«Cosa farei io al posto di Alfano e Renzi? Con un preavviso di sfratto di sei mesi, raderei al suolo i campi rom». Invocando l’intervento delle ruspe, Matteo Salvini va giù duro con le parole, anche se la sua idea sui campi nomadi è sempre la stessa da anni. E non è mai cambiata.

LE REAZIONI

Per le sue dichiarazioni, il segretario della Lega si attira le ire anche del Vaticano. «Sono posizioni estreme, assurde, come quelli che dicono “I musulmani? Li ammazzerei tutti” o “I migranti? Vadano tutti a casa loro”», commenta il cardinale Antonio Maria Vegliò, capo dicastero vaticano per i migranti, interpellato dall’Ansa. «Cosa vogliamo pretendere da Salvini? Lo fa per scopi elettorali - aggiunge -. Sa che quando dice queste cose la percentuale degli amici aumenta». Dijana Pavlovic, portavoce della Consulta Rom e Sinti, ha cercato di spiegare che i campi non sono stati inventati da chi ci abita ma dalla politica che fa le leggi. «Dopo che ci hanno segregato per 30 anni - ha detto - ora pensano di mandarci via con le ruspe? Devono solo provarci».

IL BOTTA E RISPOSTA CON BOLDRINI

Ma la polemica è soprattutto politica. La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha definito le parole del leader della Lega «inquietanti». Pur ritenendo necessaria un’alternativa ai campi rom, a suo giudizio ci si arriverà «non certo annientando chi ci abita ma individuando una politica abitativa e senza mettere in atto alcuna discriminazione». Il diretto interessato si è fatto scivolare le accuse addosso. «Sono stupito dello stupore dei giornali, sono cose che dico da tempo», ha risposto Salvini durante una conferenza stampa in cui ha presentato la nuova mobilitazione leghista: una gazebata sabato e domenica in mille piazze per chiedere agli italiani di farsi riconoscere come rifugiati politici nel loro stesso Paese che li discriminerebbe rispetto ai clandestini. «I rom devono avere gli stessi diritti e gli stessi doveri di tutti gli italiani - ha spiegato così le sue parole sulle ruspe -. Solo la Boldrini può rimanere inquietante. Anzi, è inquietante che la Boldrini sia presidente della Camera».

I GRILLINI E MARONI

Un copione, in fondo, già visto. E che probabilmente si ripeterà. L’ultima volta che il leader della Lega ha visitato un campo rom per chiederne lo sgombero è stato appena giovedì, al Gratosoglio di Milano. «Fossi sindaco, chiuderei tutti i campi in sei mesi», dichiarò Salvini. Ma di quel blitz alle cronache è passata solo l’immagine di un maiale che aveva cercato di evitare di farsi fotografare con lui. Fino alla polemica di oggi che, quasi ironizzano i 5 Stelle, è figlia di una decisione leghista: «Nel 2009 - dice dando del bugiardo a Salvini il capogruppo Andrea Cioffi - è stata proprio la Lega a finanziare i campi nomadi, per mano di Roberto Maroni. Fu infatti l’allora ministro dell’Interno - continua il senatore pentastellato - a firmare in quell’anno i decreti emergenziali con i quali si finanziava anche il famigerato “Piano nomadi”» con uno stanziamento da 60 milioni di euro

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