Contenere i costi post Brexit introducendo nuove tasse in tutta l’Unione europea mediante il Cavallo di Troia del Recovery Instrument, lo strumento economico messo in campo da Bruxelles per aiutare l’Eurozona a ripartire dopo la pandemia provocata dal Covid-19. È questo l’ambizioso piano di Germania e Francia, i due Paesi che lo scorso 18 maggio hanno presentato le linee guida del Recovery Fund, ripreso poi quasi completamente, seppur con un nome differente, da Ursula von der Leyen.

Come sottolinea Italia Oggi, il progetto franco-tedesco dovrebbe fungere da scheletro, anche se resta qualche interrogativo sull’entità finanziaria, visto che l’asse Parigi-Berlino proponeva 500 miliardi di euro, mentre Ursula immaginava una cifra non inferiore ai mille miliardi. Al di là di questa discrepanza, per il resto non dovrebbero esserci sostanziali differenze.

Scendendo nel dettaglio e leggendo il contenuto del progetto proposto da Emmanuel Macron e Angela Merkel, notiamo come, con un’evidente volontà egemonica, Germania e Francia hanno letteralmente scritto le linee guida che l’Ue dovrà seguire da qui ai prossimi sette anni. Tutti, in teoria, dovranno adattarsi. Anche i Paesi cosiddetti frugali, cioè quelli contrari a elargire prestiti a fondo perduti alle nazioni europee maggiormente in difficoltà (Olanda, Danimarca, Svezia e Austria). Eppure, tra una prescrizione e l’altra, c’è un punto del documento franco-tedesco che vale la pena analizzare.

Web tax e Common corporate tax

Al fine di rafforzare la dotazione del bilancio Ue, scrive ancora Italia Oggi, c’è la prescrizione di introdurre nuove tasse europee. Si parla di 1.135 miliardi di euro in sette anni, cioè circa 156 miliardi all’anno. In questo modo il contributo annuale dei Paesi membri – l’1% del pil – non dovrebbe essere aumentato.

Nel testo si afferma che “rimane un obiettivo prioritario dell’Ue migliorare il quadro di una giusta tassazione, in particolare con l’introduzione effettiva di una tassazione minima e giusta dell’ economia digitale all’interno dell’ Unione, basata idealmente sulla conclusione positiva del negoziato Ocse, e con l’istituzione di una Common corporate tax base”.

Detto altrimenti, stiamo parlando di un blocco di regole comuni europee per calcolare i profitti tassabili delle varie società dell’Unione europea. Quali? Da una parte la web tax, dall’altra la Common corporate tax, sulla cui introduzione di entrambe si discute da anni. La domanda da farsi è una: perché Merkel e Macron hanno pensato a queste due tasse?

Il piano di Merkel e Macron

La motivazione è semplice. Parigi e Berlino sperano di ammortizzare l’aumento dei contributi dei singoli Stati per coprire l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea. Con l’addio di Londra, l’Europa si troverà presto a fare i conti con un buco finanziario non da poco. La soluzione più logica per annullare un simile effetto distorsivo nel bilancio dell’Ue sarebbe una: ogni Stato dovrebbe aumentare il proprio contributo. L’alternativa è ricavare i denari necessari da altre vie: le tasse. Ed è proprio questa una delle possibili sorprese che potrebbe riservare il Recovery Fund.

Tra l’altro la Germania è il primo contributore netto dell’Europa, e versa ogni anno più o meno 19,6 miliardi di euro, ricevendone da Bruxelles meno di 11. La Gran Bretagna ne mette(va) sul tavolo 10,6 recuperandone 6,3. Al terzo posto la Francia: 16,2 miliardi versati e 13,5 miliardi ricevuti. L’Italia è al quarto posto, con 15 miliardi versati e un passivo che, nel corso degli anni, ha oscillato tra i due e i cinque miliardi.

Tornando al problema di fondo, Merkel e Macron vorrebbero introdurre nuove tasse per evitare aggravi di bilancio. Piccolo particolare: nel documento non è specificato di quanto potrebbero aumentare le risorse dell’Ue. Altro particolare: i soldi provenienti dal Recovery Fund dovranno essere incanalati in settori economici specifici, tra cui quello dell’auto e il digitale. Dal momento che uno dei settori industriali tedeschi più danneggiati dal Covid è proprio quello dell’auto, Berlino punterebbe sulle due nuove tasse per rimettere in modo uno dei suoi ingranaggi chiave ma anche per evitare di sborsare nuovi soldi per alleggerire la Brexit.

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