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9 dicembre 2022

PERÙ: IL FALLITO GOLPE DI PEDRO CASTILLO

Il presidente del Perù Pedro Castillo è stato destituito dal parlamento dopo aver provato a scioglierlo ed è stato arrestato. La sua vice, Dina Boluarte, assume l’incarico

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Dina Boluarte è la nuova presidente del Perù: prima donna nella storia del paese ad assumere questa carica. Boluarte subentra a Pedro Castillo, il presidente che mercoledì 7 dicembre ha provato a sciogliere il parlamento peruviano, che a sua volta ha votato per destituirlo e metterlo in stato d’accusa per quello che sembra un tentativo di golpe istituzionale. Poco dopo, Castillo è stato arrestato dalla polizia mentre cercava rifugio in un’ambasciata e ora è accusato di aver sovvertito l’ordine costituzionale.
La rimozione e l’arresto di Castillo mettono fine alla sua breve esperienza politica, iniziata a luglio 2021. In questi 16 mesi, Castillo – che venne eletto al secondo turno con uno scarto di poche migliaia di voti – ha cambiato cinque primi ministri, si era salvato da due procedure di impeachment ed è indagato in sei diversi casi di corruzione. “Un cancro che va estirpato dal paese”, ha promesso la neopresidente Boluarte, assicurando quindi che il suo primo imperativo sarà proprio la lotta alla corruzione. Boluarte ha invocato altresì una tregua politica, chiedendo unità nazionale. La destituzione dell’ex presidente, maestro e sindacalista ha portato alcuni suoi sostenitori a scontrarsi con la polizia per le strade della capitale Lima. Il tentato colpo di stato di Castillo è solo l’ultimo evento di una instabilità politica ed istituzionale che nel paese andino dura da anni.

Golpe istituzionale?

La sera di mercoledì 7 dicembre il pubblico ministero peruviano ha ordinato che Pedro Castillo venisse arrestato per il presunto reato di “ribellione”, ovvero per la violazione dell’art. 346 del codice penale. L’arresto è arrivato in seguito all’accusa di colpo di stato da parte del parlamento e poco dopo che Castillo era stato visto scappare dal palazzo presidenziale. Sempre mercoledì scorso, l’ex presidente aveva annunciato di voler sciogliere il congresso nazionale e nominare un governo d’emergenza, nonché di formare una costituente che entro i successivi nove mesi avrebbe dovuto redigere una nuova costituzione. La decisione di sciogliere il parlamento è arrivata poche ore prima che il parlamento votasse contro Castillo la procedura di impeachment – la terza in 16 mesi – per “incapacità morale”. Quello tra l’ex presidente e il parlamento peruviano, controllato dall’opposizione, è stato quindi un lungo braccio di ferro istituzionale. Nonostante Castillo denunci una persecuzione politica nei suoi confronti, il voto che ha portato alla sua destituzione è stato quasi unanime: 101 deputati su 130 hanno votato per rimuoverlo dall’incarico, contro dieci astenuti e sei contrari. Castillo è stato quindi abbandonato dalla prima ministra Betssy Chavez, in carica da appena due settimane, così come da altri ministri, che hanno rassegnato le dimissioni denunciando il golpe del presidente. Alle accuse si sono uniti, infine, anche le forze di polizia e l’esercito, così come la vicepresidente, Dina Boluarte, che hanno giurato fedeltà alla costituzione.

   

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Chi è Boluarte e cosa succede ora?

Nata nella regione Apurimac 60 anni fa, Boluarte è un’avvocata di sinistra che ha servito come ministra dello Sviluppo e dell’Inclusione Sociale e come vice di Castillo sin dal luglio 2021, quando questi vinse le elezioni presidenziali al ballottaggio contro Keiko Fujimori. “Governare il Perù non sarà facile. Metteremo in piedi un gabinetto ‘de todas las sangres’”. Una citazione di José María Arguedas, scrittore proveniente dalla stessa regione di Boluarte, con cui la neopresidente esprime il proprio impegno per un Perù inclusivo. “Mi impegno affinché i nessuno, gli esclusi e gli emarginati abbiano accesso a ciò che è sempre stato loro negato”, ha promesso Boluarte durante il giuramento, dando la propria parola sulla conclusione del mandato presidenziale fino al 2026, “in difesa della democrazia”.
Boluarte parla anche il Quechua ed è un ex esponente di Perù Libero, il partito di ispirazione marxista che sostenne la candidatura presidenziale di Castillo e che la espulse definendola “traditrice” in seguito a una disputa interna. Prima del 2021, l’avvocata era un’outsider della politica nazionale, mentre ora si trova a dover domare una delle peggiori crisi del Perù, per le quali ha chiesto “tempo e spazio per recuperare il paese”. Boluarte ha già ricevuto il sostegno dagli Stati Uniti e del vicino Brasile per un percorso che porti “sviluppo e pace sociale”.

Instabilità politica senza fine?

L’annuncio di Castillo di sciogliere il parlamento è stato un flashback della politica peruviana. Trent’anni fa, infatti, l’allora presidente (poi dittatore; colpevole di crimini contro l’umanità) Alberto Fujimori annunciò lo scioglimento del congresso nazionale e ordinò ai carri armati di occupare le strade di Lima in quello che il Perù ricorda come “autogolpe”. Le vicende delle ultime settimane non hanno quindi lasciato dubbi sulle intenzioni di Castillo, che in questo anno e mezzo di presidenza ha dimostrato una certa allergia politica agli strumenti democratici. Oltre agli scandali di corruzione per cui è indagato e per il poco riguardo per la trasparenza nella gestione di fondi pubblici, Castillo ha nominato cinque diversi esecutivi, contribuendo all’annosa instabilità politico-istituzionale del paese. Negli ultimi tre anni, il Perù ha avuto dieci diversi primi ministri, mentre Boluarte è la sesta persona a ricoprire la carica di presidente della repubblica in appena sei anni. Dopo la presidenza di Ollanta Humala, conclusasi nel 2016, nessuno è riuscito a portare a termine il mandato. Anche i due presidenti prima di Castillo, Martin Vizcarra e Pedro Pablo Kuczynski, erano stati messi sotto impeachment per due volte per “incapacità morale”.
La crisi istituzionale si aggiunge a quelle sociali ed economiche, aggravate sin dallo scoppio della pandemia. Secondo la FAO, 16 milioni di peruviani, ovvero metà della popolazione, non hanno una nutrizione regolare e sicura.

   

IL COMMENTO

Di Emiliano Guanella, Corrispondente da San Paolo (RSI - Tv Svizzera e La Stampa) e analista politico

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"La destituzione di Pedro Castillo è solo l'ultimo capitolo della saga dell'instabilità politico-istituzionale del Perù. L'elevata frammentazione delle forze in Parlamento e la sfiducia generale dell'opinione pubblica rispetto alla classe dirigente sono alla base delle ripetute crisi, con al centro la corruzione dilagante nei palazzi del potere. Castillo si è barcamenato un anno e mezzo al potere con un programma confuso di nazionalismo e socialismo andino, costretto ad operare ripetuti rimpasti di governo. Cade per incapacità politica e per gli eclatanti casi di malversazione di fondi pubblici con stipendi illegali dati ai suoi familiari diretti. Finisce la sua avventura ma i problemi endemici del Perù rimangono assieme ad un dato poco confortante; quasi tutti i presidenti degli ultimi 40 anni sono caduti per scandali legati agli intrecci nefasti fra politica e affari."

ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

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