Preservare i ghiacciai coprendoli con teli non sembra essere una buona soluzione

Un gruppo di centri di ricerca ed esperti che si occupano dello studio dei ghiacciai e dei cambiamenti climatici hanno firmato una lettera contro questa pratica sempre più diffusa, definendola una forma di greenwashing
Il ghiacciaio Presena coperto con teli
Il ghiacciaio Presena coperto con teliVania Zampatti/NI Syndication the Times / IPA

Ogni estate il ghiacciaio Presena, in Trentino-Alto Adige, viene coperto con teloni bianchi geotessili per rallentarne la fusione causata dal riscaldamento globale. Entro il 2050 quasi tutti i ghiacciai al di sotto dei 3.500 metri di altitudine scompariranno e nei decenni successivi la quota continuerà ad alzarsi. Startup e alcune aziende impegnate in piani di sostenibilità stanno allora cercando di replicare la tecnologia del Presena ad altre montagne, con i teli geotessili che sembrano poter diventare la nuova arma con cui combattere il cambiamento climatico in alta quota.

Nei giorni scorsi però 44 scienziate e scienziati che si occupano dello studio della glaciologia e dei cambiamenti climatici hanno firmato una lettera contro questa pratica, definita un classico esempio di greenwashing, quell’ecologismo di facciata che poi nel concreto non porta risultati reali e anzi rischia di rivelarsi un boomerang. “Salvare i ghiacciai dell’arco alpino coi teli geotessili è pura fantascienza”, spiega a Wired la presidente dell'organizzazione non governativa (ong) Italian climate network, Serena Giacomin.

La presidente di Italian Climate Network, Serena Giacomin

Come funzionano i teli geotessili per i ghiacciai

Il ghiacciaio Presena si trova a una quota di 3mila metri ed è raggiungibile in cabinovia dal Passo del Tonale. Un tempo aveva un volume decisamente più imponente, dal 1993 ne ha perso più di un terzo a causa dell’aumento delle temperature che sta devastando l’arco alpino.

Si tratta di uno dei pochi ghiacciai in Italia dove si può sciare ed è proprio per tutelare questa eccezione che dal 2008 è divenuto oggetto di un’applicazione tecnologica innovativa. Il consorzio turistico Adamello Ski, la Provincia autonoma di Trento e l’università di Trento hanno sviluppato qualcosa che si era già visto in Austria e Svizzera: applicare sulla sua superficie dei teloni bianchi geotessili in grado di riflettere i raggi del sole e dunque di fatto di respingerli. Circa lo 0,02% dei ghiacciai elvetici d’estate viene coperto da queste strutture costituite da poliestere e fibre di polipropilene, spesse circa 3-4 millimetri. Una soluzione che si è imposta anche in Italia sul Presena con teli larghi cinque metri e lunghi una settantina l’uno, che è stata ripetuta anno dopo anno aumentando sempre più la sua portata fino ai circa 100mila metri quadri attuali. La spesa media annua tra gestione e manutenzione dei teloni è di circa 420mila euro, un investimento molto importante che però sta attirando le attenzioni di sempre più attori.

Ad agosto 2021 è nata per esempio Glac-Up srl, una startup di quattro studenti dell’università Bocconi di Milano che permette alle persone di adottare un ghiacciaio comprando un pezzo di telo geotessile con cui coprirlo. Un progetto nato proprio sul Presena e che vuole estendersi ad altre località alpine, diffondendo così la cultura dei teloni bianchi come arma contro il cambiamento climatico. Anche l’azienda di servizi di pagamento Mastercard ha promosso qualcosa di simile nei mesi scorsi: per ogni transazione eseguita in Svizzera sul suo circuito di credito, ha donato alla Cover Project Foundation le risorse necessarie per coprire una porzione di ghiacciaio pari alla superficie di una carta di credito.

Perché per gli scienziati è greenwashing

Secondo alcune analisi dell’università di Milano l’applicazione dei teloni geotessili permette al ghiacciaio del Presena di assorbire meno energia solare, dal 57% al 36%, portando a salvare almeno in parte la sua salute e garantendogli ancora un ruolo di primo piano durante la stagione sciistica invernale. Nel caso svizzero, uno studio ha attribuito a questa tecnologia una riduzione dello scioglimento di neve e ghiaccio del 50-70%. Una piccola rivoluzione, verrebbe da dire, ma gli stessi scienziati svizzeri hanno lanciato l’allarme: “si tratta di una quantità insignificante (0,03%) rispetto al ghiaccio che si scioglie ogni anno nel paese”.

Un punto di vista che si ritrova in una lettera firmata e diffusa nei giorni scorsi da otto istituzioni (Comitato glaciologico italiano, Fondazione montagna sicura Courmayeur, Italian climate network, Servizio glaciologico Alto Adige, Servizio glaciologico lombardo, Società alpinisti tridentini, Società meteorologica alpino-adriatica e Società meteorologica italiana) e 44 scienziate e scienziati italiani che si occupano dello studio della glaciologia e dei cambiamenti climatici. E che parlano esplicitamente di greenwashing per descrivere un intervento a loro avviso impattante sull’ambiente da numerosi punti di vista.

Quando si parla di cambiamento climatico sono due le azioni che si possono mettere in campo: di mitigazione e di adattamento. “Le prime sono quelle per la riduzione dei gas climalteranti e i teli geotessili non ci rientrano, anzi la loro produzione e applicazione se diventasse massiva sarebbe proprio il contrario di un’azione di mitigazione”, sottolinea Giacomin. Il carburante per alimentare i gatti delle nevi che movimentano i teloni ogni anno e la produzione dei teloni stessi, spesso composti di materie plastiche, sono in effetti risorse non rinnovabili, il cui utilizzo contribuisce a incrementare il riscaldamento globale. Non c’è poi consenso sulla fine che fanno quei materiali e le immagini che circolano mostrano teli ridotti in brandelli e plastiche assorbite dai ghiacciai.

“Le azioni di adattamento sono invece quelle che hanno l’obiettivo di rendere gli effetti del cambiamento climatico meno impattanti - continua la presidente di Italian climate network -. Potrebbe sembrare che i teli geotessili rientrino in questo gruppo ma in realtà non è così: andare a ricoprire i ghiacciai non è adattamento ma preservare qualcosa artificialmente senza considerarne gli effetti. E prosegue:“Non solo il turismo è impattante sul settore montano ma anche il cambiamento climatico è impattante sul settore del turismo e sulle attività a esso legate, come quelle sciistiche. Non ci si dovrebbe accanire per preservare il turismo in stagioni in cui il cambiamento climatico non lo permette più andando così a disequilibrare ulteriormente l’ambiente, ma piuttosto cercare di ristabilire un equilibrio con esso”. Come si legge nella lettera firmata da Giacomin e dagli altri scienziati italiani, i ghiacciai si salvano solo stabilizzando il clima del pianeta, non esistono scorciatoie. I teloni in materie plastiche rischiano di essere una di queste.