SAN DONATO - I FATTI NEL FEBBRAIO DEL 2009

Bambino ucciso dal padre al consultorio,
assolti gli assistenti sociali e l'educatore

Secondo i giudici, non avrebbero potuto evitare la tragedia. La madre del piccolo: «Si è negata la verità, loro sapevano»

SAN DONATO - I FATTI NEL FEBBRAIO DEL 2009

Bambino ucciso dal padre al consultorio,
assolti gli assistenti sociali e l'educatore

Secondo i giudici, non avrebbero potuto evitare la tragedia. La madre del piccolo: «Si è negata la verità, loro sapevano»

Gli uffici dove è avvenuta la tragedia (Newpress) Gli uffici dove è avvenuta la tragedia (Newpress)
MILANO - Sono stati assolti dal gup, «perché il fatto non sussiste», i due assistenti sociali e l'educatore che erano in servizio nel centro socio-sanitario di San Donato Milanese (Milano), quando un bimbo di 9 anni, nel febbraio del 2009, venne ucciso con un colpo di pistola e numerose coltellate dal padre, Mohammed Barakat. Subito dopo l'uomo si era suicidato, piantandosi il coltello nel petto. I tre erano accusati di concorso omissivo colposo in omicidio doloso, perché non avrebbero preso le «opportune cautele nella gestione del rapporto padre-minore».

LA DISPERAZIONE DELLA MADRE - «È uno scandalo, si è negata la verità», ha commentato in lacrime Antonella Penati, la mamma di Federico. «Queste persone sono responsabili della morte di mio figlio. La loro condanna non me lo avrebbe restituito, ma l’assoluzione fa sì che possano fare ancora del male. Sono a piede libero e lavorano ancora con dei bambini». «Vorrei chiedere prima di tutto che la voce di mio figlio sia scritta, perché qui la voce della verità è rimasta inascoltata», ha detto la donna, in passato consigliere comunale a San Donato Milanese.

«AVREI DOVUTO FUGGIRE CON LUI» - Il procuratore aggiunto Piero Forno ha sostenuto che purtroppo gli imputati non potevano prevedere, né impedire l’omicidio; che Barakat avrebbe ucciso il figlio lì o altrove; e che l’unica cosa che avrebbe salvato il piccolo, sarebbe stata per assurdo la fuga in Francia con la madre. «Il rappresentante dell’accusa in aula ha detto che se mio figlio doveva essere ucciso, sarebbe successo comunque, e che l’unica persona che poteva salvarlo era la mamma che doveva fuggire. Insomma, ha detto che dovevo compiere un reato per salvarlo», si è lamentata la donna, ancora sconvolta dalla sentenza.

Redazione Milano online10 febbraio 2012 | 14:47© RIPRODUZIONE RISERVATA

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