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Le operazioni belliche in questa seconda fase del conflitto si stanno concentrando nella porzione nord della regione del Donbass. Qui i russi hanno intrapreso un’azione vigorosa per eliminare la resistenza ucraina nel saliente di Severodonetsk, sfruttando il ritiro (che quindi si configura come strategico) dall’area di Kharkiv, dove l’esercito di Kiev è riuscito ad allontanare la forze di Mosca sino quasi al confine.

Sembra quindi che il comando russo abbia optato per spezzare gli attacchi in modo da poter concentrare le truppe e ottenere la superiorità numerica sul campo in modo localizzato. Questa decisione, però, porta con se dei rischi: innanzitutto concedendo terreno agli ucraini a nord del Donbass si espone il fianco della direttrice verso Kramatorsk, anche in considerazione di quanto stiamo osservando a Izyum dove l’avanzata procede ma fatica a sfondare le linee, in secondo luogo espone il territorio della Federazione a possibili incursioni – aeree, come già avvenuto, e di sabotatori – dirette verso le linee logistiche russe, in particolare depositi di carburante, munizioni e arterie ferroviarie, che hanno un ruolo centrale nel sistema di rifornimenti russo.

Il saliente di Severodonetsk, però, sembra in procinto di essere eliminato: il concentramento di forze supportate da intenso fuoco di artiglieria avrebbe permesso ai russi di entrare nella cittadina strategica, mentre più a occidente il fuoco russo si sta concentrando a nordovest di Slovyansk, forse in preparazione di un attacco da Dovhenke che incontrerà la 81esima Brigata da assalto aereo ucraina. Slovyansk resta cruciale per arrivare a Kramatorsk, schwerpunkt della manovra russa, mentre Barvinkove, poco più a ovest, sta assumendo un ruolo strategico vista la manovra da Izyum verso sud. Anche Popasna, nella parte meridionale del saliente, è decisiva: la sua presa sta permettendo ai russi di piegare verso nord per prendere Severdonetsk alle spalle insieme ai suoi difensori.

Proseguendo lungo la linea del fronte del Donbass verso sud, l’esercito russo sta effettuando attacchi a nord e a ovest della città di Donetsk, per cercare di arrivare al confine dell’oblast: il primo obiettivo politico di questa nuova fase della guerra.

Il settore meridionale del fronte, ovvero quello che va dalla provincia di Zaporizhzhia sino a Kherson/Mykolaiv, resta più tranquillo se rapportato ad altrove: qui stiamo assistendo ad azioni di piccola entità sebbene, in alcuni punti, ci siano pesanti bombardamenti missilistici e di artiglieria. Velykanovosilka, Huliapole e Orikhiv, cittadine nella regione di Zaporizhzhia sono quelle dove l’azione di bombardamento russa è più intensa, anche con l’utilizzo dello strumento aereo. Si tratta probabilmente di azioni volte a costringere gli ucraini nelle loro posizioni difensive in modo che uomini e mezzi non vengano spostati altrove. Orikhiv, però, resta un altro snodo strategico: da lì l’esercito di Mosca potrebbe dirigere verso nord arrivando alla città di Zaporizhzhia, sulla riva orientale del fiume Dnepr, che infatti continua a vedere bombardamenti missilistici. Nell’area di Kherson il copione è lo stesso: Apostolivskyi e l’area a ovest della linea del fronte verso Mykolaiv (soprattutto a ridosso del mare) sono pesantemente bombardate ma non c’è traccia di nessuna offensiva terrestre degna di nota. Anzi, gli ucraini sono riusciti a far arretrare i russi dai sobborghi meridionali di Mykolaiv e mettere sotto il tiro delle loro artiglierie la città di Kherson.

La paventata azione su Odessa, quindi, è rinviata anche perché per metterla in pratica occorrerà prima conquistare Mykolaiv in forze, qualcosa che stante l’attuale mobilitazione non è possibile ancora mettere in atto. Da questo punto di vista anche le perdite navali della Flotta del Mar Nero hanno pesantemente compromesso la capacità di condurre un’operazione anfibia, che, lo ricordiamo, verrebbe effettuata solo in concomitanza con l’avanzata terrestre o immediatamente dopo, ovvero una volta che i battaglioni russi fossero a ridosso di Odessa con la finalità di dividere le forze dei difensori.

