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La Juve scopre la natura polemica e problematica di Adrien Rabiot. Non è una novità, per il francese, andare al muro contro muro con la propria società. Anche al PSG lo avevano capito benissimo, fino a metterlo fuori squadra per il mancato rinnovo del contratto, notti in discoteca e scivoloni social. Stavolta, a coronamento di una stagione d’esordio in bianconero disastrosa, ci si è messa una protesta per il taglio stipendi, che il gruppo si è auto imposto per andare incontro alla società.

LA PROTESTA - Tra i giocatori della Juve che hanno lasciato l’Italia, Rabiot è l’unico (insieme ad Higuain, che però ha una situazione personale che lo giustifica) a non essere ancora tornato. E dire che, dalla Costa Azzurra, dove sta trascorrendo la quarantena, non è complicato organizzare un viaggio in direzione Torino. Ma quello di Rabiot, secondo quanto riferito da La Stampa, è un vero e proprio sciopero contro il taglio degli stipendi. Una presa di posizione netta, che ha reso i rapporti tra l’entourage del ragazzo e il club gelidi. La riduzione degli ingaggi è stata scelta difficile, che non tutti hanno accolto e condiviso in pieno, lo stesso Dybala ha raccontato di un acceso confronto sulla chat Whatsapp dei giocatori. Ma, alla fine, la proposta portata avanti da capitan Chiellini è stata accettata da tutti. Tranne Rabiot.


JUVE IRRITATA - Il mancato rientro del francese, dovuto poi a questa protesta, ha irritato la Juve. Che, ancor di più, è pronta ad accogliere a braccia aperte eventuali proposte per liberarsi del centrocampista già la prossima estate. L’Everton di Ancelotti ci ha già provato lo scorso gennaio, ora con un’offerta da 25-30 milioni (di totale plusvalenza) può convincere Paratici, ben felice di liberare il monte ingaggi dai 7 milioni all’anno (netti) che percepisce il francese. C’è poi anche il Manchester United, con cui non è da escludere un’operazione complessiva che includa anche Pogba. Rabiot non è mai stato così lontano dalla Juve.