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Mario Draghi vola in
Israele per parlare di gas, grano e guerra in Ucraina. Mentre voci sempre più
insistenti riferiscono di una sua prossima visita a Kiev con Macron e Scholz.
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Mario Draghi è atterrato
oggi a Tel Aviv per una due giorni di incontri e colloqui con i vertici
israeliani e palestinesi. Una visita, quella del premier italiano, che ha tre
principali direttrici: gas, grano e guerra in Ucraina. La missione in Medio Oriente precede altri importanti impegni internazionali
delle prossime settimane, tra cui i
Summit G7 e Nato e la visita del primo ministro a Kiev e ad Ankara. Era dal 2015 che un presidente del consiglio italiano
non visitava lo stato d’Israele. In quest’occasione Draghi ha incontrato il presidente Isaac Herzog, il premier Naftali Bennett, alla guida un esecutivo di
coalizione che per la prima volta comprende anche la Lista Araba, e Yair Lapid,
attuale ministro degli Esteri che in base all’accordo di coalizione dovrebbe
subentrare a Bennett tra due anni. La
visita proseguirà poi a Ramallah, con l’incontro con il primo ministro
palestinese, Mohammed Shtayyeh. È un dossier delicato, quello israeliano, non
solo per l’Italia ma per tutta l’Europa
e a dimostrarlo è il fatto che la visita di Draghi si incroci con quella della
Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Anche lei è volata in Medio
Oriente in queste ore per
incontrare i vertici israeliani e discutere con loro di un progetto che
coinvolge tutta l’Europa: abbandonare
definitivamente il gas russo, e farlo il prima possibile.
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Guerra e negoziati: sponda
con Tel Aviv?
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Dall’inizio del conflitto in
Ucraina il governo israeliano ha mantenuto una
certa equidistanza tra Mosca e Kiev. Naftali Bennett si era proposto come mediatore tra le
parti senza però riuscire ad aprire un canale. Da allora Israele ha mantenuto
un certo equilibrio e, pur votando a favore delle risoluzioni di condanna della
Russia all'Onu, non ha mai condannato
apertamente la guerra del presidente russo Vladimir Putin né aderito al regime di sanzioni. Con i vertici di Tel Aviv, il
primo ministro italiano parlerà oltre che dei rischi di un allargamento del
conflitto, anche della crisi alimentare che minaccia diversi paesi della
regione e per cui in Europa c’è grande
preoccupazione. Un confronto utile anche in vista del viaggio a Kiev, insieme al
presidente francese Emmanuel Macron e al cancelliere tedesco Olaf Scholz, che Draghi
dovrebbe compiere prima del G7 di fine mese. Se confermato, sarà il primo dall’inizio
del conflitto da parte dei leader di tre paesi fondatori dell’Unione, proprio
mentre in Europa si discute sulla concessione dello
status di candidato Ue all'Ucraina. Sabato a Kiev
era arrivata la presidente della Commissione Ursula
von der Leyen. Nella capitale ucraina la numero uno dell'esecutivo europeo
aveva incontrato il presidente Volodymyr Zelensky ed i massimi vertici delle
istituzioni ucraine.
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Gas: occhi puntati sul Mediterraneo Orientale?
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Molti quotidiani sottolineano che la visita di Draghi è legata a quella
che il premier ha effettuato due mesi fa
in Algeria: in cima all'agenda del presidente del consiglio italiano,
ancora una volta, c’è il gas. Se il viaggio in Algeria aveva portato alla firma
di un’intesa per un incremento di 9 miliardi di metri cubi di gas, una volta a
regime, in Israele l’obiettivo è il Leviathan, un maxi-giacimento a 130 chilometri da Haifa nella zona economica
esclusiva, al confine con quello egiziano, Zhor, scoperto dall'Eni a una
profondità di 1.500 metri. Le riserve stimate sono di circa 600 miliardi di metri cubi, che si
sommano a 300 del giacimento Tamar (operativo dal 2013) nel quale per effetto
degli Accordi di Abramo sono entrati con il 22% gli Emirati Arabi. Leviathan consentirebbe anche di aggirare lo stallo sul progetto del
gasdotto EastMed, arenatosi sui dubbi americani prima e sul veto turco poi, con
un’alternativa più rapida e già operativa. Direttamente collegata alla visita
in Israele c’è poi il viaggio ad Ankara che il premier ha in
programma già ai primi di luglio. Con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan,
il tema principale sarà la strategia per sbloccare
le esportazioni di grano e cereali confinati nei porti ucraini. Una bomba a
orologeria che può seriamente destabilizzare la regione, e che anche Israele e
Turchia hanno tutto l’interesse a scongiurare.
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Da Algeri a Gerusalemme ed Ankara a Kiev, il premier italiano tesse la
sua tela diplomatica confermando l’attenzione
alla dimensione internazionale dell’attuale esecutivo. Il viaggio di Draghi
arriva a un mese da quello a Washington e a pochi giorni dal
viaggio a Parigi in cui ha incontrato Emmanuel Macron. Nelle prossime settimane,
seguirà il Consiglio Europeo, il G7 e il summit Nato a Madrid. In mezzo la
visita in Turchia a luglio e l’ipotesi di un viaggio a Kiev con il presidente
francese e il cancelliere tedesco che, sebbene non confermata, si fa sempre più
concreta. E secondo diverse indiscrezioni i tre dovrebbero recarsi a Kiev già giovedì. Una corsa contro il tempo per aprire una breccia verso una tregua
certo, ma anche per favorire l’apertura degli ormai noti ‘corridoi del grano’. Secondo il quotidiano La Stampa l’Ucraina ha stabilito due
rotte terrestri, attraverso la Polonia e la Romania, per esportare i cereali
bloccati ed evitare una crisi alimentare
globale. Ma alcuni colli di bottiglia starebbero rallentando la catena di
distribuzione. E il viceministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Senik, ha
annunciato di essere in trattativa con gli stati baltici per aggiungere un terzo corridoio.
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