Mariupol, in questo contesto di stasi delle operazioni sul fronte meridionale, merita un approfondimento. I difensori si sono asserragliati nell’acciaieria Azovstal, resistendo agli assalti russi. Tra l’11 e il 13 maggio l’esercito di Mosca ha condotto attacchi limitati supportati da bombardamenti aerei e di artiglieria (anche con l’uso di munizionamento incendiario al fosforo/magnesio), ma le tre brigate rimaste a difesa (la 109esima di fanteria leggera, la 12esima e la 36esima di fanteria di marina) supportate dal battaglione Azov, continuano a mantenere la linea sul perimetro dell’acciaieria sfruttando il complesso sistema di tunnel sotterranei. Questa resistenza costringe il comando russo a mantenere in zona un discreto numero di forze che potrebbero essere ridistribuite altrove lungo il fronte per poter sfondare le linee ucraine con più facilità: sappiamo che Mosca sta impiegando un reggimento rinforzato della milizia volontaria della Dpr (Donetsk People’s Republic) e il battaglione ceceno. La probabile resa dei difensori, che sembra si stia preparando in queste ore attraverso una prima tregua, sarebbe pertanto tatticamente vantaggiosa per la Russia e politicamente importante per stabilire il totale controllo della fascia costiera dalla Crimea alla Federazione.

A questo punto, avendo chiara la situazione bellica degli ultimi giorni (gli aggiornamenti risalgono al 14 maggio), è utile soffermarci sul ruolo dell’artiglieria nell’esercito russo.

Quanto “pesa” l’artiglieria russa

L’esercito russo è un “esercito di artiglieria” composto da numerosi e molteplici veicoli da combattimento: Mbt (Main Battle Tank), Aifv (Armoured Infantry Fighting Vehicle) e Apc (Armoured Personnel Carrier). Mentre in occidente si è puntato sulla precisione dell’artiglieria, quindi con un ridotto numero di pezzi, la Russia mantiene un parco artiglieresco vasto per l’impiego di massa in grado di distruggere ettari di territorio nemico in una sola azione. Questo non significa che i sistemi russi siano imprecisi: i sistemi di fuoco di precisione si coniugano con il loro utilizzo in massa insieme all’Electronic Warfare e a contromisure di maskirovka.

Una brigata di artiglieria tipo è formata da due battaglioni di obici da 152 millimetri e uno di Mlrs (Multiple Launch Rocket System) che vengono tenuti a poca distanza dalla linea di avanzata: tra uno e i quattro chilometri. Questo in modo da dare profondità al fuoco di artiglieria, qualcosa che ha sempre fatto parte del modo di combattere dei russi sin dai tempi dell’Unione Sovietica. Man mano che le truppe meccanizzate e corazzate avanzano, i sistemi di artiglieria si spostano per seguirne l’avanzata e mantenere la possibilità di fuoco in profondità. A fianco di questi battaglioni la Russia schiera il suo dispositivo antiaereo, composto da sistemi missilistici mobili (come gli Strela-10, i Tor-M1 o i Buk), nonché da personale dotato di Manpads (Man Portable Air Defense System), anch’essi organizzati a livello battaglione. Il dispositivo di difesa è anche integrato da un battaglione anticarro, utilizzante artiglieria e Atgm (Anti Tank Ground Missile).

Bisogna capire che lo spostamento degli obici semoventi è pensato per essere svolto sfruttando prevalentemente la rete ferroviaria, pertanto ove non presente (o inutilizzabile), l’avanzata dovrà essere forzatamente più lenta, per permettere ai mezzi di raggiungere autonomamente (o su camion) l’idonea posizione di tiro in modo da non perdere la capacità di fuoco in profondità.

Anche l’aviazione da attacco russa è pensata come una sorta di “artiglieria volante”: i cacciabombardieri Su-24, Su-25 e Su-34 colpiscono le retrovie avversarie in funzione dell’avanzata delle truppe, mentre ai sistemi missilistici da crociera o balistici a corto raggio (Srbm – Short Range Ballistic Missile) è lasciato l’attacco strategico alle infrastrutture chiave del nemico. Anche qui, quindi, si vede la differenza dottrinale rispetto agli eserciti occidentali, dove lo strumento aereo è più flessibile e meno legato alle operazioni terrestri.

Ora abbiamo tutti gli strumenti per capire meglio il perché dell’apparente difficoltà dell’avanzata russa, anche considerando che la resistenza ucraina è ora meglio organizzata potendo contare sia sui rifornimenti di armi occidentali sia sulla riorganizzazione della difesa, divenuta attiva con offensive più strutturate, non più solo di alleggerimento, e con un tiro di controbatteria che sta mettendo in difficoltà le forze russe, soprattutto grazie alle capacità Isr (Intelligence Surveillance Reconnaissance) di Kiev che sono migliori rispetto a quelle dell’avversario.