21 Gen 2022

Ucraina, spiragli di diplomazia

La crisi

Incontro al vertice tra Stati Uniti e Russia sull’Ucraina. Nessun accordo ma c’è spazio per il dialogo.

 

È durato circa un’ora e mezza il vertice a Ginevra tra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il Segretario di stato americano Antony Blinken sulla crisi Ucraina. Quello a cui tutti guardavano come ‘l’ultima chance’ per la diplomazia di dissipare i venti di un’imminente invasione russa del paese si è concluso con un non-accordo, ma che apre a nuovi spiragli di negoziato. Al termine dell’incontro – definito “franco e costruttivo” – Lavrov ha annunciato che gli Stati Uniti hanno accettato di fornire una risposta scritta alle richieste russe sulle garanzie di sicurezza la prossima settimana. “Non posso dire se siamo sulla strada giusta o no”, ha detto ai giornalisti, “ma lo capiremo quando riceveremo la risposta alle nostre proposte”. Proposte che erano state esplicitate in due bozze di trattati presentati il 17 dicembre scorso: esplicitati in una lista diffusa nel dicembre scorsodivieto permanente di nuovi allargamenti della NATO; ritiro delle forze militari alleate dai paesi entrati nella NATO dopo il 1997; impegno a non collocarne in altri paesi confinanti e a non svolgervi esercitazioni militari. “Risponderemo alle preoccupazioni di Mosca se Mosca risponderà alle nostre”, ha chiarito Blinken. Se non il segnale di una svolta, almeno un indizio che il dialogo è ancora aperto.

Il commento di Paolo Magri, Vice Presidente Esecutivo ISPI

 

L’ultima chance?

Mentre a Ginevra era in corso l’atteso vertice tra i due ministri, da Washington il presidente USA Joe Biden ha ribadito l’unità del fronte occidentale e la determinazione a rispondere con pesanti sanzioni economiche in caso di intervento contro l’Ucraina. “Qualsiasi movimento di truppe russe nel paese sarebbe considerato un'invasione”, ha dichiarato il presidente le cui osservazioni il giorno prima durante una conferenza stampa dalla Casa Bianca avevano suscitato allarme a Kiev e nelle cancellerie europee. Il presidente si era detto “certo” di una prossima invasione da parte del Cremlino e aveva lasciato intendere che la risposta ad un’azione russa sarebbe in qualche modo dipesa dalla sua entità. Biden aveva fatto capire anche che una “piccola incursione” della Russia in Ucraina avrebbe innescato un dibattito con gli alleati europei sulla risposta più appropriata. Sebbene i funzionari europei e della NATO si siano affrettati a minimizzare le questioni di divisione, in molti hanno visto nelle parole del presidente americano ‘una luce verde’ al Cremlino per un’incursione mirata, mentre da Kiev il presidente Volodymyr Zelensky ha twittato: “Vorremmo ricordare alle grandi nazioni che non ci sono incursioni minori, o piccole nazioni”.

Una scomoda verità?

In realtà, con quello che in molti hanno definito “un passo falso”, il presidente americano ha svelato una scomoda verità: all’interno della Nato non tutti condividono la sessa postura nei confronti del Cremlino. Se una fronda di paesi, guidati dalle repubbliche baltiche, sono per il muro contro muro, altri valutano costi e benefici di rompere ogni dialogo con quello che per l’Europa – allo stato attuale – è il principale fornitore di energia. L’immagine di un fronte occidentale unito era stata incrinata anche dalle parole del presidente francese Emmanuel Macron che, nel suo discorso al Parlamento Europeo di mercoledì, aveva detto che l’Europa dovrebbe cercare di negoziare un nuovo accordo di sicurezza con la Russia e avviare un proprio dialogo con il Cremlino. Proprio per dissipare voci di divisioni in seno al fronte occidentale in vista dell’incontro di oggi, il Segretario di stato americano Antony Blinken ha incontrato a Berlino il suo omologo tedesco Annalena Baerbock e il cancelliere Olaf Scholz. In una conferenza stampa congiunta, i vertici del governo di coalizione tedesco hanno ammesso per la prima volta la possibilità di bloccare il gasdotto Nord Stream 2 in caso di intervento russo in Ucraina. “Il gas non sta ancora scorrendo – ha osservato Blinken – il che significa che il gasdotto può essere una leva per la Germania e gli Stati Uniti”. 

 

 

Sul filo del dialogo?

A remare contro una via d’uscita diplomatica tra Mosca e Washington sull’Ucraina ha finora pesato una prospettiva distante: se per il fronte occidentale, composto da Stati Uniti, Nato ed Europa, si tratta essenzialmente di scongiurare l’invasione dell’Ucraina, per Mosca il discorso è più ampio. Nelle intenzioni del Cremlino, la partita riguarda i futuri equilibri geopolitici del continente e, di conseguenza, investe in pieno la questione della sicurezza europea. A dimostrarlo, il fatto che poche ore prima dell’incontro Mosca abbia chiesto esplicitamente il ritiro delle truppe straniere della Nato dalla Romania e dalla Bulgaria, paesi membri dell’Alleanza atlantica. “Non c’è ambiguità – scrive il ministero degli Esteri russo – si tratta del ritiro delle forze straniere, degli equipaggiamenti e degli armamenti, al fine di tornare alla situazione del 1997 in quei paesi che all’epoca non erano membri della Nato”. Una richiesta “inaccettabile e non negoziabile”, fanno sapere da Bucarest e Sofia. Intanto il presidente ucraino Zelensky avverte dalle colonne del Washington Post che l’apertura al dialogo di Mosca non è credibile e che gli ucraini “combatteranno per proteggere la loro terra” e che se la Russia invaderà il paese “avremo perso tutti”.

 

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

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