Il 2019 è stato probabilmente l’anno in cui i temi ambientali, superato il ristretto circolo di studiosi e militanti che se ne erano occupati fino ad allora, si sono imposti all’attenzione del più vasto dibattito pubblico. Molti inaspettati eventi hanno contribuito a tale cambiamento, a cominciare dalla recrudescenza dei fenomeni atmosferici estremi che hanno flagellato aree da sempre estranee ad essi. Dopo gli allarmi inascoltati lanciati da un numero crescente di scienziati, i pericoli dell’imminente catastrofe legata alle emissioni di CO2 sono infatti diventati per tutti tangibili attraverso le inquietanti immagini dei roghi in Amazzonia o degli orsi polari stremati dalla ricerca di cibo. Allo stesso modo, i crescenti timori sulle conseguenze irreversibili provocate dalla presenza di plastica nei mari hanno trovato riscontri scientifici che rendono impossibile continuare a ignorare il problema.

Tuttavia, è stato soprattutto grazie a Greta Thunberg, la sedicenne svedese ispiratrice del movimento “Friday for Future”, che i 17 obiettivi globali indicati nel 2015 dalle Nazioni Unite nel piano di salvataggio del pianeta e dei suoi abitanti (la cosiddetta Agenda 2030) sembrano aver trovato finalmente un’ampia eco nell’opinione pubblica e, in particolare, tra quella giovanile. La tenace protesta di Greta, inizialmente isolata, si è trasformata infatti in un movimento globale sfociato in alcune giornate di mobilitazione mondiale che, come quella del 27 settembre 2019, hanno permesso alla giovanissima attivista svedese di porre la questione ambientale al centro dei numerosi eventi internazionali ai quali è stata invitata a partecipare.

(reuters)

In modo particolare, ha suscitato un’enorme eco mediatica il suo intervento al Summit delle Nazioni Unite sul clima svoltosi nel settembre 2019. In quella occasione infatti Greta si è rivolta alla platea, composta da uomini di governo di quasi tutti i Paesi, con parole durissime nei confronti dei «ladri di futuro» che hanno privato la sua generazione della possibilità di sognare un mondo abitabile.

La salvezza del pianeta costituisce ormai una sfida contro il tempo, ma, modificando alcuni dei nostri modelli di consumo, la moderna tecnologia ci mette a disposizione strumenti che ci  permetterebbero di evitare il dramma e di costruire un mondo sostenibile. Al progresso scientifico è tuttavia indispensabile affiancare l’impegno quotidiano di noi tutti; nel mondo globalizzato infatti, ogni piccolo gesto si ripete identico e simultaneamente milioni di volte. Ridurre il consumo di plastica e degli imballaggi, esercitare un maggiore controllo sui nostri consumi inutili, servirsi di mezzi condivisi per i nostri spostamenti, usare in maniera consapevole le risorse idriche sono atti fondamentali che rendono ognuno di noi responsabile della sorte delle generazioni future.

                                       DeA Scuola #ESAME2020andràtuttobene

Di seguito proponiamo la lettura di alcuni articoli all’interno dei percorsi del portale E20 dedicati all’ambiente e allo sviluppo sostenibile e quindi una serie di attività didattiche legate ai singoli articoli, ai temi in generale e ai collegamenti interdisciplinari, in modo da consentire a ciascun docente di dosare e personalizzare la qualità e la quantità di lavoro da assegnare a casa o da svolgere nella classe virtuale. Chiudono l’articolo alcuni spunti per l’approfondimento.

Collegatevi ai percorsi “Corsa contro il tempo per salvare il pianeta” e “Sviluppo sostenibile, i ritardi dell’Italia” (agli indirizzi di E20 https://www.lastampa.it/speciale/cultura/e20/ambiente-e20 e https://www.lastampa.it/speciale/cultura/e20/agenda-2030-e20).

All’interno degli articoli proposti, cercate e leggete:
- L’utopia sostenibile? Non è un’utopia (Massimiliano Pananari)
- È tempo di trasformare l’Europa in chiave “green” (Anna Simone)
-La ricetta del Green New Deal: crescere difendendo l’ambiente (Gianni Riotta)
- La CO2 si può catturare e poi trasformare (Gabriele Beccaria)

                            Attività sugli articoli selezionati
Il docente può usare le seguenti domande per un confronto orale o scritto oppure assegnarle per il lavoro a casa insieme alla lettura dell’articolo.

