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  • Immagine del redattoreLaura Invernizzi

Dickinson

Il 15 maggio 1886 moriva (a quasi 56 anni) la poetessa Emily Dickinson.

Forse in questo periodo di lockdown qualcuno si sarà domandato come abbia fatto questa donna a non uscire dalla sua stanza per la maggior parte della sua vita – una reclusione volontaria – ma in realtà non solitaria…come mi hanno spiegato durante la visita alla sua casa di Amherst e come riportato sul sito.


La sua stanza era infatti affacciata su una via molto “trafficata” all’epoca e poteva ascoltare i discorsi e pettegolezzi, inoltre la casa – in cui ha abitato anche la sorella Lavinia – era aperta alle visite di parenti (il fratello abitava di fianco) e agli amici più stretti…oltre alla fitta corrispondenza.

Io invece nella sua dimensione mi ci ritrovo da prima del coronavirus, tanto da autodefinirmi la Emily Dickinson milanese (senza la vena poetica purtroppo).

In realtà la mia passione per le sue poesie (e più in generale dei suoi scritti) mi accompagna dall’adolescenza, tanto da definirla la mia scrittrice preferita (a cui ho accostato negli ultimi anni la scoperta di Antonia Pozzi).

Sto divagando, ma è giusto darvi il quadro completo per potervi far capire quante aspettative una persona possa avere quando sullo schermo arriva un film o una serie che riguarda il vostro scrittore/scrittrice preferita (come per i libri di cui abbiamo parlato spesso qui).


Trattandosi di una biografia credo però sia decisamente peggio perché si vuole che l’attinenza sia perfetta.

E Dickinson serie di Apple TV+ non lo è….e devo ammettere che dopo i primi 5 minuti avevo voglia di interrompere, ma ho desistito e resistito.


Parto per gradi:

La serie conta di 10 episodi (circa 30 minuti ciascuno) disponibili dal 1 novembre 2019, è un prodotto originale Apple ed è già stata rinnovata per una seconda stagione.

Creata da Alena Smith - story editor di The Affair e nello staff creativo di The Newsroom - vede come protagonista Hailee Steinfeld (candidata all’Oscar per il film dei fratelli Coen Il Grinta a 14 anni) nel ruolo di Emily.

Jane Krakowski (Ally Mcbeal e più di recente 30 Rock e Unbreakable Kimmy Schmidt) che interpreta la madre mentre nel ruolo della sorella Lavina Anna Katerina Baryshnikov, figlia del ballerino e coreografo Mikhail (l’insensibile Alexandr Petrovsky in Sex and The City….giusto per semplificare). Ma abbiamo anche il rapper Wiz Khalifa nel ruolo della morte.

E già questo potrebbe far capire che non siamo di fronte a qualcosa di lineare…


Torno ancora a citare Marco Villa (anche lui ha un podcast: Salta Intro….mi do la zappa sui piedi da sola promuovendo qualcun altro, ma credo ci sia spazio per tutti e soprattutto abbiamo uno stile diverso)

Su serialminds boccia la serie titolando: Dickinson - La peggiore tra le serie di Apple TV+

Sottotitolo, cerca di essere pop pur essendo in costume ma finisce solo per essere pacchiana ed irritante


Di tutt’altro avviso Lorenza Negri su Wired: Dickinson, il biopic che trasforma la poetessa Emily in un’eroina dei nostri tempi

La serie teen è una delle più riuscite tra quelle diffuse dalla nuova app di video on demand e buona parte del merito va all’interpretazione di Hailee Steinfeld


Come potete capire le recensioni sono discordanti, ammetto che non butto tutto nemmeno io, nonostante la perplessità iniziale (in particolare la prima puntata) con tanti elementi pop (dalla musica - che tutto sommato non trovo così fuori luogo - al rapper/morte che fa salire sulla carrozza evanescente Emily) ma soprattutto il rapporto tra la poetessa e Sue (diventata poi moglie del fratello di Emily, Austin) fin dalle prime scene descritto ed esplicitato come amore.

Niente di male in realtà, la questione non è ancora del tutto stata chiarita da parte dei biografi, alcuni sostengono infatti che fosse solo una consueta relazione di amicizia femminile del 19° secolo, altri invece che ci fosse invece qualcosa di più sessuale e romantico.

È vero che nei pilot si cerchi di mettere tutti gli elementi possibili per invogliare il pubblico a proseguire nella storia, ma avrei preferito che le cose si sviluppassero per gradi e non buttare lì la questione in modalità scandalo ottocentesco, col rischio di circoscrivere la biografia dell’autrice solo per quel particolare.

Nel corso della stagione il tema viene ripreso in modo migliore e anche la narrazione si arricchisce ulteriormente.

Ad esempio le aspettative per una ragazza della sua età – matrimonio e figli, ma lei è già molto chiara, il suo rapporto con la morte (elemento ben presente nella sua poetica) e col padre che la ama e la stima ma allo stesso tempo le impedisce di pubblicare poesie.


Nella seconda stagione – ha anticipato Alena Smith che ha firmato un contratto pluriennale con Apple per sviluppare altri prodotti (notizia della scorsa settimana riportata da Deadline) - ha anticipato che il focus sarà sul rapporto ambivalente di Emily sulla fama.

In un mondo - quello odierno – che può rendere tutti potenzialmente famosi, cosa vuole dire invece stare nell’anonimato ed essere invisibili come Emily.

Se pensiamo che questo è un prodotto pensato per un pubblico giovane, indubbiamente mette in atto riflessioni che vanno al di là della biografia di Emily Dickinson.

E’ un elemento che fa riflettere anche me sulle modalità con cui le serie TV parlano alle nuove generazioni, in questo caso non solo facendo conoscere una poetessa straordinaria (non so se questo possa essere il canale giusto…per come sono fatta io approfondisco, ma non è detto che questo lo facciano anche altri, anche se me lo auguro) ma anche allargando il discorso ad altre questioni.


Per quanto riguarda l’impatto visivo, la serie è stata paragonata allo stile della Coppola in Marie Antoinette…in Dickinson non ci sono le scarpe di Manolo Blahnik, ma l’attenzione ai costumi è notevole – merito di John Dunn appunto costume designer che ha lavorato anche per Boardwalk Empire (ve la ricordate?) e Vinyl, i versi delle poesie sovraimpresse per sottolineare la potenza creativa di Emily.


Indubbiamente per tutte le argomentazioni trattate, la serie TV risulta interessante – anche se non rientra tra le mie preferite – passatemi il termine “trasposizione curiosa” della vita della poetessa.


Ho apprezzato indubbiamente di più il film del 2016 A Quiet Passion con una convincente (e somigliante…per quanto della Dickinson ci siano poche foto) Cynthia Nixon (Miranda di Sex and The City… e attivista).



Aggiornamento uscita in Italia su Apple TV+

Seconda stagione: 8 gennaio - 26 febbraio 2021

Terza stagione: 5 novembre - 24 dicembre 2021

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