Le agenzie di rating e le istituzioni finanziarie occidentali danno sempre più probabile l’ipotesi di un default della Russia nelle prossime settimane a seguito delle sanzioni, dell’isolamento dai canali finanziari internazionali e dall’impossibilità di ripagare il debito agli operatori stranieri in valute come il Dollaro e l’Euro. Per la Russia sarebbe il secondo in un quarto di secolo, dopo quello del 1998.

Oggi è un primo giorno-verità: il governo russo dovrà rimborsare una piccola, ma significativa quota di debito pubblico. Queste cedole hanno un valore complessivo di 117 milioni di dollari (103 milioni di euro) ma riguardano obbligazioni sovrane emesse nella valuta statunitense. La possibilità che Mosca scelga di ripagare queste emissioni sovrane nella propria valuta, il rublo, profondamente deprezzata, è indicata dalle agenzie di rating come la prima mossa verso un default del Paese.

Mosca, nota Il Fatto Quotidiano “continua ad incassare circa 800 milioni di euro al giorno grazie ai pagamenti dall’Europa di gas, petrolio e carbone” ma preferisce ricostruire riserve di valuta pregiata bloccando, al contempo, l’uscita di questi capitali dal Paese. Ora mira a quella che tecnicamente si chiama “ristrutturazione del debito” sfruttando i risvolti positivi della svalutazione del rublo. Anton Siluanov, ministro delle Finanze ha nei giorni scorsi anticipato che questa è la volontà del governo di Vladimir Putin sottolineando che il Cremlino reputa una misura “giusta” quella di onorare il debito sovrano in rubli.

L’obiettivo è, da un lato, spingere l’Occidente a sbloccare le riserve valutarie e auree russe all’estero, dal valore complessivo di 300 miliardi di dollari, attualmente congelate per le sanzioni e, dall’altro, operare affinché il fardello debitorio risulti meno pesante. Mercati e investitori restano col fiato sospeso in attesa di vedere cosa succederà nei prossimi giorni in Russia, Paese che è stato di fatto declassato da tutti gli operatori, messo all’angolo dalle sanzioni occidentali e indicato come prossimo al fallimento, ma che al contempo vuole sfruttare a suo favore l’indebolimento del rublo onorando i debiti in una divisa svalutata e destinata a un ulteriore deprezzamento. Così da danneggiare direttamente anche i bilanci degli operatori finanziari occidentali che stanno escludendo Mosca dai mercati.

Kristalina Geoorgieva, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, ha detto che il “default della Russia non è più improbabile” non tanto perchè la Russia “non ha riserve di moneta” quanto piuttosto perchè è “impossibilitata ad usarle”. Dunque Putin potrebbe puntare a sfruttare il rublo come strumento di ridenominazione del debito in forma più sostenibile e, soprattutto, onorabile dal Paese. Una ristrutturazione unilaterale, dunque, con cui Mosca cambierebbe sul campo le condizioni originarie del prestito per alleggerirne l’onere. Ma l’agenzia di rating Fitch ha dichiarato apertamente che Mosca, scegliendo di non onorare il debito in dollari aprirebbe esplicitamente la strada al default del suo sistema. Fitch “nota che in caso di pagamento in rubli” delle cedole odierne”, sottolinea Milano Finanza, “il rating su entrambe le obbligazioni verrebbe abbassato a D dopo la scadenza del periodo di grazia”, di durata di trenta giorni, “mentre il rating in valuta estera a lungo termine della Russia sarebbe portato a Restricted Default”. Oggigiorno “il rating in valuta locale al livello di C”, che inserisce le obbligazioni di Mosca tra quelle “spazzatura” (junk) il cui inserimento nei panieri di investimento è paragonato a un’operazione speculativa “è coerente con l’incapacità della Russia di accreditare agli investitori stranieri le cedole delle obbligazioni in valuta locale che erano in scadenza il 2 marzo scorso”.

Gli investitori, nel frattempo, si muovono per capire se il default effettivamente avverrà. Il quotidiano diretto da Roberto Sommella aggiunge che il fondo di investimento Pimco, di proprietà di Allianz, ha aperto “almeno 1 miliardo di dollari di scommesse sul mercato dei derivati e 1,5 miliardi nel debito sovrano russo” puntando sul fatto che il default non avverrà, segnalando indirettamente un certo nervosismo europeo per un’eventualità del genere. Fitch ha invece rincarato la dose inserendo una trentina di banche, tra cui Raiffeisenbank, MKB, Gazprombank, Alfa-Bank, Sberbank, Tinkoff Bank tra quelle declassate a livello CC per la sostenibilità del proprio debito privato,  indicando anche queste tra le possibili istituzioni a rischio default. I rating di Gazprom e Lukoil sono stati invece declassati questa settimana da Moody’s, a un livello che indica un rischio molto elevato di mancato rimborso.

Mosca nega, l’Occidente pressa. E il risultato può essere il definitivo decoupling tra Russia e mondo avanzato sul fronte finanziario. Mentre Mosca prepara le contromosse, l’assedio dei suoi rivali ormai è insistente. E l’obiettivo di fondo dichiarato dal ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire (“provocheremo il crollo dell’economia russa”) è perseguito a viso aperto sfruttando un campo su cui la superiorità euroatlantica è assoluta. Ma la capacità di queste mosse di spingere la Russia a cessare le mosse offensive in Ucraina è giorno dopo giorno sempre più dubbia.