A. Dopo avere letto l’articolo di Massimiliano Pananari L’utopia sostenibile? Non è un’utopia, rispondete alle domande.

- Che cosa sono le “retrotopie”?
- Qual è la “nuova utopia” prospettata da Enrico Giovannini?
- Il Rapporto sui limiti dello sviluppo, commissionato nel 1972 dal Club di Roma, costituisce uno dei primi allarmi sulle conseguenze di una crescita incontrollata. Ricerca in rete informazioni sui contenuti della ricerca.
- Il Club di Roma fu fondato nel 1968 da Aurelio Peccei. Ricerca in rete informazioni su questa singolarissima figura di imprenditore.
- Ricerca in rete il significato di “PIL” e di “BES” e ciò che rispettivamente indicano. Esprimi quindi un tuo parere sui pregi e sui limiti di questi indicatori.
- Come giudichi le soluzioni indicate da Giovannini?

B. Dopo avere letto l’articolo di Anna Simone È tempo di trasformare l’Europa in chiave ‘green’, rispondete alle domande.

- In quali settori si sono registrati i maggiori cambiamenti?
- Quali fattori dimostrano che il futuro è in chiave green?
- Quali sono i fattori in stallo o in peggioramento?
- Quali soluzioni indica il presidente dell’ISviS?

C. Dopo avere letto l’articolo di Gianni Riotta La ricetta del Green New Deal: crescere difendendo l’ambiente, rispondete alle domande.

- Che cosa intende l’autore con la frase «la maestà del pianeta Terra affidato all’Homo Sapiens, da Dio o dall’evoluzione, si perderà»?
- Che cosa implicano i cambiamenti climatici secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità?
- Che cosa sono i gigajoule e che cosa indica il loro consumo?
- Quale elemento è indispensabile per contrastare il cambiamento climatico?
- Quale tipo di armonia salverà la Terra secondo il giornalista?

D. Dopo avere letto l’articolo di Gabriele Beccaria La CO2 si può catturare e poi trasformare, rispondete alle domande.

- Chi è Peter Wadhams? Ricostruisci il suo curriculum attraverso le notizie riportate dall’articolo.
- Quanta CO2 si produce ogni anno?
- Con quali strumenti è possibile rimuovere la CO2 dall’atmosfera?
- In che cosa viene trasformata la CO2 sottratta all’atmosfera?
- Come?
- Che cosa significa l’espressione “trasformare un problema in opportunità”?
- Ricerca in rete altre informazioni sulla soluzione proposta da Peter Wadhams.

                                 Attività sull’intero percorso
A.
Leggete gli altri articoli del percorso di E20 (potete dividervi in gruppi “virtuali” e scegliere articoli diversi), poi discutetene insieme. In seguito ricercate in rete con quali argomentazioni le correnti “negazioniste” minimizzano gli effetti dei cambiamenti climatici. Dopo aver diviso la classe in due gruppi, mettete a confronto le due opposte posizioni e avviate un dibattito.

B. Il 3 aprile 2020 sul sito Rassegna sindacale è stata pubblicata un’intervista a Enrico Giovannini, portavoce dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile (AsviS): https://www.rassegna.it/articoli/non-possiamo-permetterci-di-sprecare-questa-crisi . Dopo averla letta, componete un breve elaborato con le riflessioni che essa ha suscitato.

C. Cercate insieme i 17 punti dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile; poi individua quelli che reputi più importanti e motiva le tue scelte. La pagina https://go-goals.org/it/ contiene inoltre un divertente gioco da tavolo che potrete scaricare gratuitamente.

D. Il 24 maggio 2015 Papa Francesco pubblicò la sua seconda enciclica, Laudato si’, dedicata alla cura della casa comune. Il titolo riprende l’incipit del Cantico delle creature, una celebre poesia composta da Francesco d’Assisi intorno al 1226.

