La terapia ormonale in menopausa aumenta il rischio di cancro al seno. Ecco di quanto

Un’analisi su The Lancet ha esaminato i dati di oltre 100mila donne, mostrando l'associazione tra i diversi tipi di terapia sostitutiva e l'incidenza della malattia

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UNO studio internazionale su oltre 100mila donne con tumore al seno rivela che tutti i tipi di terapia ormonale sostitutiva in menopausa (TOS), ad eccezione degli estrogeni topici vaginali, sono associati ad un aumento del rischio di carcinoma mammario. Come e quanto dipenderebbe dal tipo di terapia e dalla durata: più a lungo si assume, maggiore sembra essere la probabilità di ammalarsi. Nell’analisi - pubblicata su The Lancet - i ricercatori del Collaborative Group on Hormonal Factors in Breast Cancer hanno esaminato i dati provenienti da 58 studi epidemiologici di tutto il mondo osservando come, per le donne normopeso dei paesi occidentali, cinque anni di terapia ormonale assunta fin dall'inizio della menopausa sia correlata all’incidenza del tumore nel successivo ventennio: dai 50 ai 69 anni. Non solo: l'aumento di rischio persisterebbe per oltre un decennio dopo l'interruzione della terapia, e per questo sarebbe il doppio di quanto finora pensato.
 

Conferme e nuovi dati

La correlazione tra il tumore al seno (il più frequente nelle donne in particolare in questa fascia di età) e la terapia sostitutiva era già nota, ma finora i dati non fornivano informazioni disponibili sul lungo termine e sulle differenze tra i diversi tipi di terapia. Ora, invece, i ricercatori hanno osservato che l'incidenza della malattia è maggiore per le donne che utilizzano la terapia ormonale con estrogeni e progestinici rispetto a coloro che ricorrono ai soli estrogeni.
Inoltre, l'incidenza è risultata più alta se il progestinico veniva assunto ogni giorno anziché in modo intermittente (per esempio, per 10-14 giorni al mese). Nello specifico, hanno stimato che si verifica un caso di tumore al seno in più rispetto alla media ogni 50 donne che assumono estroprogestini in modo continuato, ogni 70 donne che assumono estroprogestinici in modo non continuato e ogni 200 donne che assumono estrogeni.
 

Lo studio

Gli autori hanno preso in considerazione e analizzato tutti gli studi prospettici del periodo 1992-2018 che avevano registrato il tipo e la durata della terapia ormonale e monitorato l’incidenza del cancro al seno: oltre 100mila donne avevano sviluppato il cancro al seno a un’età media di 65 anni. Tra loro, la metà aveva usato la terapia ormonale in menopausa (l'età media della menopausa era 50 anni e coincideva con l'età media registrata all’inizio della terapia ormonale).

A partire da questi dati, il team ha stimato l'incidenza della malattia in diversi casi: per le donne normopeso dei paesi occidentali che non avevano mai fatto uso della terapia ormonale, il rischio medio relativo di sviluppare il carcinoma mammario – nel ventennio tra i 50 e i 69 anni – risulta di circa 6,3 casi ogni 100 donne (cioè una donna su circa 16 in questa fascia di età sviluppa il cancro al seno, dato in linea con quello italiano); per le donne che utilizzano per cinque anni la terapia ormonale con estrogeni e progestinico (assunto ogni giorno), il rischio risulterebbe di 8,3 casi ogni 100 donne (cioè una donna ogni 12); per chi ricorre alla terapia con estrogeno e progestinico (assunto in modo non continuato) di 7,7 su 100 (1 su circa 13), e per chi fa uso solo di estrogeni di 6,8 su 100 (1 su 14). Inoltre, in chi utilizza la terapia ormonale per dieci anni anziché per cinque, l'eccesso di rischio sarebbe circa il doppio. Il rischio in chi fa ricorso alla terapia per meno di un anno sembra invece essere basso, indipendentemente dal tipo di terapia.

Nel complesso, nello studio l'uso della terapia ormonale è stato associato molto più fortemente a un particolare tipo di tumore al seno: quello positivo al recettore degli estrogeni (ER+), dal momento che i fattori ormonali influenzano principalmente questa forma di cancro.
 

I rischi a lungo termine

Già una precedente meta-analisi di dati raccolti in tutto il mondo aveva osservato l'aumento di rischio di cancro al seno, “ma solo ora i nostri nuovi risultati indicano che un aumento del rischio persiste anche dopo l'interruzione dell'uso della terapia ormonale”, sottolinea Valerie Beral, coautrice dello studio e professoressa di epidemiologia all'Università di Oxford. Inoltre, è interessante notare che nelle donne obese, che presentano già un maggior rischio di cancro al seno rispetto alle donne normopeso, non si sono registrati rischi significativi in relazione all’uso della terapia ormonale.
 

La terapia ormonale sostitutiva in menopausa

Le donne tendono a iniziare la terapia ormonale intorno al periodo della menopausa, quando la funzione ovarica cessa, causando una sostanziale riduzione dei livelli di estrogeni e di progesterone. La terapia ormonale può, infatti, alleviare alcuni sintomi come per esempio gravi vampate di calore e fastidi. Nei paesi occidentali, l’uso della terapia ormonale sostitutiva è aumentato rapidamente durante gli anni ‘90, si è dimezzato bruscamente all’inizio degli anni 2000  - in seguito allo studio clinico della Women’s Health Initiative che aveva mostrato un aumento del rischio di cancro al seno associato all'uso della terapia con estrogeni e progesterone - per poi ristabilizzarsi a partire dal 2010. Attualmente nei paesi occidentali le donne che ne fanno uso sono circa 12 milioni (circa sei milioni in Nord America e sei in Europa). Sebbene alcune vi ricorrono per un breve periodo, è abbastanza comune utilizzare la terapia ormonale per circa cinque anni. “È sicuramente importante stimare l’aumento del rischio del cancro legato alla terapia ormonale - scrive in un commento su The Lancet Joanne Kotsopoulos, dottoressa del Women's College Hospital (Canada) - ma bisogna adottare un approccio razionale per gestire i sintomi della menopausa, valutando attentamente i rischi e i benefici derivanti dalla terapia ormonale per ogni singola donna”.