1. ITALIA SOTTOSOPRA CON DRAGHI CHE DA IMMARCESCIBILE BANCHIERE SI DIMOSTRA QUANTO DI PIÙ LONTANO DALL’ESSERE UNO STATISTA CHE HA A CUORE IL SUO DISGRAZIATO PAESE
2. VUOLE IL QUIRINALE. ALTRIMENTI, SE DEVE RESTARE A FARE IL DOMATORE A PALAZZO CHIGI, PONE CONDIZIONI E PALETTI MOLTO DIFFICILI DA OTTENERE DALL’AMMUCCHIATA GOVERNATIVA. E SENZA IL GRANDE GESUITA A PALAZZO CHIGI, IL GOVERNO DUREREBBE LO SPAZIO DI UN MATTINO 
3. SENZA GOVERNO, CON I PARTITI IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, CHE FINE FAREBBE IL PNRR?  È POCO MA SICURO CHE L’EUROPA CI FA VEDERE LA SECONDA RATA DEL PIANO IN FOTOGRAFIA

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DAGOREPORT

 

draghi letta draghi letta

Rino Formica ha messo il dito nella piaga: “Per il capo dello stato rischiamo un’elezione tombola”. Fra 20 giorni avrà inizio la ‘’tombolata’’ del Quirinale e nessun partito dell’alleanza di governo ha deciso quale “cartella” scegliere. 

 

A partire dal Partito Democratico che vede il suo segretario Enrico Letta straziato dall’autocandidatura al Colle di Mariopio. Il pensiero del Soldatino dell’Establishment ricalca ciò ha scritto Bill Emmott, sul ‘’Financial Times’’, “In un mondo perfetto Mario Draghi dovrebbe rimanere primo ministro per tutto il periodo di attuazione del Pnrr”. 

 

ENRICO LETTA PARLA DI DRAGHI A PORTA A PORTA ENRICO LETTA PARLA DI DRAGHI A PORTA A PORTA

Ma se questo “risultato perfetto è irrealizzabile”, allora è giusto “perseguire la migliore soluzione imperfetta, cioè che Draghi sia eletto presidente della Repubblica dal Parlamento italiano a fine gennaio e che supervisioni questo processo come capo dello stato nei prossimi sette anni”. 

 

Insomma, il ritornello che Enrichetto ripete ai suoi: “Non possiamo permetterci l’uscita di Mario Draghi dalla scena politico-istituzionale. Conviene tanto all’Italia quanto all’Europa avere Draghi per sette anni al Quirinale piuttosto che lasci Palazzo Chigi e ritorni al paesello di Città della Pieve’’. 

 

Governo Draghi Governo Draghi

Ma c’è un problemino grosso come Palazzo Chigi: una volta che Nonno Mario prende il posto di Mattarella, chi può reggere come premier un’allegra alleanza di governo che va dalla Lega ai 5Stelle, passando per Forza Italia e LeU? Un tecnico come il mite Daniele Franco che a suo tempo Conte e grillonzi cacciarono da capo del Mef? 

 

E poi: “Alexa” Franco quali capacità ha di essere autorevole con i leader italiani e credibile in campo internazionale? Infine, ammettiamolo: una democrazia parlamentare fondata sui partiti si può permettere di avere due tecnici a capo dello Stato e alla presidenza del Consiglio?

 

MASSIMO DALEMA ENRICO LETTA MASSIMO DALEMA ENRICO LETTA

Di qui, ha avuto buon gioco lo “sfaccismo” anti-Draghi di Minimo D’Alema (“sospensione della democrazia” subordinata alla “grande finanza internazionale”) contro il sotti-Letta accucciato sotto la cappella di Mariopio. Baffino sa bene che metà Pd (ex renziani, Franceschini, Orlando) è favorevole che Draghi resti premier, ben consapevole che senza il Grande Gesuita a Palazzo Chigi, il governo durerebbe lo spazio di un mattino. 

salvini conte salvini conte

 

Il primo ad andarsene sarebbe Salvini, stanco di perdere consensi rispetto alla Gigiona Meloni. Il secondo sarebbe il Movimento 5 Stelle, ormai finito definitivamente oltre il caos: Conte aveva fatto appello a votare una donna ma ieri sera è stato prontamente commissariato dai gruppi parlamentari grillini che vogliono il Mattarella bis (quindi giammai Draghi). A questo punto, ennesima giravolta di Conte che tramite il suo pulcino Gubitosa, dice che la prima scelta è Mattarella. Un vero casino a 5 Stelle…

 

mario draghi ursula von der leyen mario draghi ursula von der leyen

Altro “problemino” grande come l’Europa. Senza un governo in carica, con i partiti in piena campagna elettorale con urne aperte a settembre 2022 (quando per i peones scatterà il vitalizio), che fine farebbe il Pnrr? Saremmo affidabili al cospetto di fondi di investimento che scommettono sulla tenuta dell'Italia sul piano finanziario? 

 

Finora, con il governo d’emergenza guidato da Draghi, abbiamo incassato l’outlook stabile delle società di rating (Fitch e S&P) e la prima rata da 25 miliardi sui 209 previsti: ma se tutto finisce rissosamente in campagna elettorale, è poco ma sicuro che l’Unione Europea ci fa vedere la seconda rata del Pnrr in fotografia. Un quadro bruttissimo per l’economia del Paese. 

 

SILVIO BERLUSCONI E MARTA FASCINA SILVIO BERLUSCONI E MARTA FASCINA

Aggiungere le fregole via catetere di Berlusconi a caccia di un ‘’pennacchio’’ per chiudere la sua rocambolesca carriera politica d’affari. L’ex satrapo del Bunga Bunga mira a fare due votazioni sul suo nome con i voti del centrodestra, prendere 300 inutili voti e mollare lanciando un candidato al centrosinistra. 

 

Intanto il Cai-nano dimentica che un 40% di parlamentari di Forza Italia non lo voterebbe poiché sanno di non essere eletti. Idem con patate, nella Lega. Da parte sua, Renzi dice Berlusconi ma sa bene che il 50% di Italia Viva (la “sinistra” di Rosato, Migliore, Faraone) lavorano per spingere Draghi al Colle e portare un “amico” a Palazzo Chigi.

House of Crucci - Berlusconi, Meloni, Salvini, Renzi, Mattarella House of Crucci - Berlusconi, Meloni, Salvini, Renzi, Mattarella

 

Uno scenario che più cupo non si può con un Draghi che da immarcescibile banchiere si sta dimostrando quanto di più lontano dall’essere uno Statista che a cuore il suo disgraziato paese. Vuole il Quirinale. Altrimenti, se deve restare a fare il domatore a Palazzo Chigi, pone condizioni e paletti molto, molto difficile da ottenere dall’ammucchiata governativa. 

 

Negli incontri che ha avuto negli ultimi giorni con Salvini e Letta ha fatto presente che per continuare il viaggio fino al termine della legislatura, marzo 2023, non basta più un governo d’emergenza ma ha bisogno di un esecutivo con un programma ben definito, inchiavardato su almeno 5 punti importanti, a partire dal Pnrr.

 

MARIO DRAGHI MARIO DRAGHI

E tale accordo di programma tra i partiti, ha aggiunto, deve avvenire entro gennaio, prima del voto per il nuovo capo dello Stato. Diversamente, ha concluso Draghi, ben sapendo che un impegno dei partiti per sostenere un programma ben definito è al limite dell’impossibile con le elezioni alle porte, sono dell’idea di non restare alla guida del governo. A questo punto è la notte (della Repubblica).

 

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