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  Newsletter n.38 del 14/05/2021

Sport e inclusione
 
(di Francesca Capoccia)



Secondo molti studi, svolgere attività sportive migliora di molto la qualità della vita delle persone. In Italia, sono circa 21milioni le persone che praticano un’attività sportiva, e di conseguenza si abbassa anche la percentuale di sedentarietà. Purtroppo, però, le statistiche non sono così positive per  quanto riguarda le persone con disabilità. Secondo i dati istat nel nostro Paese le persone che soffrono di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali sono il 5,2% della popolazione; la quota di persone con limitazioni che si dedicano all'attività sportiva si attesta al 9,1%.
Come dichiarato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, “il problema della disabilità non è tanto o solo di tipo assistenziale, ma di opportunità offerte a tutti quanti abbiano una disabilità”, e lo sport ne è un esempio.

Storicamente parlando, lo sport per i disabili è una pratica relativamente recente. Ludwig Guttman, neurologo e dirigente sportivo tedesco, è stata la prima persona a capire l'importanza dell'attività sportiva per persone con disabilità motorie. Nel 1944, infatti, all'interno del centro di riabilitazione motoria di Stoke Mandeville, vicino Londra, Guttman cominciò a organizzare allenamenti specifici per sollecitare la collaborazione attiva dei disabili.
Nel 1948, poi, sono stati organizzati i primi giochi per atleti disabili a Stoke Mandeville, e l'iniziativa ebbe un così grande successo che dal 1960 diventarono internazionali. Da quel momento, infatti, vennero organizzate anche le gare per persone con handicap, le prime Paralimpiadi.

Si è quindi iniziato a parlare di sport e disabilità in Italia e in tutto il mondo, spingendo sempre più persone a praticare del sano sport, e finalmente l’attività sportiva si è diffusa tra i disabili, grazie anche a degli esempi di fama nazionale e internazionale come Bebe Vio e Alex Zanardi, che fungono da motivatori e spingono gli altri a provare.

In seguito a questa tendenza sempre in crescita, sono nate non solo delle manifestazioni dedicate ai disabili, come ad esempio le paraolimpiadi, ma anche vere e proprie associazioni sportive che promuovono attività sportive per disabili a vari livelli, organizzano iniziative e gare a livello amatoriale e agonistico in tutto il territorio nazionale.
Gli sport praticati sono innumerevoli, e qui potete trovare un elenco: elenco sport disabili.

In Emilia Romagna, tra le varie associazioni sportive che incentivano attività sportive per disabili possiamo trovare:
  • ASHAM Onlus: associazione sportiva dilettantistica con sede a Modena che organizza attività sportive per portatori di handicap. I principali sport sono: podismo, nuoto, tiro con l'arco, tennis tavolo, sci e atletica.
  • Centro Sport Terapia Judo Ravenna: il centro è nato nel 1983 e svolge attività di avviamento all'educazione motorio-sportiva dei disabili. Si rivolge a tutti i soggetti portatori di handicap, in particolare modo psichico, senza limitazione di età. Gli sport praticati sono: judo, atletica leggera, nuoto e ginnastica artistica.

Negli ultimi anni si è molto diffusa anche la possibilità per persone con disabilità di affrontare un sentiero di montagna grazie alle carrozzine monoruota (joelette), da fuoristrada ideate dal francese Joel Claudel. In Francia l’associazione Handi Cap Evasion negli anni ha raggiunto traguardi importanti, andando in Marocco, quattro volte in Perù e due in Nepal raggiungendo il campo base dell’Everest a 5200m.

In Italia, invece, seguendo gli ideali di accessibilità inclusione e condivisione, l’ASD Majella Sporting Team ha creato il progetto “Montagne Senza Barriere”, per portare le persone con carrozzine monoruota in Abruzzo. Il team nel 2013 ha iniziato a organizzare  diverse escursioni in vari comuni della regione.
Aderisce anche al progetto nazionale di Federtrek Escursionismo e Ambiente, Natura Senza Barriere, che raggruppa associazioni e istituzioni in tutta Italia per creare una rete unita che diffonda un’idea nuova di cambiamento e inclusione. Nel 2015 e 2017 ha organizzato i primi raduni nazionali delle persone con carrozzina monoruota e nell’arco del 2019 ha programmato sette escursioni con corsi di formazione per futuri conduttori, insegnando anche tecniche e metodologie di approccio a disabilità e autismo. Interagendo con le istituzioni locali e la cittadinanza hanno dato vita a manifestazioni itineranti di sport, cultura ed educazione, con lo scopo di condividere le gratificazioni che la montagna sa dare, in termini di salute fisica e benessere mentale.
Occorre ricordare inoltre le molteplici buone pratiche sociali, tese a valorizzare lo sport senza barriere, come ad esempio: La disabilità, dunque, non deve essere un limite, e tutti hanno il diritto di praticare del sano sport per stare meglio con se stessi e nella comunità.
Siamo convinti che esistano tante altre esperienze, sperimentazioni e opportunità mirate a favorire l’inclusione delle persone con disabilità, attraverso lo sport.  
Ci farebbe molto piacere conoscerle e pubblicizzarle, grazie alle Vostre gradite segnalazioni e al Vostro prezioso contributo di idee e proposte, che potete inviarci attraverso:
Per conoscere le buone pratiche sociali di cittadinanza attiva:

https://buonepratichesociali.cittadinanzattiva-er.it/
Guarda i video dei seminari sulle buone pratiche sociali dei cittadini a Bologna sul nostro canale Youtube:

https://www.youtube.com/channel/UCz18I362U8en5jOjNipI-pg
 
#buonepratichesociali di Cittadinanzattiva Emilia Romagna
un progetto di Walther Orsi

con la collaborazione di
Irene Amendola, Anna Baldini, Francesca Capoccia, Salvatore Condorelli, Paola Cuzzani, Claudia D'Eramo, Corinna Garuffi, Angelica Leoni, Francesco Scotece, Lorenzo Patera, Anastasiia Vitiuk
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