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13 giugno 2022

LA TELA DI DRAGHI

Mario Draghi vola in Israele per parlare di gas, grano e guerra in Ucraina. Mentre voci sempre più insistenti riferiscono di una sua prossima visita a Kiev con Macron e Scholz.

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Mario Draghi è atterrato oggi a Tel Aviv per una due giorni di incontri e colloqui con i vertici israeliani e palestinesi. Una visita, quella del premier italiano, che ha tre principali direttrici: gas, grano e guerra in Ucraina. La missione in Medio Oriente precede altri importanti impegni internazionali delle prossime settimane, tra cui i Summit G7 e Nato e la visita del primo ministro a Kiev e ad Ankara. Era dal 2015 che un presidente del consiglio italiano non visitava lo stato d’Israele. In quest’occasione Draghi ha incontrato il presidente Isaac Herzog, il premier Naftali Bennett, alla guida un esecutivo di coalizione che per la prima volta comprende anche la Lista Araba, e Yair Lapid, attuale ministro degli Esteri che in base all’accordo di coalizione dovrebbe subentrare a Bennett tra due anni. La visita proseguirà poi a Ramallah, con l’incontro con il primo ministro palestinese, Mohammed Shtayyeh. È un dossier delicato, quello israeliano, non solo per l’Italia ma per tutta l’Europa e a dimostrarlo è il fatto che la visita di Draghi si incroci con quella della Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Anche lei è volata in Medio Oriente in queste ore per incontrare i vertici israeliani e discutere con loro di un progetto che coinvolge tutta l’Europa: abbandonare definitivamente il gas russo, e farlo il prima possibile.

Guerra e negoziati: sponda con Tel Aviv?

Dall’inizio del conflitto in Ucraina il governo israeliano ha mantenuto una certa equidistanza tra Mosca e Kiev. Naftali Bennett si era proposto come mediatore tra le parti senza però riuscire ad aprire un canale. Da allora Israele ha mantenuto un certo equilibrio e, pur votando a favore delle risoluzioni di condanna della Russia all'Onu, non ha mai condannato apertamente la guerra del presidente russo Vladimir Putin né aderito al regime di sanzioni. Con i vertici di Tel Aviv, il primo ministro italiano parlerà oltre che dei rischi di un allargamento del conflitto, anche della crisi alimentare che minaccia diversi paesi della regione e per cui in Europa c’è grande preoccupazione. Un confronto utile anche in vista del viaggio a Kiev, insieme al presidente francese Emmanuel Macron e al cancelliere tedesco Olaf Scholz, che Draghi dovrebbe compiere prima del G7 di fine mese. Se confermato, sarà il primo dall’inizio del conflitto da parte dei leader di tre paesi fondatori dell’Unione, proprio mentre in Europa si discute sulla concessione dello status di candidato Ue all'Ucraina. Sabato a Kiev era arrivata la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Nella capitale ucraina la numero uno dell'esecutivo europeo aveva incontrato il presidente Volodymyr Zelensky ed i massimi vertici delle istituzioni ucraine.

Gas: occhi puntati sul Mediterraneo Orientale?

Molti quotidiani sottolineano che la visita di Draghi è legata a quella che il premier ha effettuato due mesi fa in Algeria: in cima all'agenda del presidente del consiglio italiano, ancora una volta, c’è il gas. Se il viaggio in Algeria aveva portato alla firma di un’intesa per un incremento di 9 miliardi di metri cubi di gas, una volta a regime, in Israele l’obiettivo è il Leviathan, un maxi-giacimento a 130 chilometri da Haifa nella zona economica esclusiva, al confine con quello egiziano, Zhor, scoperto dall'Eni a una profondità di 1.500 metri. Le riserve stimate sono di circa 600 miliardi di metri cubi, che si sommano a 300 del giacimento Tamar (operativo dal 2013) nel quale per effetto degli Accordi di Abramo sono entrati con il 22% gli Emirati Arabi. Leviathan consentirebbe anche di aggirare lo stallo sul progetto del gasdotto EastMed, arenatosi sui dubbi americani prima e sul veto turco poi, con un’alternativa più rapida e già operativa. Direttamente collegata alla visita in Israele c’è poi il viaggio ad Ankara che il premier ha in programma già ai primi di luglio. Con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il tema principale sarà la strategia per sbloccare le esportazioni di grano e cereali confinati nei porti ucraini. Una bomba a orologeria che può seriamente destabilizzare la regione, e che anche Israele e Turchia hanno tutto l’interesse a scongiurare.

L'Europa va a Kiev?

Da Algeri a Gerusalemme ed Ankara a Kiev, il premier italiano tesse la sua tela diplomatica confermando l’attenzione alla dimensione internazionale dell’attuale esecutivo. Il viaggio di Draghi arriva a un mese da quello a Washington e a pochi giorni dal viaggio a Parigi in cui ha incontrato Emmanuel Macron. Nelle prossime settimane, seguirà il Consiglio Europeo, il G7 e il summit Nato a Madrid. In mezzo la visita in Turchia a luglio e l’ipotesi di un viaggio a Kiev con il presidente francese e il cancelliere tedesco che, sebbene non confermata, si fa sempre più concreta. E secondo diverse indiscrezioni i tre dovrebbero recarsi a Kiev già giovedì. Una corsa contro il tempo per aprire una breccia verso una tregua certo, ma anche per favorire l’apertura degli ormai noti ‘corridoi del grano’. Secondo il quotidiano La Stampa l’Ucraina ha stabilito due rotte terrestri, attraverso la Polonia e la Romania, per esportare i cereali bloccati ed evitare una crisi alimentare globale. Ma alcuni colli di bottiglia starebbero rallentando la catena di distribuzione. E il viceministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Senik, ha annunciato di essere in trattativa con gli stati baltici per aggiungere un terzo corridoio.

   

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