La Pac 2023-2027, entrata in vigore il primo gennaio 2023, prevede molte novità importanti. La buona notizia è che il budget stanziato per sostenere gli agricoltori è sostanzialmente invariato (36,6 miliardi di euro), ma per ottenere gli aiuti Pac agli agricoltori viene richiesto un impegno crescente, soprattutto sotto il profilo ambientale.

 

Questo ha una ripercussione importante per le aziende agricole, come vedremo di seguito, che ad esempio dovranno rispettare una rotazione biennale e dunque non potranno più fare mais su mais, oppure grano su grano.

 

L'obbligo di rotazione colturale

 

La nuova struttura della Politica Agricola Comune

La nuova Pac prevede dei pagamenti diretti (gestiti da Agea) e quelli legati allo sviluppo rurale (gestiti dalle singole regioni).

I pagamenti diretti si suddividono, a loro volta, in:

  • Sostegno al reddito di base (1.678 milioni di euro).
  • Sostegno ridistributivo al reddito (349 milioni di euro).
  • Sostegno giovani agricoltori (70 milioni di euro).
  • Regimi per il clima e l'ambiente o Ecoschemi (874 milioni di euro).
  • Pagamento accoppiato (524 milioni di euro).

 

Pagamenti diretti

Pagamenti diretti

(Fonte foto: Università degli Studi di Perugia)

 

I pagamenti di base, nella vecchia Pac, assorbivano il 55,08% delle risorse, mentre nella Pac 2023-2027 questa percentuale scende al 48%. La distribuzione delle risorse continuerà ad essere modulata per Titoli, ma con importanti novità.

 

Si attuerà infatti un processo di convergenza che ha l'obiettivo di avvicinare tutti gli agricoltori a percepire 167 euro ad ettaro, che è il pagamento medio nazionale. Chi ha quindi Titoli alti, ad esempio oltre i mille euro ad ettaro, vedrà contrarsi i contributi da qui al 2027. Mentre chi ha Titoli bassi, avrà un aumento progressivo. Secondo Angelo Frascarelli, presidente di Ismea, dal 2028 in poi i Titoli verranno completamente aboliti.

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La condizionalità rafforzata e l'obbligo di rotazione

Fatte queste premesse, vediamo ora perché non si potrà più praticare la monocoltura, seminando mais su mais, oppure grano su grano.

 

Per ottenere il pagamento di base infatti l'agricoltore deve rispettare la cosiddetta condizionalità rafforzata, che prevede una serie di obblighi, la maggior parte dei quali sono oggi già assolti dall'agricoltore. Si tratta di nove Bcaa, Buone Condizioni Agronomiche Ambientali, e undici Cgo, Criteri di Gestione Obbligatori, che hanno come obiettivo quello di migliorare l'impatto dell'agricoltura sull'ambiente.

 

In particolare la Bcaa 7 stabilisce l'obbligo della rotazione colturale sui suoli destinati a colture seminative. L'obiettivo della rotazione, come tutti sanno, è quello di migliorare la fertilità del suolo, diminuire la pressione delle malerbe, nonché dei funghi patogeni e degli insetti.

 

La rotazione è da intendersi come cambio di coltura, inteso come cambio di genere botanico, almeno una volta all'anno a livello di parcella. La chiave di volta sta nella parola genere, in quanto specie diverse possono appartenere allo stesso genere. Un esempio è il genere Triticale, a cui appartengono il frumento duro e tenero, il farro, il triticale e la spelta.

 

Per questo motivo avvicendamenti come mais su mais o grano su grano sono vietati, come anche grano tenero-farro, mentre sono possibili grano-mais, loietto-mais, eccetera.

 

Bcaa 7: alcuni esempi  di rotazioni colturali su seminativi

Bcaa 7: alcuni esempi  di rotazioni colturali su seminativi

(Fonte foto: Università degli Studi di Perugia)

 

Rotazione colturale, cover crop e colture secondarie

Per assolvere all'obbligo di rotazione colturale previsto dalla condizionalità rafforzata non è possibile fare ricorso alle cover crop in quanto la coltura intercalare deve completare il suo ciclo (o deve rimanere in campo almeno novanta giorni). È possibile dunque utilizzare una coltura invernale per assolvere all'obbligo di rotazione, purché completi il suo ciclo e venga raccolta. Un esempio può essere l'avvicendamento loietto-mais.

