SFIDE: L’ARCHITETTO CONTRO IL SUPERBONUS AL 110%

La possibilità che si possano fare i lavori in casa senza spendere un euro, anzi ricevendone qualcuno in cambio, appartiene alla sfera dei sogni proibiti di ogni italiano.

La contingenza che, per ottenere tale grazia, ci sia bisogno di un qualche incartamento, fa in lui persino rammentare, l’esistenza della figura dell’architetto.

E così, all’improvviso, ecco comparire una nuova avvincente sfida per l’architetto: quella contro il superbonus al 110%.

Competizione che lo raggiunge con una telefonata in piene ferie costringendolo a scaricare la normativa e iniziare a destreggiarsi tra “cessioni del credito”, “sconti in fattura”, classi energetiche e, ovviamente, asseverazioni.

Da qui il primo avversario della sfida: il fiscalista.

Che essendo in vacanza, non risponde al telefono, per cui è l’architetto che deve trasformarsi in esperto di detrazioni, IRPEF, agevolazioni spalmate, IRES e ipotesi costi-benefici.

Argomenti che non fanno parte nemmeno dell’esame di “Economia ed estimo civile” che pure l’architetto trovò così “stravagante”.

Quasi contemporaneamente, l’architetto è raggiunto da un’altra sfida, quella di capire chi effettivamente può beneficiare del superbonus e chi invece deve solo tinteggiare una facciata e confida che l’agenzia dell’entrate gli faccia da imbianchino.

In questo caso fa appello a tutte le sue facoltà di investigatore prima e psicologo dopo.

Spesso, però, la questione non è (solo) umana ma squisitamente tecnica. Qui, allora, l’architetto sveste i panni dell’investigatore e veste quelli di legale. Spulciando tra le norme, valutando titoli di proprietà, contratti di locazione, destinazioni d’uso e categorie catastali, prima, seconda, terza casa, contratti matrimoniali, congiunzioni.

In alternativa si potrebbe chiedere un parere ad un avvocato, che però, ovviamente, come il fiscalista, è in ferie.

Al termine di questa indagine, l’architetto corre un altro rischio: trovarsi risucchiato in una richiesta di superbonus condominiale. Come è noto, il condominio è uno dei gironi dell’inferno contemporaneo, composto da dannati che espiano colpe perseguitando altri dannati che le espiano subendole per poi vendicarsi a loro volta. Un ambiente che l’architetto conosce bene e dal quale, giustamente, tende a tenersi alla larga (si veda: SFIDE: L’ARCHITETTO CONTRO IL CONDOMINIO).

Accettando il cimento, l’architetto dovrebbe trasformarsi in amministratore di condominio, ma, per sua fortuna, c’è già: è un geometra, che, in quanto tale, avrà già predisposto i moduli occorrenti (anche il geometra è in ferie ma li preparati prima) e aspetta solo che l’architetto li firmi.

Ma la sfida contro il superbonus al 110%, oltre a trasformare l’architetto in commercialista, legale, psicologo e geometra, lo costringe ad altre mutazioni, a causa di ulteriori avversari.

Come l’installatore di serramenti, condizionatori, pannelli fotovoltaici o di colonnine per la ricarica elettrica delle vetture. Mercanti eccellenti, capaci di fulminare sulla via di Damasco dell’ambientalismo, possessori di potentissimi SUV a gasolio; convertendoli alla semina nel cortile di casa di una piantagione di colonnine per rifornire ipotetiche, quanto avveniristiche, auto elettriche.

Postazioni che toccherò all’architetto, ovviamente, posizionare con il più classico degli “schizzetti”.

Capitolo a parte merita il rappresentante di materiali per “cappotti” termici.

Che si divide in futurista e ecologista.

Il futurista propone “cappotti” con sottili strati di materiali straordinari, di solito individuati tramite un acronimo ESP, XPS o il banale PVC. Altri, più audaci, propongono soluzioni con leghe in titanio, berillio, polonio, con rivestimenti in strati tipo tute spaziali, che promettono freddo siberiano a ferragosto e caldo caraibico in inverno.

Oltre che un insonorizzazione degna degli Abbey road studios.

L’ecologista, invece, fa leva sulla sensibilità delle vittime. Si presenta sfogliando cataloghi di apocalissi seguiti da brochure polinesiane. Applicando su scala mondiali i suoi interventi in lana di roccia o sughero riciclato delle Ande, la temperatura della terra, a suo dire, tornerebbe gradevolmente temperata come nel 1816, umiliando il global warming.

Quando l’architetto fa notare che occorre migliorare almeno di due classi la capacità energetica dell’immobile, viene etichettato come un eretico.

La circostanza che in caso di dichiarazioni mendaci l’architetto sia sottoposto alla crocefissione pubblica e alla condanna a sei ergastoli (restando secondo solo a Totò Riina, recordman con 26) non intimorisce il rappresentante, che, anzi incoraggia l’architetto a stipulare immediatamente l’obbligatoria polizza assicurativa da 500.000 euro.

Da qui anche la necessità per l’architetto di contrapporsi all’assicuratore, che, nella premura del momento, inserirà nella polizza una serie di clausole scritte in piccolo che, in caso di danni, costringeranno l’architetto a ipotecarsi la casa.

Ma è molto probabile che l’architetto venga pure interpellato per un’altra categoria di interventi detti “trainanti”, quella per il “sisma-bonus”.

E’ chiaro che si tratta di una materia che riguarda l’ingegnere, ma innanzitutto non si disturba mai l’ingegnere quando probabilmente (anzi certamente) è in ferie, e poi tutto sommato è una cosa che si può chiedere pure all’architetto che comunque “ne capisce”.

Qui l’architetto compie un ulteriore sforzo e si muta in geologo, sismologo, e strutturologo, senza però mai riuscire a persuadere del tutto il committente che, scuotendo il capo, si riserva la possibilità di sentire cosa dice l’ingegnere (al ritorno dalle ferie) che, in ogni caso, “ne capisce” di più.

L’ultimo sforzo, la contesa finale per sconfiggere il superbonus al 110%, l’architetto la affronta contro le ditte edili, specie quelle che invocano preventivi rapidi e garantiscono di assumersi l’onere di tutte le spese, magari spalleggiati da periti bancari che parlano di edilizia con la classica sapienza degli analfabeta funzionali.

Qui l’architetto potrebbe mollare. Cedere alla velata richiesta dell’impresa di occuparsi di tutto e di affidare la gestione dei lavori a tal studio associato che comprende nell’ordine (oltre che un architetto): fiscalista, avvocato, rappresentante, geometra, ingegnere, perito, assicuratore e psicologo.

Tutti fermamente, ma solo temporaneamente in ferie, ma pronti a sollevarlo dall’impossibile sfida del superbonus al 110%.

Se lo fa, va capito.

Se non lo fa, è un eroe.

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