Leggete e commentate l’articolo di Andrea Tornielli L’enciclica di Francesco: “La terra è ferita, serve una conversione ecologica” (La Stampa 19 giugno 2015): https://www.lastampa.it/cultura/e20/attualita/2019/03/01/news/l-enciclica-di-francesco-la-terra-e-ferita-serve-una-conversione-ecologica-1.38687720

                                        Interdisciplinarità
Viene qui proposto un brano su come l’ambiente sia stato spesso adattato dall’uomo alle sue esigenze. Viene associata allo spunto una attività in modo che il docente possa avviare un dibattito con i ragazzi sul tema.

Fin dalle sue origini più remote, l’uomo ha caratterizzato la sua presenza sul pianeta modificando l’ambiente in modo da adattarlo alle sue esigenze. La domesticazione delle piante costituisce certamente il punto di partenza di un’accelerazione progressiva di tale processo che oggi è giunto al limite della rottura. Ti proponiamo di seguito un brano tratto dal libro di Jared Diamond Armi, acciaio e malattie (Einaudi 1998) che ne esamina le origini.

Come si domesticarono involontariamente le prime piante

[…] Tutte le piante coltivate un tempo erano selvatiche. Come sono diventate domestiche? Il mistero è particolarmente fitto in quei casi in cui la versione spontanea di una pianta poi domesticata è velenosa (come le mandorle), ha un pessimo sapore o è drasticamente diversa (come il mais). Chi mai può avere avuto l’idea di rendere “domestica” una pianta, e come ci è riuscito?
Possiamo definire la domesticazione di una specie vegetale il processo in cui la specie in questione viene fatta crescere dall’uomo – in maniera più o meno consapevole – in modo da farle subire quelle mutazioni genetiche che la rendono più utile e adatta ad essere consumata. Al giorno d’oggi questo processo è non solo consapevole, ma anche altamente specializzato e scientifico. Gli agronomi conoscono perfettamente le specie coltivate e cercano di farne nascere di nuove, tramite la selezione delle varietà migliori e magari grazie alle più recenti tecniche di ingegneria genetica. […] Ma le prime piante furono domesticate diecimila anni fa, un’epoca in cui non si poteva usare l’ingegneria genetica. I primi contadini non avevano nessun modello a cui ispirarsi, né potevano sapere se i loro tentativi, qualunque cosa fossero, avrebbero portato a un gustoso risultato finale.
Quali cambiamenti si dovettero apportare per rendere una pianta selvatica più grande o meno tossica? Non tutte le specie, poi, sono state domesticate allo stesso tempo: i piselli si cominciarono a coltivare attorno all’8000 a.C., le olive nel 4000 a.C., le fragole nel Medioevo e le noci pecan solo nel 1846; per non parlare di alcune piante il cui frutto è universalmente apprezzato, come certe querce ricercate per le loro ghiande, che resistono ancora oggi alla domesticazione. Perché alcune specie sono più docili o promettenti di altre? Perché gli olivi si sono arresi ai contadini preistorici e le querce sfidano ancora oggi i più agguerriti agronomi?
Come è possibile che la domesticazione sia avvenuta inconsciamente? Come è possibile, ad esempio, trasformare una mandorla velenosa in una commestibile senza sapere quello che si sta facendo?
Cominciamo a guardare i fatti dal punto di vista delle piante. Per loro, noi non siamo che una delle tante specie animali che cercano inconsciamente di “domesticarle”.
Come tutti gli esseri viventi (uomo compreso) i vegetali devono propagare la loro discendenza in luoghi dove questa possa prosperare e far sopravvivere i geni dei genitori. I piccoli degli animali quando è il momento giusto possono abbandonare la tana o volare via dal nido; le piante invece sono costrette a chiedere un passaggio. Alcune specie hanno semi adatti ad essere trasportati dal vento o dall’acqua, mentre molte altre devono convincere con l’astuzia un animale a fare da vettore. È il caso di quelle piante il cui seme è avvolto in un bel frutto succoso, che segnala la sua presenza grazie al colore o al profumo; l’animale di turno se lo mangia e se ne va, e i semi vengono sputati o evacuati in qualche punto distante dalla pianta madre. Alcuni semi fanno migliaia di chilometri in questo modo.
[…] Tutto è dovuto alla selezione naturale: le piante con i frutti giovani più verdi e più acidi sono lasciate in pace dagli uccelli, e sopravvivono; le piante con i frutti maturi più rossi e dolci hanno più successo con gli uccelli, e propagano meglio la loro discendenza. […] Ma nessuno potrebbe etichettare questo processo evolutivo come una vera domesticazione, perché scoiattoli e uccelli non coltivano un bel nulla. I primi inconsapevoli passi verso l’agricoltura furono dello stesso tipo: alcune piante mutarono in maniera tale da essere più gradite all’uomo, che poteva così aiutarle meglio a disperdere i semi.

