Open, Renzi in Senato per tentare la difesa: violata la Costituzione

di Claudio Bozza

Il leader di Italia viva: non voglio evitare il processo ma provare le violazioni dei pm

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«Qui è bene fare chiarezza: io non voglio evitare il processo e non chiedo al Parlamento di evitarmelo. Io voglio provare che i pm di Firenze hanno violato palesemente la Costituzione. E oggi, in merito, ho portato in Senato quattro prove schiaccianti». Matteo Renzi ha appena finito un’ora di audizione-show davanti alla Giunta per le immunità del Senato, che ieri ha convocato il leader di Italia viva dopo la lettera che aveva inviato alla presidente Maria Elisabetta Casellati, denunciando la violazione dell’articolo 68 della Carta da parte dei pm che lo accusano di finanziamento illecito ai partiti nell’ambito dell’inchiesta Open. Agli atti dell’inchiesta, oltre 92 mila pagine, sono finite anche intercettazioni e corrispondenza del senatore di Firenze, passaggio contestato appunto da Renzi in quanto sarebbe stata violata la norma che obbliga i pm a richiedere l’autorizzazione alla Camera di appartenenza del parlamentare; passaggio chiave che, a detta di Renzi, nel caso di Open manca all’appello.

L’ex premier, durante l’audizione a porte chiuse nella Giunta presieduta dal forzista Maurizio Gasparri, viene dipinto di buonumore, a tal punto da dire al collega Pillon: «Occhio che ti scateno i Måneskin», riferendosi alle critiche del leghista riguardo l’abbigliamento della rock band. Scintille, invece, con il senatore Grasso, che ha contestato la tesi di Renzi: «Si sente il rumore delle unghie sullo specchio», è stata la reazione.

Ma la sensazione di Renzi è che, vista la geografia politica dei componenti della Giunta, alla fine prevarrà la linea garantista. «Anche da parte del M5S — riflette il leader Iv — perché davanti a prove solide di violazione della Carta li voglio vedere dopo le battaglie che hanno fatto». Al di là dei complicati meccanismi istituzionali, però, quale potrebbe essere il traguardo di questa battaglia? Nel caso in cui fosse provato che i magistrati non hanno rispettato l’articolo 68, il Senato potrebbe votare e decidere di appellarsi alla Corte costituzionale, aprendo un conflitto di attribuzione rilevante.

A chi gli chiede se si senta perseguitato dai magistrati, l’ex premier risponde così: «Io non credo alla persecuzione: non ho mai parlato di questo e soprattutto stavolta non avete un politico che grida al complotto. Non sto chiedendo che non si applichi la legge per me, una scorciatoia: io sto chiedendo che venga applicata la Costituzione». E poi snocciola: «Questo pubblico ministero di Firenze ha arrestato mio padre e poi annullato l’arresto, indagato mio cognato, mia sorella e mi ha indagato in più di una circostanza. Ha una particolare sensibilità nei miei confronti. Questo pm (Luca Turco, ndr) ha violato la Costituzione in quattro passaggi».

Le quattro presunte «prove schiaccianti» di violazione dell’articolo 68 portate dal senatore sono: «L’acquisizione di corrispondenza del giugno 2018 con il dottor Manes (da cui è emersa la vicenda del jet privato pagato oltre 130 mila euro dalla fondazione Open per portare Renzi a Washington, ndr); lo scambio di messaggi WhatsApp con il manager e amico Marco Carrai; una serie di mail dell’agosto 2019: queste tre sono palesi ed evidenti per tutti». La quarta prova — ha detto ancora il leader di Iv — che «trovo molto convincente ma sarà discussa dalla Giunta se lo riterrà, è quella relativa all’estratto conto con l’acquisizione da parte del pm in data 11 gennaio 2021».

Al termine della lunga audizione c’è il tempo per un botta e risposta con l’ex premier Giuseppe Conte, accusato da Renzi: «Alla fine abbiamo scoperto che pure lui va a fare le conferenze», dice riferendosi a un evento ad Amsterdam. Secca la replica: «La differenza tra me è lui è profonda: io non ho preso un euro».

24 novembre 2021 (modifica il 24 novembre 2021 | 21:57)