Una lettera di Boccia per frenare le Regioni e, nel caso sardo, con Solinas che ha dato poteri ai sindaci, i comuni.

Il ministro per gli Affari regionali chiede espressamente di "dare assicurazione che non verranno disposte aperture in assenza dell'individuazione dei protocolli di sicurezza".

Un vero e proprio altolà a molti comuni sardi che hanno già annunciato le riaperture. Ma anche a quelle Regioni che vogliono correre troppo.

"Ritengo imprescindibile che le ordinanze delle Regioni prevedano, espressamente, il rispetto dei protocolli per la sicurezza dei lavoratori che saranno individuati con apposite linee guida definite dal Comitato tecnico scientifico e dall'Inail", scrive Boccia. Protocolli che, per le attività la cui riapertura è prevista per il 18 maggio o il primo giugno, non sono ancora stati ufficializzati.

Il ministro ricorda anche i dati dell'Inail, secondo cui "nelle ultime due settimane ci sono stati 9mila contagi sul posto di lavoro", gran parte dei quali però riguardano operatori sanitari e medici. E richiama le Regioni, vista la pandemia transnazionale e lo stato di emergenza dichiarato dal governo, ad emanare ordinanze "corerenti" con quelle dell'esecutivo nazionale.

Boccia, intervistato questa mattina dal Corriere della Sera, ha sottolineato la necessità di agire con prudenza, pur non chiudendoa riaperture anticipate e persino alla possibilità di spostamenti fuori Regione. Non prima del 18 maggio però.

"Condivideremo le linee guida e i protocolli di sicurezza la prossima settimana. Nel frattempo i negozianti possono riorganizzare i loro locali. Se si parte senza regole e senza protocolli chi si assumerà la responsabilità di tutelare la salute dei lavoratori? Non è meglio attendere una settimana per garantire una sicurezza maggiore?", ha dichiarato.

Il governo ha già impugnato le ordinanze della Regione Calabria (e ha vinto) e della Provincia Autonoma di Bolzano (qui si attende il giudizio del Tar).

(Unioneonline/L)
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