(Jared Diamond, Armi, acciaio e malattie, Einaudi 1998, pp. 86-88)

Attività
Riassumi l’ipotesi formulata dall’autore in merito alla domesticazione delle piante.

ATTIVITÀ FINALI
- Secondo il parere unanime della scienza, le cause della recente epidemia di Covid-19 andrebbero ricercate negli sconvolgimenti ambientali provocati dall’uomo. Il giornalista scientifico David Quammen aveva esaminato il rapporto tra squilibri dell’ambiente ed epidemie nel libro pubblicato nel 2012, Spillover, un termine scientifico che indica il passaggio di un patogeno da una specie a un’altra. L’autore segue le tracce dei cacciatori di virus scoprendo che ciascuno degli animali incontrati, come i maiali, le zanzare o gli scimpanzé, può essere il vettore di una pandemia come Nipah, Ebola, SARS, o virus dormienti e ancora solo in parte conosciuti, che un piccolo salto di specie può trasmettere. Quasi profeticamente, il libro indica proprio in un mercato di animali della città cinese di Wuhan il possibile epicentro di una probabile epidemia generata dai pipistrelli, proprio come quella che ha sconvolto il pianeta nel 2020. Cerca in rete notizie riguardanti altri celebri casi di Spillover.
- L’inverno del 2020 è stato il più caldo della storia con temperature che, in Antartide, hanno raggiunto i 18,5 gradi centigradi e provocato lo scioglimento di molti ghiacciai. Cerca in rete notizie e immagini sugli effetti del surriscaldamento globale.

Per approfondire

Letture
- David Quammen, Spillover – L’evoluzione delle pandemie (Adelphi 2014)
- Luis Sepulveda, Il mondo alla fine del mondo (Guanda 1992)
- Papa Francesco, Laudato si’ (enciclica del 24 maggio 2015)
- Enrico Giovannini, L’utopia sostenibile (Laterza 2019)

Le suggestioni dell’ambiente hanno ispirato artisti di varie epoche e appartenenti a diverse correnti espressive. Ti proponiamo di seguito alcuni suggerimenti per iniziare un percorso di approfondimento tanto vasto quanto affascinante.

In arte
- Caspar David Friedrick, Viandante sul mare di nebbia
- Claude Monet, Il Parlamento di Londra
- Vincent van Gogh, Notte stellata
- Canaletto, Paesaggi veneziani
- KatsushiKa Hokusai, La grande onda di Kanagawa

In musica
- Jean Sibelius, Finlandia
- Bob Dylan, A Hard Rain’s A Gonna Fall
- Beach Boys, Don’t Go Near the Water

In poesia
- Alcmane, Dormono le cime dei monti
- Francesco d’Assisi, Cantico delle creature
- Emily Dickinson, “Natura” è tutto ciò che noi vediamo​​​​​​​
- Bertolt Brecht, La primavera non c’è più

Al cinema
Se ne hai la possibilità, guarda i film:
- Avatar (James Cameron, USA 2009)​​​​​​​
- Into the Wild – Nelle terre selvagge (Sean Penn, USA 2008)​​​​​​​
- Biùtiful cauntri (Esmeralda Calabria e Andrea D’Ambrosio, Italia 2007)
- The Day After Tomorrow – L’alba del giorno dopo (Roland Emmerich, USA 2004)

Dal 1998 si svolge a Torino la rassegna cinematografica CinemaAmbiente che si propone l’obiettivo di presentare i migliori film e documentari a tema ambientale. Sul sito dell’Ente (cinemambiente.it) puoi trovare l’archivio completo delle opere presentate nelle rassegne che si sono susseguite dall’anno della sua nascita.

                                       DeA Scuola #ESAME2020andràtuttobene

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