventolando la costituzione di parte civile!». La versione completa la trovate QUI.

Sandro Ruotolo ha affidato il suo video-appello all’associazione “Avellino Prende Parte” – APP – rappresentata in Assise dal consigliere Francesco Iandolo, potete guardarlo QUI.

E noi lo abbiamo raggiunto al telefono perché da giornalista, impegnato da oltre quarant’anni nel racconto e nella lotta contro la criminalità organizzata, e Senatore del Gruppo Misto può aiutarci a fare chiarezza sull’importanza di un gesto che avrebbe dovuto essere naturale: «Costituirsi parte civile significa schierarsi, vuol dire stare dalla parte delle vittime che non sono soltanto le vittime dei reati per cui la Magistratura procede, ma sono le comunità. Perché la presenza dei clan è un colpo duro ai territori, alla vivibilità, alla democrazia del proprio comune. La camorra è dittatura, violenza, sopraffazione, tutti colpi molto duri assestati ai diritti dei cittadini. Nelle indagini svolte su Avellino c’è stato un filone relativo allo scambio politico-mafioso e questo certifica la presenza della criminalità, la inserisce nella storia di una comunità, se poi le indagini virano sui ceti professionali, il problema riguarda tutti. E i Comuni si devono schierare, non devono lasciare sola quella parte della società civile che è impegnata nella battaglia per la legalità, perché costituirsi parte civile è un segnale di educazione alla legalità».

Sandro Ruotolo ricorda benissimo che al Maxi Processo alla mafia di “Cosa Nostra”, il Comune di Palermo si costituì immediatamente parte civile: «La questione non riguarda la magistratura, le forze dell’ordine, i criminali e le vittime, ma ha a che fare con l’intera società. Finché non ci libereremo della camorra, della mafia, della ‘ndrangheta non saremo liberi e vale soprattutto per il Meridione, il cui processo di sviluppo è bloccato dalla criminalità».

Ma quali sono i livelli su cui si regge la trasparenza amministrativa? O meglio, come si può tenere la criminalità organizzata fuori dalla cosa pubblica? Il consigliere comunale di APP, Francesco Iandolo, chiede la costituzione di una Commissione Consiliare Antimafia all’interno del Comune di Avellino a supporto dell’azione amministrativa: «Con azioni di prevenzione, in questo periodo di emergenza soprattutto. A settembre durante il question time a Palazzo Madama ho sollecitato la Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese rispetto all’aggravamento della situazione in Irpinia, mi è stato comunicato in seguito un aumento di organico delle forze di polizia. Esiste una questione etica e morale ed è necessario agire con la prevenzione e la repressione dei fenomeni criminali. E’ importante far sentire la società e le istituzioni al fianco delle vittime, ci sono le leggi che ci aiutano in questo, come quella per lo scioglimento dei consigli comunali in vigore dal 1991, non è un tema che abbiamo dimenticato, l’attenzione resta altissima».

C’è stata una levata di scudi da parte della stampa, la mobilitazione di cittadini e associazioni – tra cui “Libera Avellino” che ha promosso una petizione da firmare QUI – compatti nel sottolineare l’importanza di costituirsi parte civile per il Capoluogo e per il Comune di Mercogliano: «Deve essere una decisione convinta, mi sono molto meravigliato perché è stato necessario chiedere qualcosa che dovrebbe essere ovvio e naturale. Questo ci preoccupa, non dovrebbero servire appelli per un’azione che è una consuetudine nella battaglia contro la criminalità. Chiedo ai Sindaci di aderire ad Avviso Pubblico (l’associazione in cui sono riuniti gli amministratori pubblici che si impegnano a promuovere la cultura della legalità, ndr) per partecipare in maniera concreta, per fare rete in una lotta comune e far crescere la cultura della legalità soprattutto tra gli amministratori. Non è il momento degli attacchi alla stampa e alle associazioni, nessuno sta accusando i Sindaci, c’è un’opinione pubblica che sta chiedendo di stare insieme come comunità in questa battaglia, non è un’invenzione della stampa, né dei cittadini, la stampa raccoglie un’esigenza e si esprime con il suo punto di vista. Sappiamo bene che la presenza di questo clan della camorra irpina ha delle conseguenze sui territori, non c’è da prendere le distanze in questo momento, c’è da fare squadra, in modo particolare in questa fase così drammatica per il nostro Paese. I Sindaci non devono sottovalutare nessuna questione legata alla criminalità, la decisione di costituirsi parte civile è da apprezzare, aspettiamo il processo, quello che mi dispiace è che sia servita una mobilitazione per un atto normale, dovuto. Bisogna lavorare insieme».