Salute

COVID-19 e mascherine: una questione necessariamente complessa

Vorremmo avere risposte univoche, ma la scienza abbraccia per natura la complessità delle cose: anche sul tema mascherine e le indicazioni dell'OMS.

Le mascherine sono uno strumento indispensabile anche per la popolazione comune, oppure possono creare un falso senso di sicurezza? Vanno indossate ovunque, fuori e dentro casa come se fossimo tutti positivi asintomatici o - maneggiate senza esperienza - rischiano di fare più male che bene?

Ci piacerebbe avere una risposta precisa, ma la realtà è sempre, e a maggior ragione in questa stagione epidemica, più complessa di come vorremmo. Compito della scienza è riportare la complessità del reale, in base ai dati disponibili e senza incorrere in semplificazioni eccessive.

Nessun cambio di rotta. Questa premessa è indispensabile per interpretare le indicazioni sulle mascherine fornite il 7 aprile dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. In molti si aspettavano che le linee guida dell'OMS sull'utilizzo di mascherine sarebbero state riviste, alla luce di alcuni studi che, nelle ultime settimane, avevano ipotizzato che la trasmissione aerea del coronavirus SARS-CoV-2 fosse stata inizialmente sottostimata. Le cose sono però andate diversamente.

«L'OMS prende atto - si legge sull'account Twitter dell'organizzazione - che alcune nazioni hanno raccomandato o stanno considerando l'uso di mascherine sia mediche sia non mediche nella popolazione generale, per prevenire il COVID-19. Nelle comunità, raccomandiamo l'uso di mascherine mediche alle persone che sono ammalate o a quelle che stanno assistendo una persona ammalata a casa». 

Secondo le linee guida aggiornate dell'OMS, le mascherine mediche dovrebbero essere riservate agli operatori sanitari. Il loro uso nella popolazione generale «potrebbe creare un falso senso di sicurezza e spingere a tralasciare altre misure essenziali, come le pratiche di igiene delle mani e di distanziamento fisico, potrebbe portare a toccarsi la faccia sotto la maschera e sotto gli occhi, risultare in costi non necessari e togliere le mascherine a coloro che nelle strutture sanitarie ne hanno più bisogno, soprattutto dove le scorte di mascherine scarseggiano».

Il rischio di sentirsi protetti. La preoccupazione dell'OMS è che, nelle situazioni in cui le mascherine sono raccomandate o obbligatorie per tutti, queste finiscano per diventare una sorta di "lasciapassare" che favorisca un calo dell'attenzione e ci porti ad abbassare la guardia, dimenticando alcune misure di prevenzione più utili come il distanziamento sociale e l'igiene delle mani.

Come ricorda l'OMS, gli studi sui virus influenzali e sugli altri coronavirus umani forniscono prove del fatto che, se usate correttamente, le mascherine chirurgiche limitano la diffusione dei droplets, le goccioline di saliva che disperdiamo nell'aria in misura maggiore quando tossiamo e starnutiamo, ma anche semplicemente parlando, all'interno delle quali possono annidarsi particelle virali.

Non ci sono però abbastanza evidenze scientifiche - si legge nel documento dell'OMS - sul fatto che indossare una mascherina di tipo medico (a prescindere dal "modello") da parte di una persona sana in un più esteso contesto comunitario rispetto a quello familiare, possa proteggerla dal contrarre il coronavirus. "Non ci sono abbastanza evidenze" non significa "non è così": è un'espressione che ci lascia per forza di cose senza risposte definitive.

Limitare le occasioni di contagio. Quello che sappiamo è che il virus non staziona all'aria aperta, in nuvole di particelle pronte ad avvolgerci non appena usciamo di casa. Anche le evidenze che il virus possa rimanere nell'aerosol espirato da una persona malate sono ancora da confermare e non sono certe. E comunque il virus non rimane attivo a lungo nell'aria

Ma nei luoghi chiusi e affollati la sua trasmissione attraverso i droplets potrebbe essere più facile, per una questione puramente probabilistica (più persone intente a tossire/respirare, maggiori probabilità di inspirare quell'aria).

Evitare per quanto possibile i luoghi chiusi e con assembramenti di persone, rispettare una distanza di 1-2 metri dagli altri, lavarsi frequentemente le mani e smettere di toccarsi il volto rimangono misure preventive fondamentali: se vi aggiungiamo le mascherine indossate e tolte correttamente, meglio ancora, ma nessuno di questi accorgimenti - da solo - garantisce una condizione di perfetta sicurezza. La scienza ha il dovere di spiegarlo.

9 aprile 2020 Elisabetta Intini
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