 

Alcuni agricoltori si chiedono che cosa accade nel caso in cui, per eventi atmosferici, la coltura invernale non completi il suo ciclo (ad esempio per un freddo inusuale). In quel caso, ai fini dell'erogazione del pagamento base, l'obbligo sarà considerato assolto purché la regione certifichi l'eccezionalità dell'evento atmosferico.

 

Va ricordato che la rotazione è obbligatoria solo al fine di ottenere il pagamento di base, dunque gli agricoltori che intendono continuare con la monosuccessione possono non rispettarla, rinunciando tuttavia al pagamento di base. Possono invece aderire alle misure del Psr (oggi chiamate Interventi), dove non viene però previsto come prerequisito l'adempimento alla rotazione previsto dalla condizionalità rafforzata.

 

Rotazione obbligatoria, ecco chi è esentato

Come tutte le norme ci sono anche delle esenzioni. Per avere il pagamento di base non sono tenute alla rotazione obbligatoria quelle aziende agricole i cui seminativi sono utilizzati per più del 75% per la produzione di erba o altre piante erbacee da foraggio, costituiti da terreni lasciati a riposo, investiti a colture di leguminose o sottoposti a una combinazione di tali tipi di impieghi.

 

Ma anche le aziende la cui superficie agricola ammissibile è costituita per più del 75% da prato permanente, utilizzata per la produzione di erba o altre piante erbacee da foraggio. Sono escluse anche le colture sommerse, quindi chi produce riso, e quelle con una superficie a seminativi inferiore a 10 ettari.

 

Inoltre sono escluse dall'obbligo le aziende in regime di biologico (che prevede già un regime di rotazione), come anche quelle condotte secondo la produzione integrata, certificate dal Sistema di Qualità Nazionale della Produzione Integrata (SQNPI).

 

Deroghe sono previste anche per le regioni del Sud, dove a causa del clima caldo e secco è difficile adottare un'ampia rotazione. La normativa prevede che per le aziende in regime di aridocoltura (secondo quanto stabilito dalle regioni) sia ammessa la coltivazione della stessa coltura per due anni consecutivi (ad esempio grano duro-grano duro) a condizione che:

  • la parcella di seminativo sia inserita in una rotazione almeno triennale;
  • una quota pari ad almeno il 35% delle parcelle dell'azienda sia destinata ogni anno ad un cambio di coltura principale.

 

Altra deroga importante riguarda le aziende situate in aree montane. Anche in questo caso si vuole andare incontro alle esigenze di chi si trova a lavorare in aree svantaggiate.  In questo caso una coltura può essere ripetuta per tre anni consecutivi se è garantita almeno una delle seguenti condizioni:

  • che il terreno sia coperto da colture secondarie (colture di copertura intercalate alla coltura principale, colture sotto chioma, colture intercalari invernali) ogni anno, dopo il raccolto della coltura e fino alla semina dell'anno successivo;
  • che ogni anno l'agricoltore deve garantire un cambio di coltura su almeno il 35% dei suoi seminativi. Le colture secondarie o intermedie possono essere utilizzate per soddisfare la quota minima di rotazione annuale. Dopo tre anni, tutte le parcelle di seminativi devono essere state sottoposte a rotazione della coltura principale.

 

Con la deroga Ucraina tutto rinviato al 2024

Bisogna poi considerare la deroga Ucraina. E cioè, dato che la guerra in Ucraina ha creato tensioni sui mercati dei seminativi, con scarsità di prodotto e difficoltà di approvvigionamento, la Commissione Ue e gli Stati membri hanno concordato di far slittare al 2024 l'entrata in vigore di questa norma.

 

Anno zero 2024. La Bcaa 7 è baseline per Eco 4 e Aca

Anno zero 2024. La Bcaa 7 è baseline per Eco 4 e Aca

(Fonte foto: Università degli Studi di Perugia)

 

Sarà dunque possibile, ad esempio, fare mais nel 2023 e nel 2024, ma nel 2025 si dovrà cambiare. Tuttavia, deroga nella deroga, gli agricoltori che beneficiano dell'Ecoschema 4 (Avvicendamento nei sistemi foraggeri estensivi) e di alcuni interventi Aca (gli interventi agroclimaticoambientali) del "Psr" non potranno usare tale deroga.