OFFICIAL VOICE OF THE COMMUNIST PARTY OF CUBA CENTRAL COMMITTEE
Foto: Pagina ufficiale di facebook, dell’artista

Voglio immaginare che alle 4.07 della mattina di mercoledì 10 giugno, prima d’accomiatarsi dal mondo, Rosalía Palet Bonavia ha avuto la opportunità di ripassare la pellicola della sua vita e confermare la profonda impronta che ha lasciato in varie generazioni di cubani.

Certo che ha trionfato in Messico e negli Stati Uniti, che ha ricevuto applausi in Spagna e in vari paesi dell’America Latina, nei Caraibi e in Europa, ma indiscutibilmente lei era la Rosa di Cuba.

Gli epitaffi diranno che Rosita Fornés era nata a Nuova York l’11 febbraio del 1923 ed è morta a Miami alle 4:07 di mattina , mercoledì 10 giugno del 2020, ma se vorranno dare la testimonianza di una verità, dovranno dire anche che il pubblico naturale, il più fervente, il più appassionato, quello più fedele che ha goduto ognuna delle sue creazioni, che l’ha colmalata di gloria, è stato quello dei suoi compatrioti.

Il 12 aprile del 1938 cantò nella Corte Suprema dell’Arte, dell’emittente radiofonica CMQ, la milonga /La hija de Don Simón/. Da allora incatenò una serie di successi artistici eccezionali, nei quali prodigò il suo talento come cantante, attrice drammatica e comica, un impegno totale che si riassume nel mestiere che lei rese più grande: quello della vedette.

Nessun media le è stato estraneo: il teatro, la radio, la televisione,il cinema.

Quasi nessun genere non incitò la sua passione creatrice : la zarzuela e l’operetta, la rivista, il varietà e la commedia musicale, il mambo e il bolero, il tango e la ballata pop.

Se si fosse limitata come molte altre a sfruttare solamente la sua fisicità - la bellezza del viso e le bontà di un corpo come una scultura, non sarebbe stata la grande artista che tutti consideravano.

Fu – e continuerà ad essere bella- ma seppe sempre che quello non bastava per trasmettere emozioni e contenuti artistici, né per far sì che la maggioranza delle interpretazioni durasse nella memoria, per le convinzioni che assunse e condivise con il pubblico. Da lì che fece del saggio e dello studio, della responsabilità e del lavoro gli strumenti per ottenere risultati.

Debuttò come attrice cinematografica nel lungometraggio /Una aventura peligrosa/ (1939) diretto da Ramón Peón. Giunse alla scena teatrale nel 1940 con la zarzuela /El asombro de Damasco/ nel teatro La Comedia.

Durante i suoi anni di vita in Messico il su successo crebbe considerevolmente.

Lì si sposò nel 1947 con l’attore e impresario messicano Manuel Medel, padre della sua unica figlia, Rosa María.

La Compagnia del Teatro lírico Medel-Fornés fece epoca. Nel febbraio del 1952, con il matrimonio in crisi, ritornò nell’Isola, dove la nascente televisione le diede spazio per la prima volta con il programma Gran Teatro Esso, in CMQ-TV con l’operetta /La casta Susana/, e la direzione musicale di Gonzalo Roig.

Tra tutti questi impegni conobbe Armando Bianchi, suo futuro marito, importante figura dello spettacolo.

La televisione fu casa sua. Per decenni fu protagonista di programmi famosi, mentre alternava nella sua carriera un’attiva partecipazione a riviste e varietà con la partecipazione a festival nazionali e stranieri e ovviamente la scena lirica musicale. Dopo il trionfo del gennaio del 1959 –ebbe la notizia mentre era in turnèe in Spagna – anticipò il ritorno e divenne una delle fondatrici del Teatro Lirico Nazionale.

Praticamente non smise mai di lavorare, nemmeno quando lasciò la zarzuela con la messa in scena di /Cecilia Valdés/ (1998) nel ruolo di Doña Rosa Sandoval de Gamboa e /María La O/ (1999) come la Marchesa del Palmar, con la quale realizzò un periplo per la penisola spagnola.

Meno male che il cinema, grazie al regista Juan Carlos Tabío, la recuperò nel 1983 con /Se permuta/, che le aperse le porte a /Plácido/(1986), /Papeles secundarios/ (1989), /Quiéreme y verás/ (1994), /Las noches de Constantinopla/ (2001), /Al atardecer/   (2001) e /Mejilla con mejilla /(2011).

Non smise mai di sorprenderé nè di superare se stessa. Lo provò quando Nelson Dorr la diresse nel brano teatrale /Confesiones en el barrio chino/, scritto da Nicolás Dorr, specialmente per lei. Il drammaturgo la scelse anche per altre due opere sue: /Vivir en Santa Fe/ e Nenúfares en el techo del mundo.

Rosita Fornés è stata decorata con l’Ordine Félix Varela concesso dal Consiglio di Stato nel 1995 ed ha meritato i Premi Nazionali di Teatro (2001), Televisione (2003) e Musica (2005).

Apparteneva al Consiglio Nazionale della Uneac, organizzazione che l’ha distinta con la condizione di Membro d’Onore.

A un collega, poco meno di due anni fa, aveva confessato la sua arte poetica: «Il premio più grande che ho ricevuto come artista è il modo in cui il pubblico mi ha ricevuto, come mi ha sempre amata! Questo bastava. Io non mi sono mai creduta la migliore. Mai!».