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PERÙ: IL FALLITO GOLPE DI PEDRO CASTILLO
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Il presidente del Perù Pedro Castillo è stato destituito dal
parlamento dopo aver provato a scioglierlo ed è stato arrestato. La sua vice,
Dina Boluarte, assume l’incarico
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Dina Boluarte è la nuova presidente del Perù: prima donna
nella storia del paese ad assumere questa carica. Boluarte subentra a Pedro
Castillo, il presidente che mercoledì 7 dicembre ha provato a sciogliere il
parlamento peruviano, che a sua volta ha votato per destituirlo e metterlo in
stato d’accusa per quello che sembra un tentativo di golpe istituzionale.
Poco dopo, Castillo è stato arrestato dalla polizia mentre cercava rifugio in
un’ambasciata e ora è accusato di aver sovvertito l’ordine costituzionale.
La rimozione e l’arresto di Castillo mettono fine alla sua breve esperienza
politica, iniziata a luglio 2021. In questi 16 mesi, Castillo – che venne
eletto al secondo turno con uno scarto di poche migliaia di voti – ha cambiato
cinque primi ministri, si era salvato da due procedure di impeachment ed è
indagato in sei diversi casi di corruzione. “Un cancro che va estirpato dal
paese”, ha promesso la neopresidente Boluarte, assicurando quindi che il suo
primo imperativo sarà proprio la lotta alla corruzione. Boluarte ha
invocato altresì una tregua politica, chiedendo unità nazionale. La
destituzione dell’ex presidente, maestro e sindacalista ha portato alcuni suoi
sostenitori a scontrarsi con la polizia per le strade della capitale Lima. Il
tentato colpo di stato di Castillo è solo l’ultimo evento di una instabilità politica
ed istituzionale che nel paese andino dura da anni.
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La sera di mercoledì 7 dicembre il pubblico ministero
peruviano ha ordinato
che Pedro Castillo venisse arrestato per il presunto reato di “ribellione”,
ovvero per la violazione dell’art. 346 del codice penale. L’arresto è arrivato
in seguito all’accusa di colpo di stato da parte del parlamento e poco
dopo che Castillo era stato visto scappare dal palazzo presidenziale. Sempre
mercoledì scorso, l’ex presidente aveva annunciato
di voler sciogliere il congresso nazionale e nominare un governo d’emergenza, nonché
di formare una costituente che entro i successivi nove mesi avrebbe dovuto
redigere una nuova costituzione. La decisione di sciogliere il parlamento è
arrivata poche ore prima che il parlamento votasse contro Castillo la procedura
di impeachment – la terza in 16 mesi – per “incapacità morale”. Quello tra
l’ex presidente e il parlamento peruviano, controllato dall’opposizione, è
stato quindi un lungo braccio di ferro istituzionale. Nonostante Castillo
denunci una persecuzione politica nei suoi confronti, il voto che ha portato
alla sua destituzione è stato quasi unanime: 101 deputati su 130 hanno votato
per rimuoverlo dall’incarico, contro dieci astenuti e sei contrari. Castillo è
stato quindi abbandonato dalla prima ministra Betssy Chavez, in carica da
appena due settimane, così come da altri ministri, che hanno rassegnato le dimissioni
denunciando il golpe del presidente. Alle accuse si sono uniti, infine, anche
le forze di polizia e l’esercito, così come la vicepresidente, Dina Boluarte,
che hanno giurato fedeltà alla costituzione.
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Chi è Boluarte e cosa succede ora?
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Nata nella regione Apurimac 60 anni fa, Boluarte è un’avvocata
di sinistra che ha servito come ministra dello Sviluppo e dell’Inclusione
Sociale e come vice di Castillo sin dal luglio 2021, quando questi vinse le
elezioni presidenziali al ballottaggio contro Keiko Fujimori. “Governare il
Perù non sarà facile. Metteremo in piedi un gabinetto ‘de todas las sangres’”.
Una citazione di José María Arguedas, scrittore proveniente dalla stessa
regione di Boluarte, con cui la neopresidente esprime il proprio impegno per
un Perù inclusivo. “Mi impegno affinché i nessuno, gli esclusi e gli
emarginati abbiano accesso a ciò che è sempre stato loro negato”, ha promesso Boluarte
durante il giuramento, dando la propria parola sulla conclusione del mandato
presidenziale fino al 2026, “in difesa della democrazia”.
Boluarte parla anche il Quechua ed è un ex esponente di Perù Libero, il partito
di ispirazione marxista che sostenne la candidatura presidenziale di Castillo e
che la espulse definendola “traditrice” in seguito a una disputa interna. Prima
del 2021, l’avvocata era un’outsider della politica nazionale, mentre ora si trova
a dover domare una delle peggiori crisi del Perù, per le quali ha chiesto
“tempo e spazio per recuperare il paese”. Boluarte ha già ricevuto il
sostegno dagli Stati Uniti e del vicino Brasile per un percorso che porti “sviluppo
e pace sociale”.
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Instabilità politica senza fine?
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L’annuncio di Castillo di sciogliere il parlamento è stato
un flashback della politica peruviana. Trent’anni fa, infatti, l’allora
presidente (poi dittatore; colpevole di crimini contro l’umanità) Alberto
Fujimori annunciò lo scioglimento del congresso nazionale e ordinò ai carri armati
di occupare le strade di Lima in quello che il Perù ricorda come “autogolpe”. Le
vicende delle ultime settimane non hanno quindi lasciato dubbi sulle intenzioni
di Castillo, che in questo anno e mezzo di presidenza ha dimostrato una certa allergia
politica agli strumenti democratici. Oltre agli scandali di corruzione per
cui è indagato e per il poco riguardo per la trasparenza nella gestione di
fondi pubblici, Castillo ha nominato cinque diversi esecutivi, contribuendo all’annosa
instabilità politico-istituzionale del paese. Negli ultimi tre anni, il Perù ha
avuto dieci
diversi primi ministri, mentre Boluarte è la sesta persona a ricoprire la
carica di presidente della repubblica in appena sei anni. Dopo la presidenza di
Ollanta Humala, conclusasi nel 2016, nessuno è riuscito a portare a termine il
mandato. Anche i due presidenti prima di Castillo, Martin Vizcarra e Pedro
Pablo Kuczynski, erano stati messi sotto impeachment per due volte per “incapacità
morale”.
La crisi istituzionale si aggiunge a quelle sociali ed economiche, aggravate
sin dallo scoppio della pandemia. Secondo la FAO, 16
milioni di peruviani, ovvero metà della popolazione, non hanno una nutrizione regolare
e sicura.
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IL COMMENTO
Di Emiliano Guanella, Corrispondente da San Paolo (RSI - Tv
Svizzera e La Stampa) e analista politico
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"La destituzione di Pedro Castillo è solo l'ultimo capitolo
della saga dell'instabilità politico-istituzionale del Perù. L'elevata frammentazione
delle forze in Parlamento e la sfiducia generale dell'opinione pubblica
rispetto alla classe dirigente sono alla base delle ripetute crisi, con al
centro la corruzione dilagante nei palazzi del potere. Castillo si è
barcamenato un anno e mezzo al potere con un programma confuso di nazionalismo
e socialismo andino, costretto ad operare ripetuti rimpasti di governo. Cade
per incapacità politica e per gli eclatanti casi di malversazione di fondi
pubblici con stipendi illegali dati ai suoi familiari diretti. Finisce la sua
avventura ma i problemi endemici del Perù rimangono assieme ad un dato
poco confortante; quasi tutti i presidenti degli ultimi 40 anni sono caduti per
scandali legati agli intrecci nefasti fra politica e affari."
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